46enne ipovedente, Valentina Petrillo correrà i suoi primi 200 metri ufficiali da donna la prossima settimana, a Jesolo, ai campionati paraolimpici assoluti, categoria T12, quella degli ipovedenti, diventando così la prima atleta transgender italiana a gareggiare nella categoria del proprio genere percepito.
Nata Fabrizio il 2 ottobre del 1973, Valentina ha vinto undici titoli da uomo, prima di iniziare il trattamento ormonale il 4 gennaio del 2019. “Il primo mese sono ingrassata 10 kg, per 90 giorni non sono più riuscita a correre, mi faceva male tutto”, ha confessato a LaRepubblica. “Le mie prestazioni sono crollate, un secondo e mezzo in più nei 200 metri, la mia mente andava veloce, il mio corpo no. Anche i recuperi erano difficili, sono stati mesi distruttivi, il mio corpo cercava strada alternative, lottava contro il nuovo metabolismo, la mia fame restava da maschio”.
Nata a Napoli, con mamma casalinga, papà operaio e fratello più grande, Valentina ha sempre saputo di essere una donna nel corpo sbagliato.
Mi sentivo normale anche se diverso perché con la mia amichetta Desireé mi mettevo lo smalto e sognavo di avere il seno. Una pubertà terribile perché già dall’infanzia sentivo che la mia femminilità era soffocata. Ho fatto la comunione con il saio dei francescani, ma avrei voluto indossare il vestito bianco.
Valentina si innamora della corsa grazie a Mennea, visto in tv nel 1980. Ma il suo primo allenatore le dice che ‘corre da donna‘. A quel punto prova il calcio, poi il calcetto, fino alla scoperta della Sindrome di Stargardt. “Degenerazione maculare ereditaria, non c’è niente da fare. Io la prendo male, anzi non lo voglio accettare, papà mi mette in mano la tessera da cieco, la strappo“. A 20 anni Valentina si trasferisce a Bologna, diventa programmatrice informatica e inizia a fare atletica. “Potrei classificarmi per le paraolimpiadi di Atlanta, ho buoni risultati, ma non mi senti a mio agio come uomo e lascio perdere”. L’ultima gara maschile avviene nell’ottobre del 2018, con undici titoli portati a casa.
Spero bastino per rispondere alle accuse di chi dice che cambio sesso per avere la vita facile in corsia. Come se uno si divertisse ad ottenere una certificazione di transgender quando in Emilia Romagna nelle istituzioni trovi più facilmente chi cerca di persuaderti a desistere dalla terapia ormonale. Per legge, diventando donna devo divorziare da mia moglie che ho sposato nel 2016 e mi ha sempre sostenuto nel mio nuovo percorso. Quello che mi interessa è qualificarmi per Tokyo 2021. Ora posso perché la Fispes recepisce il regolamento della World Athelitchs, che fissa il parametro dell’eleggibilità per atleti trans MtoF in 12 mesi continuativi con una concentrazione certificata di testosterone inferiore a 5nmo1/L.
Valentina Petrillo ha ora un obiettivo da raggiungere, con un accorato appello lanciato alle sue prossime avversarie: “Non sono una persona né sleale né scorretta. Inseguo un sogno e la felicità. Io mi sento donna a prescindere da quello che ho tra le gambe, ma purtroppo per la società conta solo quello”.
Fonte foto: OutSports
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