Sembra certo che la questione LGBT comparirà all’interno del documento finale del Sinodo in Vaticano. Ma verrà inserita anche la tanto temuta sigla?
Inserire nel testo del documento finale la sigla LGBT avrebbe un significato enorme per la Chiesa, che comporterebbe un’apertura nel parlare dell’omosessualità, dell’orientamento e dei matrimoni egualitari. E’ un vero e proprio timore, quello di alcuni vescovi presenti al Sinodo. Che riconoscerebbe il tema LGBT nella dottrina ufficiale. Dal Vaticano, le critiche arrivano in particolare dal monsignore Andrew Fuany. E’ un vescovo proveniente dall’Africa, che ha partecipato ai lavori.
Il monsignore Fuany, ha spiegato, non voterà mai un testo in cui comparirà la sigla che identifica la comunità gay, lesbica, bisessuale transessuale (e senza aggiungere le altre etichette). La bozza del documento finale è arrivato ieri ai vescovi che avranno tempo fino a sabato per leggerlo, prima della votazione. E per per proporre modifiche o introdurre emendamenti. Il vescovo Fuany si preoccupa anche per la sua diocesi: “Il 99% mi chiederà cosa sia. Noi non stiamo risolvendo problemi di Chiese particolari, ma parliamo alla Chiesa globale” ha affermato. Difatti, in Africa solo la Chiesa è contraria a certe decisioni che stanno prendendo i governi, riguardanti ad esempio l’aborto. Secondo Fuany, accettando la sigla LGBT, nasceranno campagne anticlericali: “Ci troviamo ad avere governi nei confronti dei quali l’unica a contrapporsi a certe politiche è la Chiesa. Ora, se noi usiamo un certo linguaggio, ci attaccano pretestuosamente“.
Il problema sono le diverse culture
Sempre secondo il vescovo africano, il problema è che in Africa è presente una cultura molto diversa, la quale non conosce bene l’omosessualità, considerata ancora un reato in certi Stati.
L’arcivescovo e cardinale tedesco Reihnard Marx ha invece spiegato che “serve una via comprensibile per tutti, non si vuole dare giudizi teorici sulla sessualità, bisogna stare attenti a posizioni fuorvianti. E non si possono omogenizzare tutte le culture“. Accusa, infine, che i giornali si sono puntati solo su questa questione, quando invece il Sinodo aveva una discussione molto più ampia, e che la sessualità era solo uno dei temi presenti.