“Renato Renato Renato così carino e così educato” cantava Mina all’inizio degli anni ‘60 e dalla temperie culturale di quel periodo -pare- non ci siamo allontanati troppo se, 40 anni dopo, la Chiesa cattolica Romana è ancora lì che lancia anatemi contro il gay pride. Evidentemente l’Ave Maria intonata dal Renato nazionale sul palcoscenico di Sanremo non è servita a niente…
O forse la verità è più spigolosa da descrivere. Renatino rappresenta e mette in scena l’ipocrisia italiana capovolta. “Si fa ma non si dice”, Metà degli uomini sposati l’hanno fatto almeno una volta nella vita (una volta sola?) in un giardinetto, all’autogrill, con gli amici del bocciodromo, durante il militare… Renatino ha inventato la sua versione spettacolare… il “si mostra ma si nega”.
Provate a chiedergli se gli piacciono gli uomini o le donne: risponderà con una giravolta di parole al cui confronto le piume di struzzo impallidiscono. E’ tutta un’allusione, un dire e un non dire, un autocompatimento che non dovrebbe aver più nessuna ragion d’essere.
E ci sono state persone sorprese dallo scarso successo per il suo programma TV: strano, in effetti. Di solito in Italia va forte la TV fallimento, col personaggio famoso che mette in mostra il vorrei ma non posso dell’utente medio. Renato ha pianto, si è commosso, si è dato in pasto l tubo catodico.
Pareva dire “Che mondo in rovina”, e come da sempre ci fa capire “sono famoso, ma triste come voi, come Marilyn… la vita è un schifo per tutti”, dimenticando che è meglio piangere d’amore su una fuoriserie che su una 500, e che chi è così poco portato a rubare le lacrime degli altri.
E da Celentano a Sgarbi evocare la frustrazione con dosi massicce di paternalismo funziona. Ma si vede che stavolta le luci non sono bastate, e neanche la benedizione di Mina, a ravvivare la vecchiezza della formula Zero. Direi, che fortuna! MTV funziona… quel che prima era la pallida copia delle rockstar straniere ma disinnescate di ogni contenuto, tipo recita da oratorio, non interessa più…
I massimi traguardi della provocazione sono stati “Triangolo”un inno al cedimento causato dal whisky o “Sbattiamoci” perché probabilmente erano sotto militare…
Poi sono arrivati Boy George, Marc Almond, Frankie Goes to Hollywood, i Suede, RU Paul, e persino Elton John, nonno di tutte le traveste, è open… ma certo in Italia dove non si butta mai via niente Renato continua imperterrito a consolarci seguendoci fino all’ospizio “…vecchio, diranno che sei vecchio” (vi ricordate? presentando Grace Jones a Sanremo come grande sua amica, tanto amica che non ricordava neanche le parole della canzone…)
Ben diversa -ad esempio- è stata la traiettoria di Ivan Cattaneo, artista di pari talento ma superiore intransigenza che dev’essere ben felice d’aver fatto il revival anni ‘60 Ballo del Mattone o Zebra a Pois… se aspettava di andare in classifica con “L’altra faccia dell’amore” o “Male bello”, poteva finire a chieder l’elemosina in una bidonville. Forse perché Renato è romano e Ivan bergamasco, perciò lo straparlare ‘’de core e ddu’ bucatini a l’amatrisciana” non era possibile. O forse sono stronzo io: circo e pagliacci non sono mai piaciuti.
Ma all’inizio di Millennio, zero mi sembra solo il pietoso livello da cui la società italiana deve partire per accettare apertamente gli uomini che amano gli uomini e le donne che amano le donne. Non come sorcini, ma come cittadini.
di Paolo Rumi
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