Perché in Usa ha vinto il matrimonio senza passare dalle unioni civili

Perché in Usa ha vinto il matrimonio senza passare dalle unioni civili - usa matrimonio perche - Gay.it Blog

usa_matrimonio_perche1E anche gli Stati Uniti hanno finalmente il matrimonio egualitario. La Corte Suprema ha fatto cadere negli ultimi stati il divieto di sposarsi tra persone dello stesso sesso e questo ci rende immensamente felici. A questo punto credo sia opportuno fare alcune considerazioni su questi fatti, in relazione alla piega che il dibattito italiano ha preso negli ultimi mesi.

Innanzi tutto, si smentisce il mantra per cui prima di arrivare alla piena parità bisogna passare per le unioni civili: il matrimonio in USA si è ottenuto senza nessun istituto intermedio. È bastata una classe politica coraggiosa e informata. E una comunità meno rassegnata e meno disposta a cedere ai ricatti del potere politico. Dovrebbero ben riflettere, su questo punto, quei gay e quelle lesbiche dentro certi partiti che hanno criticato o insultato intere associazioni e semplici militanti per aver detto a suo tempo che le “civil partnership” partivano da un intento discriminatorio. L’equal marriage americano li sconfessa.

La seconda riflessione investe il rapporto tra movimento LGBT e classe politica. Si ha la spiacevole sensazione che da usa_matrimonio_perche3troppo tempo, ormai, siano i partiti a dettare l’agenda alle associazioni. Si chiede il matrimonio? Meglio accontentarsi delle unioni civili. La legge sull’omofobia? Facciamola con gli omofobi, altrimenti non ce la votano (e poi, nonostante le solite mediazioni al ribasso, non si ottiene nulla lo stesso). Le dirigenze di questa o quella realtà non dovrebbero avere paura a porsi in maniera anche più conflittuale, di fronte a certi rappresentanti istituzionali. Che non vuol dire mandare al diavolo chicchessia, ma forse c’è una certa differenza tra fare un dibattito con Monica Cirinnà e invitare rappresentanti di governo che rappresentano solo se stessi all’inaugurazione dei pride. E le persone LGBT dovrebbero spiegarci cosa ci stanno a fare dentro i rispettivi partiti se poi, di fronte a una riforma della scuola, ci troviamo ancora la ministra Giannini – che già ha eliminato la lotta contro l’omofobia – a rassicurare il Family Day sull’ideologia del “gender” (per chi non lo sapesse, con la cosiddetta “buona scuola” c’è il rischio che saltino i progetti di educazione alle differenze). Insomma, questa gente dovrebbe spiegarci se si è stancata o meno di interpretare ancora il ruolo di specchietto per le allodole.

usa_matrimonio_perche2Ancora, bisognerebbe capire se in America si sia consumato quell’arretramento identitario che si è verificato qui da noi proprio a partire dai pride. Non sono tra i detrattori della campagna di quest’anno, ma temo che non pochi abbiano trovato nell’aggettivo “human” la scusa per poter vivere in una posizione comodamente ipocrita un problema di accettazione della propria identità. “Io non mi reputo gay, sono una persona”, ho letto qua e là sui social, ultimamente, e dubito fosse questo lo scopo di chi ha utilizzato quell’aggettivo. Non posso non ricordare, d’altronde, il Milano Pride: per ammissione degli organizzatori non è più una manifestazione LGBT, ma di “civiltà”. Non pensavo di trovarmi agli antipodi della civiltà. Credevo di essere un cittadino – quindi già “civile” – e, tra le altre cose, anche gay. E siccome è per la mia omosessualità che mi discriminano, è quell’aspetto che andrebbe messo in risalto. Civile lo è pure Adinolfi, a modo suo. È il processo di liberazione legato alla nostra identità sessuale che fa la differenza.

usa_matrimonio_perche4La comunità poi. Ok, l’associazionismo ha le sue responsabilità – e pure belle grosse – qui da noi. Negli USA i boicottaggi funzionano, si sostengono i pride con donazioni, i gay milionari non dicono le cretinate di D&G. E la popolazione arcobaleno è meno incline della nostra all’omofobia interiorizzata. Siamo sicuri che la colpa sia tutta di Arcigay o del Mieli, per fare solo due nomi? Se autocritica deve essere, che sia a tutto tondo.

Dopo di che giugno è il mese dei pride. Oggi ce ne saranno diversi, da Torino a Palermo. Partecipare in massa, gridare la nostra determinazione, far vibrare le piazze della nostra gioia e della nostra rabbia. E poiché bisogna essere pragmatici, mettere il parlamento e la classe politica di fronte alle proprie responsabilità: siamo per il matrimonio, ok. Ma adesso si devono fare le unioni civili, con stepchild adoption e reversibilità. Perché sotto quello non si scende. Perché lo avete detto voi che era l’unica strada. Dimostratelo, adesso! Il momento è propizio, a poche settimane da quanto successo in Irlanda e adesso negli States. Dobbiamo ricordare a questo paese di essere dalla parte della storia che va avanti.

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3 commenti

  1. Il discorso sul risultato americano è un discorso che praticamente non ha senso e che dimostra che la poca conoscenza della realtà americana. Come può un approvazione per via legale smentire il passaggio per step? Sono due cose completamente diverse e con soggetti diversi. Il ruolo della “classe politica politica coraggiosa e informata” in questo caso non è un ruolo attivo ma di pressione sulla Corte. Ma lo stesso percorso della Corte è stato per certi versi a step: prima nel 2013 con una sentenza ha reso incostituzionale il DOMA garantendo così i diritti federali di un matrimonio gay contratto in uno degli stati dove era possibile in tutti gli stati dell’Unione e questa sentenza ha fatto da base a quella di ieri. Se andiamo a vedere la storia dei singoli Stati vediamo che anche li per la quasi totalità dei 38 Stati che fino a ieri garantivano ai gay il diritto di sposarsi la cosa è avvenuta grazie all’intervento della Corte e non del legislatore. In molti di questi Stati però la politica aveva già garantito chi le unioni civili, chi il riconoscimento dei matrimoni gay contratti all’estero, chi solamente le adozioni alle coppie gay ed è proprio grazie anche a questi che le Corti si sono espresse a favore dei matrimoni (il diritto statunitense tiene molto conto dell’evoluzione della società). A livello di amministrazione quella di Obama verrà ricordata per l’abolizione del “Don’t ask, Don’t tell”, dove però bisogna anche ricordare che quando fu introdotto nel 1992 dall’amministrazione Clinton il DADT aveva il sostegno della comunità LGBT proprio in funzione di una logica a step. Anche il confronto con l’Italia ha quindi poco senso, per due motivi: da noi è stato già tentato il percorso della via legale e non ha dato i risultati sperati, la nostra Corte è stata l’unica al mondo (a prescindere dal proprio ordinamento) a non essersi espressa in modo inequivocabile e deciso sul matrimonio egualitario; sono diverse le ragioni politiche e sociali del fonte del No che quindi influenzano in modo diverso le strategie del fonte del Si, negli USA la questione (a vari livelli) girava tutta in torno alla parola “Matrimonio” e non al riconoscimento come “Famiglia”, la posizione dei Repubblicani alle ultime elezioni era infatti “i gay possono adottare e essere dei buoni genitori ma non accedere al Matrimonio” visto come qualcosa di sacro, in Italia invece la situazione è opposta, la nostra è una società (come confermano gli ultimi sondaggi) che non avrebbe relativi problemi con il matrimonio per gli omosessuali ma che invece ha fortissimi sull’adozione e i bambini in generale che sono il vero fulcro dello scontro. Ogni nazione ha il proprio percorso per il raggiungimento totale dei diritti perchè diverse sono le sfide culturali, sociali, legislative e politiche che deve affrontare. Ogni nazione, quindi, dimostra che il proprio percorso funziona esclusivamente per se stessa e quando lo si analizza bisogna farlo bene, tenendo sempre a mente le differenze, le peculiarità e i punti di contatto di ogni singolo stato, se invece si generalizza tutto diventa solo una chiacchiera da bar.

  2. Qualcuno spieghi ad accolla la differenza tra civil law e common law.
    Inoltre non si possono paragonare due sistemi istituzionali diversi, sanciti da due costituzioni diverse con una storia profondamente diversa solo per attaccare il governo renzi e far guadagnare qualche voto ai sempre poco compatti e molto ambigui grillini.

    Negli USA il governo centrale non ha mai avuto la forza di fare una legge federale, tant’è che è stata archiviata la doma con una decisione della magistratura. in italia la corte costituzionale ha lasciato carta bianca al parlamento sui matrimoni ma ha imposto le unioni civili.
    E sopratutto i matrimoni e le unioni civili in america ormai erano legali nella maggioranza degli states.

    Faremo un controarticolo

  3. In Usa chi si sposa potrà essere licenziato in alcuni casi.
    In Italia, come dimostrato a Napoli, basta denunciare e fare Coming Out, per mandare in breve tempo in galera gli omofobi.
    Negli Usa c’è la Common law e la Corte costituzionale di ogni stato e quella federale hanno potuto creare nuove leggi inoppugnabili.
    In Italia il SSN ci considera malati da curare ufficialmente sotto la voce omosessualità egodistonica, ancorché volontaria, ma non per gli adolescenti per i quali decidono i genitori.
    In Irlanda c’è il referendum propositivo.
    In Italia sono falliti gli ultimi referendum, tranne quello che ha promosso la legge anticostituzionale numero 40.
    La colpa è dei gay che si nascondono, per cui non c’è l’effetto massa utile per spostare l’asse della politica istituzionale.
    La colpa è anche dei gay dichiarati ma transfobi e omofobi, ricchi o solo ricchioni, che si fan belli maltrattando chi lotta per i loro diritti in modo allegro e goliardico.
    La colpa è di aver dimenticato che GAY significa Good As You e vale per lesbiche, trans, intersex, queer e perfino eterosessuali che non si sentano normati dal patriarcato fascio.demo.comu.Vaticano!
    La colpa è dei mass media che in presenza di sei PRIDE contemporanei ne citano solo uno offendendo tutti noi dell’onda PRIDE e invece promuovono le falsità sulla teoria gender ed ogni altra affermazione di singoli omofobi come oro colato!

    VIVA IL GAYPRIDE

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