La giuria guidata da Roberta Torre ha premiato Les Tortues di David Lambert come miglior film del Lovers Film Festival di Torino 2024, giunto alla sua 39esima edizione.
Protagonista è Henry, il cui traguardo della pensione si rivela ben presto amaro: le giornate sembrano infatti allungarsi all’infinito e, dopo 35 anni insieme a Thom, sente che la loro relazione, superato il punto di stallo, sta precipitando. Sempre più distanti, sia sentimentalmente che sessualmente, e privi di ogni stimolo, si fanno la guerra tra le paresti domestiche, tanto che la separazione diviene inevitabile. Ma è davvero ciò che vogliono?
David Lambert, vecchia conoscenza del Lovers, ha diretto una romcom intelligente che, graffiando, ci fa riflettere sul legame tra vecchiaia e amore.
Questa la motivazione della giuria: “Sorretto da una scrittura serrata e da un ritmo incalzante, un film che ci conduce all’interno di una relazione e dei suoi struggenti addii. Un film che dà voce a una generazione difficilmente rappresentata nell’immaginario cinematografico e che ancora oggi conserva la preziosa memoria della storia LGBTQI+, ma al contempo allarga la visuale a un sentimento d’amore universale: il matrimonio e il divorzio come diritti che appartengono a tutte e a tutti. Il racconto della sessualità e i mutamenti del corpo con l’avanzare degli anni ci conducono alla scoperta di nuove dimensioni della vita“.
La giuria del concorso ha poi deciso di attribuire una menzione speciale al film ÚSVIT/We Have Never Been Modern: “Per la rappresentazione dell’intersessualità messa in scena con una cinematografia formalmente impressionante, che riesce a calare nel lontano 1937 una tematica particolarmente attuale“.
Per quanto riguarda il concorso documentari, la giuria presieduta da Alexander Mello ha premiato M is for Mothers di Lívia Perez, con questa motivazione: “Per la sua capacità di partire dal contesto quotidiano di un percorso verso la genitorialità per esplorare tematiche più profonde e sfaccettate; per la sua messa in scena delicata e al tempo stesso viscerale; per la sua forza nell’affermare lo sguardo e l’esperienza femminile nello scenario contemporaneo sia a livello politico che a livello cinematografico“.
Il riconoscimento al miglior corto è andato a Tu Tijera En Mi Oreja di Carlos Ruano, con questa motivazione: “Per la capacità di giocare con gli stereotipi e di ribaltarli, con una storia avvincente, dai dialoghi serrati, che affronta comicamente il tema della vergogna e della vendetta“. Menzione speciale a Una Notte di Alessio Vasarin.
Il premio Matthew Shepart è andato a Duino di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada, qui da noi recensito, con questa motivazione:
“Raccontare è sempre raccontarsi, per cercare di dare, attraverso la propria esperienza, risposte che diventano universali; un film che racconta la fame di vita, di sperimentazione e di amore dell’adolescenza e il suo ripercuotersi urgente nell’intera esperienza umana; un film onesto, nel più alto significato che questa parola può valere per l’arte”.
Il premio Gio’ Stajano è invece stato assegnato a Usvit di Matej Chlupacek:
“Per aver raccontato la rarità e la preziosità di un tema sinora poco affrontato cinematograficamente come quello dell’intersessualità, con grande delicatezza e scientifica incisività negli anni ’30 del novecento. Una fotografia struggente e una storia queer di un mondo che cambia, sempre in tensione tra modernità e tradizione e dove la figura femminile di Helena è uno schiaffo al perbenismo della civiltà odierna, che nel nuovo millennio non ha ancora completamente accettato l’amore tra due uomini o tra due donne o l’identità trans e non binaria“.
Il Premio Torino Pride è andato a The Judgment di di Marwan Mokbel: “C’è molta politica, sviluppata sul terreno fertile di una antropologia culturale evidente e tanti temi affrontati, primo tra tutti il costante rapporto tra religione ed omosessualità, sia in negativo (il peccato) che in positivo (l’amore). La rappresentazione delle due visioni sul proprio orientamento sessuale è affidata alle due madri dei due fidanzati; entrambe usano la religione ma in due modi opposti, la prima giudica, la seconda accoglie e propone una visione più personale e intima che aiuta il protagonista ad accettarsi. È bello vedere raffigurate le diverse visioni e le diverse famiglie. C’è amore, tanto amore, così come c’è dolore, un dolore psicologico che lascia segni sul corpo. C’è cura, come sofferenza che porta all’accettazione. Il trauma è stato affrontato e finalmente il protagonista è pronto a meritarsi l’amore“.
Ci sono poi i tre premi del pubblico, assengnati a Duino di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada, Ce qui Nous Lie di Sonam Larcin e It Burns di Kate Maveau.
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