L’interruzione di gravidanza torna ad essere oggetto di discussione in parlamento: dovevamo svegliarci prima?

Un paese di rane che fanno il bagno in una pentola di acqua bollente: ad accendere il fuoco, chi lo amministra.

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Se nel 1978 avessimo saputo che il diritto all’interruzione di gravidanza sarebbe di nuovo tornato ad essere oggetto di discussione nel 2024, probabilmente ci saremmo fatti tutt* una bella risata. Dal 1994 – anno in cui sono nato – ho sempre dato per scontato che, nel malaugurato caso in cui mi fosse capitato l’”incidente”, non avrei avuto problemi a risolvere la questione.

Eppure, mentre oggi leggevo su Instagram il commento dell’ennesimo uomo (giovane) sotto al video dell’intervento della deputata Sportiello contro l’emendamento blindato che apre i consultori alle associazioni antiabortiste, è arrivata la doccia fredda: nessun diritto è al sicuro.

“Il diritto di decidere del proprio corpo non è nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, piangi”.

Avrà più o meno una trentina d’anni, la camicia bianca sbottonata sul petto e un sorriso a trentadue denti. Potrebbe essere mio fratello, un mio collega, un mio amico, ma dietro la facciata apparentemente innocua, nasconde la banalità del male. La stessa che ha dato vita alla famigerata linea di difesa “stavo solo eseguendo gli ordini“. Potrà sembrare un’esagerazione, ma andiamo più a fondo.

Da questa parte della barricata, ci confortiamo spesso pensando che le deliranti idee dei ministri di questo governo non equivalgano alla reale opinione pubblica. Del resto, tutte le volte che chiediamo a un* elettor* di Fratelli d’Italia se è d’accordo con la crociata ideologica portata avanti dal governo contro identità LGBTQIA+ e donne, la risposta sarà sempre: “Ah no, io li ho votati più che altro perché la sinistra ha distrutto l’economia di questo paese, io a quelle cose non ci penso”.

Forse ci siamo un po’ troppo adagiat* su questo concetto. Perché un paese che è – e come lo si può biasimare – troppo preoccupato di non sapere se riuscirà a mettere in tavola la cena verso la fine del mese per occuparsi della “sofistica”, è un paese in cui diventa facilissimo attaccare altri diritti che non siano mangiare, dormire e avere un tetto sopra la testa.

Ed è esattamente quello che sta succedendo all’Italia. Subdola e suadente, l’ultradestra del governo Meloni si fa paladina delle famiglie italiane, le valorizza nei suoi discorsi, le mette davanti a tutto in maniera quasi caricaturale per nascondere le evidenti inadeguatezze di questo governo nell’affrontare i problemi reali.

Era solo una questione di tempo prima che si tornasse a parlare di interruzione di gravidanza, e forse lo sapevamo già tutti, ma non volevamo pensarci. Negli Stati Uniti è iniziata così, con piccole modifiche ai regolamenti qua e là, che aprissero, senza sfondarle, le porte a un paradigma che pensavamo di avere abbandonato da decenni.

E si è arrivati, nel 2022, a ribaltare la Roe V. Wade che garantisce il diritto all’aborto

Ricordo, qualche anno fa, di aver seguito un account TikTok di un’associazione di volontari* che scortavano donne e persone con utero dai 13 anni in su nei Planned Parenthood (i consultori statunitensi), facendo loro da scudo contro gli invasati religiosi che gli urlavano insulti a non finire mentre si recavano ad abortire.

Ricordo perfettamente l’esasperazione di questa ragazzina, in pieno attacco di panico, che urlava loro “Mi hanno stuprata! Mi hanno stuprata e non voglio il bambino del mio stupratore!, mentre l* volontari* tentavano di calmarla e di portarla dentro. E, soprattutto, ricordo la risatina del tizio che reggeva un cartellone raffigurante un feto, con la scritta “Non uccidermi, mamma!”.

È un pendio scivoloso, ma non così ripido quello che porta allo smantellamento dello stato liberale. Non succede dal giorno alla notte, ci mancherebbe, la gente scenderebbe in piazza con le torce. Fa un po’ pensare a quella metafora della rana nella pentola dell’acqua bollente: inizialmente, il tepore convincerà la rana a rilassarsi, a pensare che vada tutto bene e che, anzi, si meritava un bel bagno caldo dopo tutto quel tempo passato in una palude. Ma poi l’acqua comincerà a diventare troppo calda, e la rana non avrà più le forze per saltare fuori dalla pentola.

Il governo Meloni non sta facendo altro che mettere la pentola sul fuoco. 

Vedi che alla fine la triptorelina mica l’hanno tolta”. No, però da qualche parte sono riusciti a ficcarci le terapie riparative.

Vedi che comunque c’è la stepchild adoption per le famiglie omogenitoriali”. Certo, ma intanto decine di famiglie traumatizzate in tutta Italia non potranno permettersi lunghe e costose procedure giudiziarie per avere il diritto formale di essere genitori dell* propri* figli*.

Vedi che mica stanno togliendo il diritto all’interruzione di gravidanza, vogliono solo dare alle donne un’opportunità di ripensarci”. No, ma i soldi del PNRR – che si chiama Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza proprio perché l’obiettivo è quello di potenziare i servizi pubblici – che spenderanno per implementare il supporto antiabortista nei consultori potevano invece essere impiegati risolvere i problemi che già ci sono. Visto che il diritto all’interruzione di gravidanza è – e lo ammettiamo – aleatorio da ben prima che il governo Meloni si insediasse.

Con il 46,3% di medici obiettori di coscienza, con picchi del 67% nelle regioni del sud, parlare di diritto è una barzelletta. Donne costrette a recarsi fuori regione, donne oberate da tre lavori part-time che non hanno tempo di fare il giro dell’oca di ospedale in ospedale e si trovano a portare in grembo, forzosamente, un bambino che non si possono permettere.

Ma anche donne che non vogliono diventare madri, per svariate ragioni mediche o personali, su cui noi non abbiamo nessun diritto di indagare. Noi no, ma a quanto pare, le varie Pro Vita e Movimento per la Vita sì.

Le stesse associazioni antiabortiste che hanno elogiato una povera ragazza morta di cancro per aver posticipato le cure così da portare a termine una gravidanza, potrebbero presto avere carta bianca nell’utilizzare i loro metodi manipolatori sulle persone in uno dei momenti più vulnerabili della loro vita.

Sembra un film dell’orrore, un tropo uscito direttamente da un romanzo distopico scritto male e riadattato a B movie, eppure è la realtà.

Ma mentre il discorso è polarizzato, giustamente, sul diritto delle donne di decidere del proprio corpo, non dobbiamo dimenticarci che non sono solo loro a dover far fronte, talvolta, a una gravidanza indesiderata.

Uomini trans fertili e persone non binarie con utero potrebbero passarsela ancora peggio.

Immaginiamo un invasato di Pro Vita, in attesa famelica di intercettare qualcuno che vuole abortire per fargli il lavaggio del cervello, che si trova davanti un uomo trans incinto. Le possibilità sono due: la prima, forse la più auspicabile, è la combustione spontanea.

La seconda, meno rosea ma sicuramente più realistica, è un’improvvisata e giudicante terapia di conversione sul posto. Il bambino dovrà comunque nascere, ma dovrà avere una mamma e un papà, quindi prenditi le tue responsabilità, molla queste castronate LGBTQIA+ e sii la madre di cui questo agglomerato di cellule non formate e non senzienti avrà bisogno.

Insomma, dove voglio arrivare? È una banalità dire che la conclusione di questo articolo sia, ancora una volta, un affondo all’ipocrisia di questo governo? È diventato così facile che ormai ferisce l’ego.

In un paese in cui la gestazione per altri potrebbe presto diventare addirittura un reato universale – manco fossimo pirati Somali – è chiaro che a questo governo, dei bambini, non importa un fico secco.

Se davvero ai nostri ministri importasse dei pargoli, allora il PNRR verrebbe impiegato per dare linfa vitale alle nostre scuole che cadono a pezzi (sia metaforicamente che letteralmente). I soldi verrebbero utilizzati per rinforzare il sistema di asili nidi, così da permettere ai genitori che lavorano di non doversi preoccupare che uno dei due debba restare a casa in uno dei paesi con gli stipendi più bassi d’Europa.

Non facciamoci impapocchiare: l’obiettivo, semplice e terrificante, è ancora una volta quello di applicare alla lettera la loro ideologia profondamente radicata anche nell’integralismo religioso, un’ottima copertura per nascondere la propria sete di controllo. Se prima l’oppressione era rivolta all’obiettivo più facile, la comunità LGBTQIA+, questo governo ha visto che da una popolazione esausta e che non ha il tempo di indagare più a fondo, non c’è alcuna resistenza.

E prova e riprova, piano piano sta facendo breccia. Come accennato, è un processo lungo. Ma non troppo.

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