I Sindaci non possono trascrivere i matrimoni celebrati all’estero: dopo le positive sentenze del TAR laziale del marzoi scorso e lombardo e di quello toscano di qualche settimana fa, che sembravano lasciar presagire un orientamento favorevole della giurisprudenza, nella discussione sulla trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero entra a gamba tesa il Consiglio di Stato che non è un tribunale qualunque, ma – lo ricordiamo -, previsto dall’articolo 100 della nostra Costituzione che lo inserisce tra gli organi ausiliari del Governo, è organo giurisdizionale e giudice speciale amministrativo, in posizione di terzietà rispetto alla pubblica amministrazione italiana. E’ noto, peraltro, per non avere posizioni normalmente progressiste e così in effetti è stato, purtroppo, anche in questo caso.
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Il Consiglio di Stato (III sez., Pres. Romeo, Rel. Deodato) ha deciso sull’appello promosso dal Ministero dell’Interno e dai Prefetti delle Province di Roma, Napoli, Pesaro Urbino, Milano e Udine, contro la sentenza del Tar del Lazio che, accogliendo il ricorso presentato dal Codacons, bocciava non solo la circolare Alfano sulle trascrizioni dei matrimoni tra coppie omosessuali contratti all’estero, ma anche gli atti dei Prefetti che avevano annullato le trascrizioni registrate dai sindaci, ritenendo il Tar che tale potere competa solo ed esclusivamente all’autorità giudiziaria. Contro l’appello al CdS si era costituito il Codacons, chiedendo al giudici di Palazzo Spada di rigettare il ricorso del Ministero e dei Prefetti che appare errato, immotivato, e contrario a tutte le disposizioni comunitarie in materia di riconoscimento dei diritti delle coppie gay.
Ciò che manca alla coppia omosessuale, dicono i giudici del Consiglio di Stato, è un requisito essenziale che definiscono «ontologico»: la diversità fra i sessi. Se l’Italia vuole davvero riconoscere l’unione fra coppie dello stesso sesso allora deve introdurne il principio: senza di quelli, sostiene il Consiglio di Stato, i matrimonio celebrati all’estero da coppie di cittadini italiani omosessuali non possono essere trascritte. Al matrimonio gay o lesbo, scrivono i giudici, manca un requisito essenziale per spiccare il salto del riconoscimento/equiparazione nel nostro ordinamento. È privo «dell’indefettibile condizione della diversità di sesso fra i nubendi (sposi, ndr)». Sembra un gioco di parole ma no: oggi nel nostro paese il presupposto delle nozze è la differenza di sesso, ricordano i giudici. La diversità uomo-donna è la «connotazione ontologica» del rito matrimoniale scrivono, condannando (metaforicamente parlando) chi, come Danilo e Fabio o Costanza e Monia, trascritti nei registri capitolini un anno fa, avevano creduto nel riconoscimento dei propri diritti. Ricordate – è la domanda retorica dei giudici (rivolta forse ai politici) – qual è il primo tassativo compito del funzionario che celebra le nozze? È proprio la verifica che le persone di fronte a lui possiedano quei requisiti. Donna. Uomo. «Il corretto esercizio della potestà – scrivono – impedisce all’ufficiale dello Stato civile la trascrizione di matrimoni omosessuali celebrati all’estero». Ed ancora: “Il dibattito politico in corso in Italia sulle forme e sulle modalità del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali sconsiglia all’interprete qualunque forzatura, sempre indebita ma in questo contesto ancora meno opportuna”.
Il Consiglio di Stato spazza via anche altri argomenti utilizzati dalle coppie che avevano presentato il ricorso contro la decisione di annullare le trascrizioni di Ignazio Marino a ottobre 2014. La convenzione internazionale o un trattato condiviso dalle diplomazie. Le coppie che avevano fatto ricorso contro l’annullamento delle trascrizioni voluto dalla prefettura (all’epoca il prefetto era Giuseppe Pecoraro) avevano infatti obiettato che il rispetto dei diritti e delle libertà sanciti in atti europei o trattati internazionali fossero vincolanti per le autorità italiane. Anche qui la risposta è negativa: «Non appare in definitiva configurabile allo stato del diritto convenzionale europeo e sovranazionale un diritto fondamentale al matrimonio omosessuale». Respinta anche l’obiezione di chi aveva parlato di una violazione delle libertà di circolazione e di soggiorno. Non c’è «alcuna previsione degli stati europei in merito».
“L’anno scorso – ha sottolineato in mattinata il ministro dell’Interno Angelino Alfano – la mia circolare sul divieto di trascrizione nozze gay contratte all’estero: polemiche, aggressioni talvolta violente e una pioggia di ricorsi. Adesso il Consiglio di Stato mi dà ragione su tutta la linea: i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono previsti dalla legge italiana, pertanto le trascrizioni fatte dai sindaci sono illegittime e la vigilanza è di competenza dei Prefetti. Molto bene”.
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