Posta Svagata: “Come supero la prova costume?”

Come smetto di preoccuparmi del mio corpo?

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POSTA SVAGATA
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Con l’arrivo dell’estate mi faccio più problemi del solito. Più ci spogliamo, più mi ritrovo a prestare attenzione al mio corpo e giudicarlo. Noto difetti che forse esistono solo nella mia testa e inizio a confrontarmi con tutti gli altri. Tra social, dating apps, e anche banalmente gli uomini da cui sono attratto vedo corpi perfetti, o che mi sembrano mille volte più esteticamente piacevoli o attraenti del mio. Mi dicono che non ho nulla che non va, ma io non mi sento mai pienamente a mio agio in costume, e penso che dovrei cambiare qualcosa: ma lo faccio per me o per piacere agli uomini che vorrei conquistare?  Vorrei vivermela più serenamente, eppure c’è sempre qualcosa che mi blocca. Come smetto di preoccuparmi del mio corpo?

Tuttə parlano del nostro corpo: come viverlo, mostrarlo, celebrarlo. A seconda di chi chiederai, il tuo corpo è sempre valido oppure non lo è mai. Se ne parla così tanto dei nostri corpi che sto quasi pensando di cestinare la risposta, piuttosto che risponderti a pappagallo che sei validə così come sei.

Perché questo corpo è politico, ma quello che provi lì dentro è una faccenda privata, e come faccio a rispondere al posto tuo? Se ognunə abita il proprio corpo a modo suo, esiste una soluzione universale per tuttə, quando tuttə rispondono diversamente?

Perciò, in questa misera posizione che mi ritrovo, riesco solo a dirti come la vivo io.

Prima di tutto tolgo il follow: non ho bisogno di vedere gli addominali perfetti di nessuno se mi fanno stare male. Se ho la luna così storta da confrontarmi con qualunque selfie in mutande mi ritrovo davanti, scrollare la home potrebbe rovinarmi la giornata.

È come gli ex che non vuoi più vedere sui social, solo che queste persone non mi banno fatto niente. Solo che li guardo e mi sembrano così perfetti da perdere contatto con la realtà, e so che a questo punto potremmo risparmiarceli i confronti con gli sconosciuti, ma stiamo ancora qui.

Anche le dating apps vanno dosate col contagocce: perché l’estate libera le endorfine, ma forse oggi non è il caso di mandarti i miei nudes e sapere se secondo te sono scopabile o no.

Mi ricordo che il mio corpo ha un ruolo in società che altri non hanno e questo malessere non colma i miei privilegi. È un reminder che mi aiuta a non cagare fuori dal vaso, a toccare l’erba e non diventare così presuntuosa da pensare che il mio disagio sia l’unico al mondo.

Chiarito l’ovvio, non posso comunque negare che questo corpo estremamente conforme mi fa schifo lo stesso,  vorrei solo smontarmi e rimettere tutti i pezzi nella scatola.

Quello che posso fare è momentaneamente dimenticare questo corpo, smetterla di percepirlo o amarlo a tutti i costi, e portarmelo dietro come un peso morto fin quando non occupa più di tanto i miei pensieri. Lo porto a bere, lo porto a ridere, lo porto in discoteca, lo porto in un prato dietro casa. Mi accorgo che per grazia divina esiste qualcos’altro fuori il contenitore che mi contiene. Mi accorgo che il potere che questo corpo ha di rovinarmi la giornata è grande ma limitato.

Poi ricomincio a guardare altri corpi. Non quelli che penso dovrei avere per attenermi al canone, ma quelli che mi assomigliano. Corpi simili al mio che quando guardo per strada, o sullo schermo, trovo sinceramente incantevoli: perché loro sì ma io no?

Cerco di guardarmi come guardo loro, osservo i tratti che non mi piacciono attraverso la lente di un fotografo che ama così tanto il suo modello da farlo sentire a casa. Cerco di abituarmi a quei nuovi corpi, mi lascio sorprendere, e rendo conto che quel canone ad un certo punto mi annoia.

Vorrei conquistare quel canone e farlo cadere ai miei piedi, ma è sempre lo stesso, identico ad altri diecimila interscambiabili. Forse ho voglia di cambiare, di esplorare qualcosa che non sono abituato a guardare. Voglio conoscere i corpi che non vedo mai e vedere dove mi portano.

In caso contrario, cercherò di essere clemente: la prova costume non esiste e ogni corpo è valido, ma amarsi non è un obbligo morale per stare al mondo. Non so quando mi libererò di queste insicurezze, ma nel frattempo posso portarle in spiaggia e immergerle nella sabbia.
Se non posso affogarle, spero che il sole le stordisca fino a Settembre.

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