Ciao Posta Svagata. Sono un ragazzo gay di 27 anni, con una relazione importante di due anni alle spalle, e tante situationships fallimentari. Dopo un anno che sono single, mi piacerebbe rituffarmi in una nuova frequentazione, conoscere una persona possibilmente carina e piacevole, ma mi sembra che sono parecchio sfigato: i ragazzi o non mi rispondono ai messaggi o quelli che mi scrivono non interessano a me. Ho capito nell’arco di quest’anno che devo buttarmi di più, provarci senza ragionare troppo su chi fa la prima mossa, e superare la paura del rifiuto. Ma quando c’è effettivamente una conversazione carina con un ragazzo, ci scambiamo dei messaggi, sembriamo interessati ad uscire insieme, e finisce sempre (e ti giuro, SEMPRE) che alla fine lui sparisce e nemmeno usciamo più. So che non dovrei pensare così, ma arrivo a credere che sono io il problema: farò qualcosa di sbagliato? Ho troppe aspettative? Sbaglio approccio? Non mi sembra né di esagerare né fare troppo poco, ma da un annetto e passa mi pare che più volte mi danno il palo. Più succede, e meno sicurezza a riprovarci e tuffarmi nelle relazioni.
So che è un pensiero stupido, ma arrivo a pensare che rimarrò per sempre da solo.
I date non sono troppo diversi dalla palestra: c’è chi ci va regolarmente e ormai si è abituato alla fatica, e chi non fa riscaldamento muscolare dall’ora di educazione fisica al liceo. Che senso ha investire energie se poi non vedo il risultato? Meglio farsi ibernare, oppure:
1) andare in terapia: che è una roba ormai che ti dicono tuttə e non ne capisci nemmeno il perché (e tra l’altro, costa pure). Non succede in tre giorni, ma noto che la pazienza e unə buonə psicoterapeuta possono aiutarti ad esplorare questi pensieri negativi, individuare le insicurezze, e comprenderle meglio. Più capisci cosa c’è nella tua testa, più impari a riconoscerlo e sbloccare il cortocircuito.
2) chiederti: cosa accadrebbe se (ri)dicessero ‘no’? Sì, rosicheresti di nuovo, rivivresti la stessa delusione che hai smaltito settimane fa, ma nel concreto cosa potrebbe succedere? Ti tolgono la patente?
Pensare di restare da soli tutta la vita è comprensibile, ma è letteralmente solo questo: un pensiero tra i tanti che non può prevedere il futuro, altrimenti avremmo già vinto alla lotteria. Non è un pensiero stupido, perché conoscere le persone è faticoso: non dico semplicemente scambiarci due chiacchiere al bar, ma sapere cosa pensano, cosa le rende forti e cosa le rende deboli, osservarle e riconoscerle da più angolazioni diverse richiede tempo, vulnerabilità, rischio e una partecipazione che non sempre siamo dispostə a dare.
Vale per per la persona che ti ha dato il palo, ma anche per te: non è che sono tutti stronzi o noi ‘abbiamo qualcosa che non va‘, è che in generale nessuno ci ha insegnato a comunicare con l’altro e far sapere davvero come stiamo. Sì, alcune persone ci diranno di no, che sia sparendo nell’etere o con una lettera di scuse con inchiostro e calamaio. Decidere che quel ‘no’ sarà l’unico finale possibile per la nostra vita, lascia intendere che il tuo valore è in mano all’approvazione dell’altro: se dice sì allora meriti di essere amato, se ti dice no solo vita. Ma la scarsa considerazione di noi stessə non svanisce nel momento ci fidanziamo o abbiamo tuttə ai nostri piedi.
No, non è il numero di ‘no’ ricevuti a determinare le tue possibilità, e non è nemmeno possibile prevedere le mosse dell’altro. Ma possiamo imparare a solidificare la nostra impalcatura: ricordare chi siamo, senza vittimizzarci o giudicarci per i passi falsi, fino a fissarcelo bene in mente – senza farlo appena qualcuno non ci vuole più.
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