Ciao Posta Svagata. Sono unə ragazzə non binary di 25 anni e abito fuori casa da quasi cinque. Da quando mi sono trasferitə ho avuto modo di scoprire meglio la mia identità, scrollarmi di dosso dogmi arcaici o stereotipi di genere, e anche coltivare una famiglia ‘scelta’ che non avrei mai pensato di conoscere. Nonostante gli alti e i bassi, stare lontana da casa aiuta la mia salute mentale. Per questo quando arrivano le feste natalizie mi preoccupo: tornare a casa dai miei genitori, con una famiglia che non si è vissuta il mio cambiamento e non ha la stessa delicatezza e comprensione dell’ambiente che frequento, mi genera sempre un po’ ansia. I miei genitori sanno di me, ma spesso fanno fatica a comprendere veramente, e con il resto della famiglia non ne parlo: i pranzi pieni di parenti, i commenti non richiesti sull’aspetto fisico, i pronomi sbagliati, spesso mi fanno sentire come quando ero ragazzin3 e mi sentivo persə, spaesatə, e solə. Non voglio risentire l’ansia e i pensieri intrusivi di un tempo, ma allo stesso ci tengo a rivedere la mia famiglia perché – con tutti i difetti – ne sento la mancanza. Come si sopravvive alle feste? Un bacio, V
Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, diceva Tolstoj.
E aggiungo che ogni famiglia sa anche agitarti a modo suo.
Tornare a casa per le feste è un test: un salto fuori dalla comfort zone per verificare quanto ci triggerano ancora certe situazioni o quanto abbiamo imparato a farcele scivolare addosso. Agli stress quotidiani che ogni essere umano in società deve sorbirsi, aggiungiamo il carico e il peso di un nucleo famigliare che non ci siamo sceltə, ma ci tiene legatə a vita indipendentemente da quanto ci piacciano.
Nella mia testa possiamo dividerle in tre macrogruppi:
1) Quelle progressiste
– si uniscono alle tue battaglie
– riducono i commenti sul fisico e il corpo al minimo
– aperte all’ascolto, al dialogo, e la comunicazione
– ami genuinamente passare del tempo con loro
2) Quelle bigotte
– non ti accettano e non si sforzano di farlo
– mettono a seria prova la tua salute mentale
– ogni volta che torni a trovarle te ne penti
– probabilmente non tornerai a trovarle
3) Le vie di mezzo
– si impegnano a comprendere, ti amano, ma non sempre ce la fanno
– ci stai bene, ma a piccole dosi e con un timer cronometrato
– ci puoi parlare, ma fino ad un certo punto
– le ami, ma l’amore non è abbastanza
Inutile dirvi che questi macrogruppi li ho inventati e sono approssimativi, e ognun3 contiene le sue contraddizioni e varianti. Ma in questo spectrum infinito di possibilità, si colloca il vostro grado di sopportazione per le feste natalizie: se il primo e il secondo gruppo sono abbastanza chiari, il terzo è un terno al lotto. Qualunque sia la categoria, non siamo sempre prontə a superare questo test: ci sono volte che siamo preparatə e sappiamo gestircela con autocontrollo e fermezza, altre che siamo più vulnerabili e basta una parola fuori posto per rovinarci la giornata.
Dal momento che passeremo il Natale con loro, che si fa? Farli a pezzetti prima che loro faranno a pezzetti te? Incassare il colpo fino ad andare in autocombustione? Ibernarsi fino all’1?
C’è chi si gioca la carta dell’ironia, destabilizzando il parente rompicoglioni: lecito.
C’è chi si incazza come una iena, litiga fino a sputare le tonsille nel piatto: lecito pure questo.
C’è pure chi getta le armi e si finge mortə: come quando vedi gli orsi e non hai la forza di combattere ma non vuoi nemmeno farti mangiare.
Tutto è lecito ma per farlo, devi ascoltarti e capire quanta energia ti è rimasta nel serbatoio quest’anno: è fondamentale per capire se quest’anno è il caso di combattere, di giocare buon viso a cattivo gioco, se devi autotutelarti, o se magari non vuoi neanche partecipare e passare le feste con qualcun altrə (al costo di far piangere nonna: pazienza, sopravvivrà).
Non possiamo fermare il Natale: arriva sempre, come la morte e la tari. L’unica cosa che cambia siamo noi e la nostra capacità di adattamento: più passa il tempo, più abbiamo modo di ricordare cos’è successo l’ultima volta, e quella prima ancora, e giocare d’astuzia. Riconoscere le armi che abbiamo a disposizione, come vogliamo (o possiamo) usarle, e quale genere di battaglia vale la pena combattere questa volta. Mai gli smartphone si sono rivelati dei salvavita come durante le feste: scrivi alla tua chosen family, insulta con loro il parente che non puoi insultare dal vivo, annotati parole, testi, poesie, o commenti che ti fanno sentire meno solə e incoraggiano, fatti bonə, vai in bagno, e sparati una valanga di selfie, fai sexting, manda un SOS.
Se ne hai la possibilità esci a fare una lunga passeggiata, fai una telefonata a qualcun3 che sa ascoltarti, e come dicono anche i più scadenti coach motivazionali: fai un bel respiro.
Supererai anche quest’anno.
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