Big Mama all’Onu contro body shaming e bullismo: ecco il discorso completo

Ecco le parole della rapper nella sede delle Nazioni Unite.

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Big Mama è inarrestabile: ha infuocato il palco di Sanremo con La Rabbia non ti basta, mandato appelli di supporto alla comunità queer, risposto alle battute stupide sul suo corpo, e portato sul palco Gaia, La Nina, e Sissi per una pazzesca cover di Lady Marmalade.

Questo mercoledì 22 Febbraio la rapper ventitreenne ha fatto tappa per la prima volta a New York, nell’Aula dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, condividendo il suo speech intitolato Crescere e guardare al futuro davanti una platea internazionale di oltre duemila ragazzi tra i 16 e i 17 anni, la sua esperienza tra body shaming e bullismo.

 

 

Il mio fisico faceva in modo che la gente mi valutasse come ‘non abbastanza’ prima ancora di conoscermi” ha letto la rapper nel Palazzo di Vetro “Una persona grassa nell’immaginario degli altri è una persona svogliata, pigra, non attiva, non intelligente, che non ha voglia di migliorare. Per una persona come me sognare era inutile. Tanto non ce l’avrei fatta, ero solo una bambina grassa”.

Cresciuta in un piccolo paese di Avellino, Big Mama racconta di persone dalla mentalità “altrettanto piccola” e un’adolescenza passata a sopportare parole di odio. “Poi ho avuto la prima risposta. La rabbia. Ho iniziato ad odiare tutto. Rispondevo male, ero aggressiva, impulsiva” continua la rapper “Ho iniziato a confondere l’amore con l’odio e le parole dolci con offese. Avevo bisogno di qualcosa che potesse farmi sfogare per non esplodere.”

La svolta è arrivata con la prima canzone scritta a 13 anni, intitolata Charlotte, dove il silenzio e la rabbia trattenuti sono diventati un grido contro il suicidio e autolesionismo. Una volta postata su YouTube, “BigMama era finalmente nata”.

Da lì in poi qualcosa è cambiato dentro e fuori di lei: l’ansia sociale si è trasformata in qualcos’altro. La paura dello sguardo altrui è diventata consapevolezza che la stessero riconoscendo non più con lo sguardo perso di Marianna (il suo vero nome), ma in quello forte di Big Mama che è diventato “scudo e arma”. A 18 anni si trasferisce a Milano grazie una borsa di studio all’università. Inizia ad indossare abiti attillati, a sentirsi più bella del solito, ma ancora ad avere paura dello sguardo delle persone. Fino all’incontro con i produttori, il primo contratto discografico, ma anche un linfoma di Hodgkin arrivato quando stava per firmare il suo primo vero contratto discografico e affrontato con 12 sessioni di chemioterapia. Un periodo buio ma che le ha insegnato a mettersi al primo posto, dichiarando: “Se non amo me stessa, nessuno lo fa al posto mio. Che se non salvo me stessa, nessuno lo farà per me”.

Di seguito potete leggere il discorso completo


Credere nei propri sogni salva. È una frase del pezzo che sento più mio in assoluto.

Per tutta la vita mi hanno fatto credere di non essere abbastanza, anzi, mi hanno fatto credere di essere completamente sbagliata. Il mio fisico faceva in modo che la gente mi valutasse come “non abbastanza” prima ancora che le persone mi potessero davvero conoscere. Una persona grassa nell’immaginario degli altri è una persona svogliata, pigra, non attiva, non intelligente, che fa scelte sbagliate e spesso non ha voglia di migliorare. Sono cresciuta nella convinzione di non poter fare nulla da grande, che non sarei mai arrivata dove volevo. Per una persona come me sognare era inutile. Tanto non ce l’avrei fatta, ero solo una bambina grassa.

Ma io sono molto di più, e adesso ne sono finalmente consapevole. Vengo da un paese molto piccolo, poche persone con una mentalità altrettanto piccola. È difficile sognare in grande quando il mondo che ti circonda è piccolissimo. Ma io l’ho fatto. Ho dovuto sopportare anni di bullismo, verbale e fisico. Avevo paura di uscire di casa, mi sentivo inadatta e sentivo che il mondo mi odiava. Ogni giorno della mia infanzia e adolescenza lo ricordo pieno di parole di odio. “Cicciona, fai una dieta, fai schifo” Ho cercato per anni di evitare la sofferenza stando in silenzio. Abbassavo la testa e facevo finta di nulla, io mi sentivo colpevole. Era colpa mia, colpa del mio fisico se le persone mi odiavano così tanto. Poi ho avuto la prima risposta. La rabbia. Ho iniziato ad odiare tutto. Rispondevo male, ero aggressiva, impulsiva. Ho iniziato a confondere l’amore con l’odio e le parole dolci con offese. Avevo bisogno di qualcosa che potesse farmi sfogare per non esplodere.

A 13 anni ho scritto il mio primo pezzo, charlotte. È una canzone rap che parla di suicidio e autolesionismo, un testo troppo forte per una ragazzina così piccola. Avevo però vergogna di far ascoltare quelle parole a qualcuno, quindi mi sono tenuta charlotte tutta per me. Nel mio telefono per ben 3 anni. Una mia amica un giorno l’ha trovata e l’ha iniziata a far ascoltare a tutti. Un giorno di agosto del 2016 una ragazza è venuta da me piangendo. Mi ricordo perfettamente cosa disse “finalmente qualcuno mi ha capita, finalmente qualcuno mi ha aiutata”. Avevo finalmente capito che a qualcuno interessava delle mie parole e che potevo aiutare gli alti oltre che me stessa. Il giorno dopo, il primo settembre del 2016 charlotte era su youtube. BigMama era finalmente nata. Da quel momento qualcosa è iniziato a cambiare. La mia ansia sociale si è trasformata in qualcosa di diverso. La paura che avevo degli sguardi delle persone si è trasformata in consapevolezza che quelle stesse persone mi stessero guardando perché avevano riconosciuto BigMama. Lo sguardo perso di Marianna si è trasformato nello sguardo forte di BigMama. BigMama era uno scudo e un’arma. Credere nei propri sogni salva.

A 18 anni ho cambiato città, sono partita per Milano. Una borsa di studio all’università mi ha permesso di abitare nella città più costosa d’Italia anche se venivo da una famiglia molto povera. Milano mi ha cambiata tanto, io ero diversa, più consapevole di me stessa, il mio sogno era ancora più forte, indossavo vestiti più attillati, mi sentivo più bella del solito, ma avevo ancora troppa paura delle persone. Mettevo ancora gli altri al primo posto e me al secondo. Avevo ancora quel problema di valutarmi come “meno degli altri”. Ovviamente questo ha portato molte persone ad approfittarsi di me. A Milano ho conosciuto i primi produttori, girato i miei primi video, fatto le mie prime collaborazioni e preso i primi contatti con il mondo della musica. Ma nel momento in cui stavo per firmare il mio primo vero contratto discografico, quando iniziavo a sentirmi potente davvero, sono tornata nel buio. Ancora. Era il 13 Agosto del 2020, ero tornata a casa dei miei genitori nel sud Italia per le vacanze estive. Non stavo bene e avevo quindi deciso di fare delle visite. Quel 13 agosto sono arrivati tutti i risultati, avevo un cancro del sangue, un linfoma di Hodgkin. Ho fatto 12 chemio a 20 anni. Quello è stato sicuramente il periodo più buio della mia vita, ho pensato per mesi “ma perché io?” “Perché il mondo mi odia ancora così tanto?” “Ho solo 20 anni”. In quel momento l’unica cosa che per me era davvero importante era riprendermi per poter tornare a Milano per fare musica.

La musica mi ha salvata davvero. Sono guarita, il mio corpo ha risposto molto bene da subito. Quel periodo però mi ha insegnato finalmente che io merito il primo posto. Che se non amo me stessa nessuno lo fa al posto mio. Che se non salvo me stessa nessuno lo farà per me. Una volta guarita mi sono rivalutata, ho capito di essere una donna forte. Sono tornata a Milano e ho cambiato amicizie perché quelle vecchie si approfittavano della mia debolezza. Ho trovato l’amore, quello vero, una meravigliosa fidanzata. Ho smesso di accontentarmi, io devo avere il meglio. Ho trovato l’indipendenza, mi pago casa da sola da mesi ormai. Scrivo canzoni per stare meglio e aiuto anche gli altri. Ho inciso 2 album, fatto 2 tour estivi. Ho trovato delle persone che mi vogliono bene davvero. Una bella squadra che mi ama per chi sono io. Mi sono rivalutata.

Ho capito di essere bella, intelligente, forte. Ho capito di meritare. Ho capito di valere. Credere nei propri sogni salva.

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