Leonardo Lucatto: confessioni dell’escort sadomaso più pagato d’Europa

"Mia nonna era una prostituta, non so chi era mio nonno. Ora sogno un film con Almodovar".

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In poche settimane dall’uscita della sua autobiografia, la storia dell’escort brasiliano Leonardo Lucatto ha conquistato i media di tutta Spagna, non solo perché le sue tariffe sono state le più alte in Europa, ma anche perché nel suo libro, “Il guardiano del diario segreto”, svela le professioni di alcuni dei suoi clienti. Specializzato in sadomasochismo, Lucatto è stato nel letto di molte persone. Tra gli altri, politici da prima pagina, appartenenti al clero ed un calciatore da Coppa UEFA superdotato ma sottomesso.
Gay.it ha intervistato Leonardo Lucatto in un albergo di Barcellona. “Due anni fa mi sono ritirato”, ci tiene a specificare Leandro Cecchini, questo il suo vero nome, prima di iniziare l’intervista. Probabilmente somiglia più a Matteo Renzi che all’idea che si ha di un escort di lusso, ma la sua storia dimostra che è la specializzazione, in ogni campo, ciò che fa la differenza.

Dai quartieri poveri di Porto Alegre in Brasile fino ad essere l’escort più pagato d’Europa. Com’è iniziata la tua avventura?
Non provengo proprio dalle strade più povere del Brasile. La mia famiglia era di classe media. Certo, il mio potere d’acquisto è cresciuto notevolmente da quando ho iniziato a dedicarmi esclusivamente al mondo dell’escorting (più o meno a metà della mia carriera).

Come mai hai deciso di fare l’escort?
Perchè rappresentava tutto ciò che avevo sempre voluto essere. Mentre studiavo ho sentito il bisogno di dare una svolta: cambiare paese, cambiare vita, cambiare tutto. Presi un aereo, arrivai in Europa, e da cosa nacque cosa. Quando ho deciso di smettere, e di scrivere il libro, è stata un’altra svolta a 180 gradi. Una fase nuova.

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La professione la conoscevi già, grazie a tua nonna.
Mia nonna aveva fatto la prostituta prima che nascessi. Quand’ero piccolo, gestiva una catena di case chiuse, faceva la madame. In Brasile, ma anche nel resto del mondo, la prostituzione ha dato il pane in tavola a molte famiglie.

È stata tua nonna a darti dei consigli?
No. Quand’ero adolescente lei si era già ritirata. Certamente, nei momenti di intimità, mi raccontava cose relative alla sua professione. Cose che sicuramente il mio cervello ha registrato, e che più avanti mi sono state utili. Ma non è stata lei ad incitarmi a fare questo mestiere. Il libro è un grande omaggio a mia nonna.

Tua madre e i tuoi zii non sanno chi siano i loro genitori?
No. Quando, curoiso come ogni bambino, chiedevo a nonna chi fosse mio nonno, lei rispondeva con tranquillità che non lo sapeva, ma che era uno dei suoi clienti. Tutti i miei zii sono figli di clienti, e non abbiamo mai saputo chi fossero i loro padri. Tranne una zia, che è riuscita a trovare suo padre attraverso un programma radiofonico. Non ho mai conosciuto mio nonno, ma so che il bisnonno e il trisavolo materni erano italiani.

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Una vita che sembra un film di Almodóvar.
È il modo migliore per definire la mia vita. Poi, sono un grandissimo fan di Pedro ed il mio desiderio più grande è che sia lui a fare un film sulla mia vita. Speriamo che El Deseo (casa di produzione di Almodóvar) mi chiami!

Alcune proposte per trasformare la tua vita in un film ti sono già arrivate.
Si, ma io continuo a sognare Almodóvar. Forse è da megalomane, ma sognare non costa nulla.

Come sei arrivato in Europa?
In aereo(risata). La prima volta sono andato in Inghilterra, a mie spese. Ma è durato poco. La seconda, avevo un cliente brasiliano che doveva partecipare ad un congresso in Spagna. Gli dissi che era il mio compleanno e, praticamente, gli imposi di portami con sè. E così fù. Ma lui è tornato indietro, io no.

Dalla Spagna sei scappato a Milano?
Venni in Europa mosso dal desiderio di conoscere la mia famiglia, che era originaria di Lucca. Utilizzai l’opportunità che avevo avuto, e venni a Milano.

La vita in Italia, però, non era facile?
A Milano ho fatto la strada, e poi ho iniziato a fare spettacoli tramite webcam. Nonostante non fosse un periodo roseo, sapevo la lingua (l’ho imparata da bambino, contemporaneamente al portoghese). E poi, mi sono sempre identificato con la gente italiana. Il cibo, poi, era buonissimo.

Molto meglio che, poi, ad Amburgo?
Incomparabile!!

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Ad Amburgo hai fatto una specializzazione in sado-maso. Come mai questa scelta?
Grazie ad un cliente che, un giorno, a Parigi, mi disse: “voglio che tu mi calpesti”. Parlava in inglese, e male. Disse “trumpling” ma io avevo capito “jumping”. Pensai che era pazzo, e che volesse che io gli saltassi sopra.
Mi raccontò che sentiva piacere ad essere calpestato, e mi diede una specie di sceneggiatura. Alla fine, io ero stato pagato per esaudire le sue fantasie, e feci ciò che mi aveva chiesto. Dopo la sessione, mi spiegò che si trattava di una pratica comune: quella di essere sottomessi ad un padrone.
Una volta tornato a Milano, ho pensato che si trattava di una cosa molto interessante e, specialmente, era una nicchia di mercato che non era molto sfruttata. A me piace studiare, imparare, capire la sessualità umana e le fantasie degli altri. Cercai informazioni: scoprii che l’esperto nel campo viveva ad Amburgo ed andai lì.

Quanti soldi sei riuscito a guadagnare per una sola sessione?
Questa domanda me la fanno tutti, ma a me non piace parlare di cifre. A quel tempo avevo una pagina web, con una specie di menù, dove erano specificati tutti i servizi che offrivo, e le relative tariffe. Chi l’ha vista, l’ha vista.

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Le proposte che un escort sado/maso può ricevere possono essere veramente indecenti?
Nella mia carriera non ho mai rifiutato un cliente, ma ci sono proposte che ho dovuto rifiutare, perchè superavano i miei limiti. Ad esempio, sono stato contattato da un signore che voleva essere ucciso per asfissia durante un gioco erotico. Non ho accettato, ma visto che pochi giorni dopo ho visto il suo necrologio sul giornale, qualche collega deve averlo fatto.

Sei stato con modelli, calciatori, preti e politici. I nomi non te li chiedo, tanto noi giornalisti abbiamo capito che non li dirai mai.
Con alcune persone ho dovuto firmare dei contratti di confidenzialità. Quando il cliente non conosce il prostituto, è qualcosa che può chiederti, per tutelarsi. Nel mio caso, quando ho iniziato a promuovere il libro, qualche ex cliente mi ha chiamato, dicendo che potevo strappare quei contratti. Tanto, i miei ex clienti non temono che io dica chi sono. Con il libro voglio raccontare un mondo a molti sconosciuto, non sputtanare gente.

Sei stato con un calciatore che gioca in Coppa UEFA. Per quale motivo nel calcio l’omosessualità è un tabù?
Non per colpa dei calciatori. È la società che lo vuole. E poi, siamo sinceri: il fatto che un calciatore abbia richiesto i servizi di un ragazzo, non significa per forza che sia gay. Ci sono casi in cui non abbiamo avuto nessun tipo di rapporto sessuale, ma ho utilizzato mezzi per soddisfare alcune loro fantasie.

Se come cliente avessi un politico moralista, di quelli che la notte dormono con un prostituto, e la mattina dopo in televisione parlano male dei gay, lo diresti?
No. In questo caso parlare dei gay fa parte del suo lavoro. Il mio lavoro, invece, era “da quest’ora, a quell’ora”, e punto.

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Ora che hai svelato la tua identità, ti preoccupi che un giorno possano venire alla luce delle foto, per esempio, di te con un personaggio famoso, a una cena di gala?
Quando richiedi un servizio a pagamento, non ti fai fotografare. Molti giornalisti mi chiedono: “se sei stato veramente con questi personaggi, perchè non hai nessuna prova?”. La risposta è semplice: parte del lavoro è che tutto rimanga segreto.

Dopo aver lasciato la prostituzione, ti sei sposato con un uomo. Lui come ha preso la pubblicazione del libro?
Mio marito è sempre accanto a me. È stato lui a spronarmi a raccontare quest’esperienza.

Pensi già ad un secondo libro?
Si, ma non sarà la continuazione di questo. Il primo libro era per presentarmi, raccontare la mia esperienza. Ora sto facendo un master in sessuologia, e sto scrivendo delle cose sulla sessualità umana in generale.

“Il guardiano del diario segreto” è un libro molto esplicito. È questo il motivo per cui lo hai pubblicato da solo?
Quando ho scritto il libro, ho inviato il manoscritto a diversi editori. La prima chiamata è arrivata dalla casa editrice più grande che ci sia. Volevano promuoverlo alla grande, ma anche cambiargli il titolo, tagliare dei pezzi, stravolgerlo completamente. Volevano creare un personaggio. Nel mio libro invece non ci sono personaggi. Io sono me stesso: Leonardo Lucatto!

Altri piani per il futuro?
Viste le mie origini toscane, a breve voglio tradurre il libro e pubblicarlo in Italia.

di Dino Geromella

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