E’ British Telecom l’azienda più “lgbt friendly” del mondo

Il riconoscimento è stato assegnato, durante i World Games di Copenhagen dalla Camera di Commercio Internazionale Gay e Lesbica. Seguono IBM e Dow Chemical. Nessuna italiana, neanche tra i candidati.

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C’è la British Telecom in cima alla classifica delle multinazionali che meglio si relazionano con tematiche come la diversità e l’inclusione, specialmente per quanto riguarda le persone lgbt. Seguono nella lista stilata dalla Camera di Commercio Internazionale Gay e Lesbica, IBM e The Dow Chemical Company.
I risultati dell’Equality Index di quest’anno sono stati resi noti durante i World Games di Copenhagen. Alla selezione partecipavano anche AMR (la società madre di Ameri-can Airlines, Inc. e American Eagle), BT Group, Cisco Systems, The Dow Chemical Company, IBM, ING, Intel, KPMG, Kraft Food, Merck, Novartis, Philips, SAP, TNT e UBS. Tutte queste corporation rappresentano 1,7 milioni di dipendenti in 227 paesi e un fatturato di 800 miliardi di dollari l’anno.

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«A nome di BT, esprimo tutta la mia soddisfazione per questo riconoscimento – ha affermato Ian Livingston, CEO di BT -. Siamo una delle più grandi società di comunicazione del mondo che offre servizi ai propri clienti in oltre 170 paesi e dà lavoro a più di 100.000 persone in tutto il globo. La diversità deve essere, ed è, al centro delle nostre attività; l’aver adottato politiche e prassi aziendali a sostegno della comunità lgbt è essenziale per il nostro successo.»
Ma c’è di più. BT è tra le poche aziende a prevedere, nel suo organico, anche la figura di "Senior Chanpion for Sexual Orientation". Anne Heal, che ricopre questo incarico, ha aggiunto: «Già dai primi anni ‘80 BT accorda ai propri dipendenti con partner dello stesso sesso gli stessi benefici di cui godono i dipendenti eterosessuali. Anche in futuro cercheremo nuove strade che consentano ai nostri collaboratori di essere sé stessi sul posto di lavoro, senza timore di pregiudizi o discriminazioni. Il riconoscimento dell’IGLCC premia gli sforzi della nostra comunità HR e della nostra rete di dipendenti lgbt ‘Kaleidoscope’, che si impegnano per garantire che l’uguaglianza e la parità di diritti siano una realtà concreta nella nostra azienda. Sono davvero felice.»

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«I risultati del sondaggio su cui si basa l’Equality Index sono eterogenei, ma sostanzialmente incoraggianti – ha precisato il segretario generale dell’IGLCC Pascal Lépine -. La maggior parte delle società intervistate ha dei programmi di diversità e inclusione, molti dei quali coprono esplicitamente tematiche lgbt. L’indagine ci rivela che molte di queste società prendono molto sul serio i temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Ciò nonostante, ci vorranno ancora anni o persino decenni prima di raggiungere la totale parità di diritti.»

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Non arrivano solo buone notizie dall’Iglcc. Se da una parte è vero che molte grandi aziende pongono particolare attenzione nel rispetto dei diritti e nell’uguaglianza di trattamento tra dipendenti etero e gay, dall’altra è altrettanto vero che la realtà nel suo complesso appare meno rosea. «Quasi il 50% delle multinazionali che hanno partecipato al sondaggio – si legge nel rapporto della camera di commercio internazionale – non ha un responsabile per i programmi di diversità e inclusione che si occupa specificamente delle questioni lgbt; è difficile trovare gay o lesbiche dichiarati nelle file del management (meno del 10% delle società impiega gay o lesbiche in più del 16% dei paesi in cui operano); e a prescindere dal livello di implementazione delle politiche interne a favore dei dipendenti lgbt, queste multinazionali non divulgano apertamente l’esistenza dei loro programmi di diversità all’opinione pubblica e nemmeno alle comunità locali lgbt tramite attività pubblicitarie o di PR. In realtà, solo poche compagnie supportano finanziariamente o in altra forma le comunità locali lgbt».

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Ma i presupposti perché le cose cambino ci sono tutti, i primi passi sono stati fatti e Pascal Lépine è ottimista. «La fiducia dimostrata nei nostri confronti mi fa sperare in un futuro molto promettente per la comunità business LGBT internazionale. In questo periodo segnato da difficoltà sul fronte economico e politico, è molto importante rendere omaggio alle società partecipanti per il coraggio dimostrato e l’atteggiamento esemplare». «Ma, nonostante i segnali incoraggianti – ha concluso -, dobbiamo essere realistici e ricordare che c’è ancora tanto lavoro da fare. Troppo spesso veniamo a conoscenza di casi in cui gay e lesbiche sono a tutt’oggi discriminati per il loro orientamento sessuale e non possono usufruire dei diritti e benefici basilari del mondo del lavoro».

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«Grazie allo straordinario impegno, alle politiche e agli investimenti nei programmi di diversità per la comunità lgbt, il BT Group merita pienamente il titolo di compagnia più ‘lgbt friendly’ del mondo. Esortiamo tutte le multinazionali a seguire l’esempio di queste imprese che si sono proposte come veri e propri precursori in questo campo. L’IGLCC è lieta di celebrare questo momento storico ed estende a tutte le imprese internazionali l’invito a partecipare all’Equality Index del prossimo anno», ha concluso Lépine.

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