Religione e politica: torna in pista Sua Eminenza Ruini

Il cardinale Ruini torna a scagliarsi contro il riconoscimento giuridico delle unioni di fatto. Molteplici le reazioni alle parole di Sua Eminenza. Grillini: «Siamo in Europa, non a Teheran o Islamaba

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ROMA – L’autunno è alle porte e con esso il riavvio del dibattito politico sull’attuazione del programma di governo riguardante “il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto.” Dopo un periodo estivo contrassegnato da una certa quietezza è tornato a farsi sentire dal Consiglio Episcopale Permanente il cardinale Camillo Ruini. Sua Eminenza si prepara a serrare i ranghi e richiama agli ordini i politici cattolici che siedono numerosi nel Parlamento italiano. «Nel prossimo futuro – dice Ruini – sarà molto importante che si affermi un atteggiamento diverso, specialmente su un tema di grande spessore etico e sociale, come la tutela e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio, respingendo senza ambiguità le ipotesi e proposte di riconoscimento giuridico pubblico delle unioni di fatto. Proponiamo ben più che un atteggiamento negativo, un grande sì alla vita dell’uomo e della donna, alla loro felicità e al bene delle generazioni che formeranno l’Italia di domani».
La retorica è ormai del tutto scoperta. Proponendosi a difesa della famiglia fondata sul matrimonio Sua Eminenza veicola il messaggio che il riconoscimento delle “altre” coppie (soprattutto quelle omosessuali) sarebbe tra i «maggiori pericoli» per la società italiana e che metterebbe addirittura a repentaglio la felicità delle coppie regolarmente sposate e il bene delle generazioni future. Tutto questo appare del tutto privo di fondamento dal momento che nessuno vuole impedire alle coppie uomo-donna di continuare a sposarsi come dove e quanto vogliono, se lo vogliono. Impossibile poi non far notare che alla felicità e al bene di quei 3 o 4 milioni di italiani che non sono eterosessuali a Ruini e ai vescovi non sembra interessare un bel niente. Anzi, il quadretto che traspare dal ruiniano pensiero è che le loro aspirazioni di vedere riconosciute le proprie unioni vadano respinte «senza ambiguità», in quanto addirittura pericolose. È davvero grottesco poi che Ruini parli di «aggressività» delle «posizioni laiciste», senza rendersi minimante conto di quanto aggressive, quasi violente, siano le sue considerazioni sulle coppie gay e lesbiche, le cui aspirazioni in fatto di diritti civili (già ampiamente riconosciuti all’estero) vengono dipinte quasi come un vero e proprio pericolo pubblico.
Molte e variegate le reazioni del mondo politico. Antonio Mazzocchi (AN) afferma che «Finché in Parlamento siederanno deputati che si richiamano al magistero della Chiesa siamo sicuri che non ci saranno derive laiciste; finché saremo in Parlamento la famiglia sarà solo quella fondata sul matrimonio.» Allineatissimo anche Gino Capotosti, capogruppo dei popolari Udeur in Commissione Giustizia alla Camera: «Accogliamo l’invito del cardinale Ruini e diciamo no ai Pacs…». La senatrice Paola Binetti della Margherita, da Gay.it recentemente ospitata in una controversa intervista, dice di condividere pienamente le parole del presidente dei vescovi italiani mentre un altro senatore della Margherita, Luigi Bobba, ricorda che «C’è un compromesso nel programma dell’Unione che prevede il riconoscimento dei diritti individuali e nessun tipo di contratto matrimoniale.» Anche la vicepresidente dei senatori di Forza Italia Elisabetta Alberti Casellati dice di «sottoscrivere integralmente» quanto detto dal cardinale Ruini, aggiungendo che «nessuno può negare a Ruini di dire la sua opinione su temi legati alla famiglia e alla procreazione e su qualsiasi altro argomento. Bisogna avere rispetto per i non credenti, ma anche per i credenti. E non per questo sarà in pericolo la laicità dello Stato».
Per Franco Monaco, deputato della Margherita, «Spiace che il cardinal Ruini mostri di non apprezzare il sincero sforzo dei cristiani che, dentro l’Unione, si impegnano nel difficile compito di coniugare con coerenza la propria ispirazione con le esigenze della mediazione, che sono immanenti all’azione politica e legislativa dentro una società democratica e pluralista. Sforzo che ha prodotto sintesi apprezzabili». Per il segretario dei radicali Daniele Capezzone si tratta invece di pura ingerenza politica: «Spiace davvero che il cardinale Ruini abbia di nuovo scelto una linea di ingerenza su tutto: dai Pacs, alla scuola, a ogni altro aspetto della vita legislativa del Paese.» Su quanto sostenuto da Ruini è intervenuta anche la Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità Barbara Pollastrini, che in una nota commenta che «il cardinale Ruini ha confermato posizioni note, già ripetutamente espresse, che non aiutano il confronto, pur nel rispetto delle diverse posizioni. Alla politica spetta la responsabilità di trovare mediazioni e il dovere di far convivere convinzioni e sensibilità diverse in nome di un bene comune, del rispetto e dell’amore per le persone. Alla politica tocca l’impegno di fare leggi sagge, umane e condivise. Quindi il filo da tirare per le istituzioni – ha aggiunto Pollastrini – è quello del principio laico e liberale dello Stato per la costruzione del dialogo e della convivenza.» Per la responsabile delle donne di Alleanza Nazionale Daniela Santanche’ «In un momento in cui il Papa viene così ingiustamente attaccato sarebbe stato politicamente più opportuno che il ministro per i Diritti e le Pari Opportunità Barbara Pollastrini si fosse astenuta dall’attaccare l’intervento fatto oggi dal presidente della Conferenza Episcopale, cardinale Camillo Ruini.»
Per Franco Grillini, Deputato Ulivo, il cardinale Ruini «non si è reso conto che non viviamo a Tehran o a Islamabad. L’Italia, vivaddio, è in un’Europa che da tempo riconosce, con grande beneficio degli interessati e della collettività, i diritti delle nuove famiglie.» Per Grillini «è triste notare come le relazioni del capo dei vescovi italiani al consiglio permanente della Cei siano ormai in tutto e per tutto simili ad un vero e proprio programma politico fatto di divieti, veti, paletti e di ordini di servizio ai quali è sacrosanto disobbedire.» Dal movimento Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay, replica così all’ennesimo diktat del cardinale Camillo Ruini contro i Pacs: «I legislatori ascoltino con rispetto i vescovi, ma si facciano tutori dei diritti di tutti gli italiani. Quando il presidente dei vescovi italiani chiede di respingere senza ambiguità il riconoscimento giuridico pubblico delle unioni di fatto sta chiedendo alla classe politica di negare a tante persone la possibilità di stare vicino al proprio partner nei momenti difficili, della malattia, della morte, di poter decidere dove seppellire i propri cari, di estendere l’assistenza sanitaria ai figli della propria compagna, di non essere penalizzati negli avanzamenti di carriera. È quindi ipocrita cercare di far credere che questi divieti possano andare a vantaggio delle famiglie sposate.»
(Roberto Taddeucci)

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