A me dà fastidio:
1) Che durante il rapporto mi si chieda: «Ti piace?»
2) Che mi si dicano frasi inopportune
3) Che si goda in maniera al tempo stesso chiassosa e ridicola
4) Che si dia per scontato che a me piaccia ricevere violenza
Sono noioso, lo ammetto, ma certe cose mi eccitano e altre no, anzi addirittura mi inibiscono. Non pretendo di imporre i miei gusti ma credo ci si possa venire incontro, magari omettendo ciò che è semplice omettere senza perdere nulla. Per esempio, mi domando come venga in mente a certuni di morderti con violenza, di tirarti la testa per i capelli o di venirti in bocca senza avvertire.
Bisogna procedere per gradi quando si fa sesso con uno sconosciuto che, peraltro, non ha minuziosamente esposto le proprie preferenze. Specialmente nell’ultimo caso: una mancanza di rispetto senza pari che lascia capire molto di chi lo fa, perché, al di là del pericolo malattie, potrebbe anche fare schifo. Ugualmente fastidiose però, per quanto meno gravi, sono anche altre licenze.
Una volta, ad esempio, mi trovavo a bordo fratte con uno che mi faceva il filo da tempo: non mi piaceva ma era affettuoso e galante. Quella sera mi sono detto: «Vabbè, facciamolo contento». Mi sono lasciato abbracciare da dietro e, esattamente un istante prima che lo guidassi verso zone meno illuminate, di punto in bianco lui mi ha dato una strizzata letale ad un capezzolo. Mi sono girato di scatto, è partito uno schiaffo (anche poco), fine della serata.
Per quanto riguarda invece mugolii, gemiti e tutte quelle domande sciocche e fuori luogo, ribadisco di non essere un tipo facile. Però, se sono a letto con qualcuno e mi do da fare con alacrità, mi domando che bisogno ci sia di chiedermi se mi piace. Sembra la parodia di un porno: io con in gola tutti i centimetri che il buon Dio gli ha donato e quello che mi chiede se mi piace…
Ancora peggio è sentir gridare “Uau” con vocina querula…
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Ancora peggio è sentir gridare «Uau» con vocina querula da quello che stai forsennatamente penetrando. «Uau» (o «Wow», per essere internazionali) è esclamazione tra le più antierotiche e richiede davvero tanta capacità di concentrazione per non gettare tutto alle ortiche.
La cosa peggiore in assoluto sono però le dichiarazioni inopportune. Una volta compromisi un rapporto con un ragazzo carino conosciuto in chat perché, mentre ci spogliavamo, notando la quasi totale assenza di peli dal mio corpo, me ne chiese il motivo. Visto che avevo preso le piattole e, per eliminare il problema alla radice, oltre agli antiparassitari avevo sfoltito tutto, sembrandomi una decisione nobile e coerente, pensai bene di dire la verità: «Perché ti sei tolto i peli?». «Perché ho avuto le piattole».
Le avevo avute. Non le avevo più, Non c’era rischio, a meno che non si fossero incollate con le ventose. Eppure al mio partner crollò qualunque forma di libido. In un istante. Stop. Fine. E io imparai che non bisogna sempre dire la verità.
E nemmeno dire quel che ci passa per la testa, come fece il signore che si massaggiava l’uccello davanti a me senza rendersene conto. Operazione non illegittima ma quantomeno bizzarra, visto che la conversazione in quel momento verteva sui miei genitori. Stare con qualcuno che ti chiede che rapporto hai coi tuoi e contemporaneamente si strofina avidamente la patta lascia un po’ interdetti.
Come pure tornare a casa e scoprire che due amici del tuo coinquilino si sono appostati in camera tua per fare sesso con te. Siamo uomini di mondo e sappiamo affrontare la situazione, specialmente se uno dei due è un po’ carino. Tolleriamo che uno (proprio quello carino), calando le mutande, si dimostri non proprio dotato. Ma, non pago, quello ti afferra la testa con forza, l’avvicina verso quel lombrichetto e ti dice: «Dai, senti che buon sapore».
Ma come ti viene in mente? Ma te lo sei visto bene? E poi, che vuol dire “buon sapore”? Credi sia una cosa erotica? Credi sia una cosa erotica soprattutto, considerando che razza di cosetto ti ritrovi? A me ha trasmesso solo l’idea di un minidotato esaltato e dal retrogusto di marcio.
Lo raccontavo ancora incredulo ad un’amica, quando mi sono dovuto arrendere al fatto che per gli etero non è molto diverso. A sentire le donne, certi maschioni sono così presi dalla presunta potenza del loro uccello che non si rendono conto di nulla. A lei dopo un orgasmo il partner, evidentemente non ancora sazio e tutto intento a sottolineare le proprie virtù amatorie, indicando il proprio baricentro pronto a tornare in erezione, disse esattamente queste parole: «Si trasforma in un raggio missile…»
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista “dall’interno”, e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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