Se quando pensate all’Accademia della Crusca vi viene in mente qualcosa di arcaico, un po’ antiquato e forse anche demodè, forse è giunto il momento di ricredervi.
La presidente del prestigioso istituto, infatti, ha fatto sapere che non si aspetta altro che una normativa “innovativa che tenga conto dei matrimoni fra persone dello stesso sesso” per adeguare di conseguenza i dizionari e modificare la definizione di “matrimonio”.
Definizine che in realtà, spiega la professoressa Nicoletta Maraschio, ha subito molti cambiamenti nel corso dei secoli adeguandosi ai mutamenti della società. Niente a che vedere, dunque, con la rigidità che i detrattori del matrimonio gay attribuiscono a questa parola.
Secondo il Vocabolario della Crusca del 1612, infatti, “matrimonio”, derivato dal latino “mater”, era il compito della madre, mentre “patrimonio”, che invece deriva da “pater”, era quello del padre. Adesso nessuno userebbe mai queste parole con queste accezioni.
Ma c’è sempre di mezzo la legge, quella italiana, che non permette all’Accademia di adeguare il significato di “matrimonio” alla società.
“Il mio auspicio – ha dichiarato la professoressa Maraschio alla Nazione – è che nel nostro Paese venga riconosciuto il matrimonio tra persone dello stesso sesso e che si mantenga la parola ‘matrimonio’, dandole un nuovo significato ma mantenendo anche tutti i valori simbolici che il termine contiene in sé”.
Se anche il significato di questa parola è pronto a cambiare, forse non è proprio più tempo di rimandare il riconoscimento delle unioni omosessuali e la loro uguaglianza con quelle etero.
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