Roma – Giulio Andreotti è ormai diventato uno degli uomini simbolo dell’opposizione di parte della classe politica al riconoscimento delle coppie omosessuali e dei loro diritti. È un versante che nelle ultime settimane lo ha visto particolarmente esposto: prima con riferimenti letterari e danteschi e poi con un improvviso voto contrario al Senato che ha contribuito significativamente a causare la recente crisi di governo.
Oggi l’esecutivo di Romano Prodi ha ricevuto la fiducia anche alla Camera ed è ora nuovamente ‘in sella’ ma Andreotti ha annunciato che starà «molto attento a quello che potrà essere l’iter dei DiCo in commissione Giustizia», ammettendo, anche apertamente, la propria intolleranza verso i gay e le lesbiche che vivono in coppia: «L’estensione dei diritti alle coppie conviventi dello stesso sesso non è per me tollerabile, per ragioni di principio», ha detto.
Ieri, in un’intervista rilasciata al quotidiano romano Il Messaggero, aveva fatto delle dichiarazioni che francamente non ci si aspetterebbe da un importante uomo politico nell’Europa unita del 2007: «Il fatto è che io sono all’antica. – ha dichiarato – Le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna. Invece, qui vanno di moda altre cose. E dire che noi abbiamo sudato lacrime e sangue per fare la riforma agraria e per dare la terra ai contadini. Invece, oggi vogliono dare il contadino al contadino».
Probabilmente gli omosessuali tra i contadini c’erano già anche allora, solo che allora non si diceva. Ma capire le ragioni storiche e l’evoluzione del costume sociale che hanno portato a tale maggiore visibilità non sembrano essere una delle priorità dell’ex presidente del consiglio, che preferisce rifugiarsi nostalgicamente nel passato: «Già, il mondo adesso è pieno di omosessuali, ma io continuo a preferire la tradizione, un uomo e una donna. E soltanto oggi, alla mia età, capisco perché mia madre da ragazzino non voleva mandarmi al cinema da solo. Temeva facessi brutti incontri, perfino in quel cinemetto dove andavo, in via dei Prefetti, dove oltre al film ti davano anche la merenda. Ma crediamo davvero che i nostri giovani attendano col fiato sospeso il matrimonio omosessuale?»
A queste astruse dichiarazioni…
Continua in seconda pagina
^d
A queste astruse dichiarazioni (che sembrano fare riferimento al problema della pedofilia, cosa che con la vita delle coppie omosessuali non c’entra assolutamente niente) sul Corsera ha replicato immediatamente Franco Grillini dei Ds: «Non sapendo più come giustificare la sua ossessione antigay, che sembra essere diventata la sua principale preoccupazione politica, belzebù prende in prestito argomenti da bar sport e ricorre persino ai consigli materni che, alla veneranda età di 90 anni, è finalmente riuscito a comprendere. La psicologia ci insegna che quando si tirano in ballo la paura di avances gatta ci cova. Se Andreotti ha un problema personale se lo risolva ed eviti di insolentire e calunniare una comunità di alcuni milioni di cittadini e cittadine. Ciò che troviamo penoso è che un Senatore della Repubblica definisca ancora una volta la questione omosessuale in termini di pericolo pubblico con un’opera diffamatoria che va ad alimentare il pregiudizio e l’odio razziale. Per questo propongo Giulio Andreotti quale vincitore assoluto per il premio omofobo dell’anno».
Pronti a dar manforte al senatore a vita invece gli esponenti dell’Udc: il responsabile propaganda del partito, senatore Antonio De Poli, appoggia Andreotti: «Non possiamo permettere che le unioni omosessuali siano certificate dallo Stato con un atto di rilievo pubblico simile al matrimonio». L’onorevole Luca Volonté, difendendo Andreotti dalla risposta di Grillini, arriva a dire che «I fondatori della psicologia moderna descrivono l’omosessualità come ‘patologia clinica’». L’uso del tempo passato sarebbe stato più opportuno, visto che – come tutte le discipline scientifiche – la psicologia in oltre cinquant’anni ha fatto progressi e si è evoluta: l’omosessualità oggi non è ormai più considerata patologica né da tutte le associazioni di psicologi e psichiatri né dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Forse qualcuno dovrebbe informarlo.
La tesi andreottiana dell’opposizione ai diritti delle coppie omosessuali conviventi tuttavia divide. L’ex senatore Emanuele Macaluso, esponente storico del Partito Comunista, pur ammettendo anche lui di essere all’antica («Sono all’antica e le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna») aggiunge che «Giulio Andreotti è rimasto agli anni Sessanta: allora persino il matrimonio civile era considerato concubinato dalla Chiesa… Oggi non riesce a comprendere dove va la società».
Si inserisce nella polemica la deputata di An Giulia Buongiorno, che in veste di avvocato difese Andreotti durante il processo riguardante i suoi presunti collegamenti con la mafia: «Non accetto che si finisca con l’equazione no ai DiCo no ai gay. Io sono per superare le discriminazioni e non ho pregiudiziali contro gli omosessuali, però penso che i Dico siano giuridicamente sbagliati perché servono solo a fare una battaglia ideologica». Il senatore Francesco D’Onofrio (Ccd-Cdu) si dice «irritatissimo che passi l’equazione che i cattolici sono naturalmente omofobici e i laici filogay».
Sergio Rovasio, segretario del gruppo della Rosa nel Pugno alla Camera dei deputati, commenta senza giri di parole che «il senatore Giulio Andreotti nell’intervista a Il Messaggero dichiara di aver capito solo oggi perché sua madre da ragazzino non voleva mandarlo al cinema da solo: temeva facesse brutti incontri e gli davano anche la merenda; non contento il Senatore aggiunge ‘Ma crediamo davvero che i nostri giovani attendano col fiato sospeso il matrimonio omosessuale?’. Al Senatore Andreotti rispondiamo che alle sue merende e ai suoi compagni preferiamo i nostri, oltre a preferire un incontro con lui a Notre Dame piuttosto che al cinema! Noi – conclude Rovasio – attendiamo con il fiato sospeso il matrimonio civile per le persone omosessuali come richiesto dal “Manifesto per l’eguaglianza dei diritti” che in pochi giorni ha superato le 1.300 firme e il Comitato Promotore aderisce a partecipa alla manifestazione del 10 marzo Diritti Ora! in Piazza Farnese a Roma»
Tagliente e sarcastico sulla vicenda anche Dario Fo: «È una vita che ho a che fare con gli oscurantismi di Giulio Andreotti, Franca Rame e io ce lo ricordiamo bene. Fosse per lui sono certo che sui gay chiederebbe ancora la censura, è colpa della scuola da cui proviene. Sono posizioni clericali, non cattoliche, quelle che esprime», ha detto il premio Nobel ai microfoni di Radio Città Futura Domani, aggiungendo che «si sta manifestando un protagonismo nuovo dei cittadini. È accaduto a Vicenza, accadrà con la manifestazione del 10 marzo a favore dei DiCo. Questo centrosinistra deve imparare a interpretare questo malessere, malessere di cittadini normali e non di pericolosi estremisti, altrimenti il rischio è che la nuova fase politica che si apre sia la fase della paralisi».
Clicca qui per discutere di questo argomento nel forum Movimento Omosessuale.