Cinema gay italiano, qualcosa si muove. Nonostante la produzione nazionale queer sia tra le meno prolifiche d’Europa (oltre a Mater Natura e ai bei ruoli lesbici secondari di Francesca Inaudi in 4-4-2 e Angela Finocchiaro in La Bestia nel Cuore -recente e meritatissimo ‘Ciak d’Oro’- quest’anno c’è ben poco da segnalare), i trionfi della comunità gay internazionale nel 2005 iniziano finalmente a dare frutti al cinema: in Manuale d’amore-altre storie di Giovanni Veronesi, seguito di un successo di cassetta con Verdone, Buy, Littizzetto e Muccino, uno dei quattro nuovi episodi è dedicato a una coppia omosessuale (alquanto bizzarra: Antonio Albanese e Sergio Rubini) che si reca a Barcellona per potersi unire in matrimonio.
È in corso la lavorazione tra la Spagna, Roma e Lecce e il film dovrebbe essere pronto per San Valentino 2007. Tornerà tra i protagonisti una vera e propria istituzione della commedia all’italiana, l’amatissimo Carlo Verdone, mentre tra i nuovi ingressi si annoverano Monica Bellucci, Fabio Volo e Barbora Bobulova.
Intanto l’estate cinematografica italiana si conferma tra le più povere e abbandonate a se stesse degli ultimi anni, con proposte seriali di horroracci di quart’ordine e ripescaggi improbabili di film addirittura del ’99, come Les enfants du siècle di Diane Kurys con Juliette Binoche e Benoît Magimel sulla storia d’amore tra George Sand e Alfred De Musset (inopinato residuo di magazzino?).
A maggior ragione non potete lasciarvi sfuggire un interessante thriller esistenzialista italiano del 2003, Anime veloci
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A maggior ragione non potete lasciarvi sfuggire un interessante thriller esistenzialista italiano del 2003, Anime veloci di Pasquale Marrazzo, distribuito da Pink Movie il 7 luglio a Napoli e il 14 a Torino, Roma e Milano (visti i tempi di sopravvivenza estiva non bisogna tergiversare) e passato in concorso due anni fa al Togay con un montaggio leggermente diverso (è stato il primo e per ora unico lungometraggio italiano ad avere l’onore della competizione nella storia del festival torinese). Ambientato in una Berlino austera e poco ospitale, racconta due insolite vicende intrecciate dai capricci del caso: un travestito napoletano buddista praticante, Francesco detto Francesca (un incisivo Giovanni Brignola), si trasferisce nella capitale tedesca dove si prostituisce insieme a una coetanea minuta e dal carattere non facile, Giada (Elisabetta D’Arco). Un suo cliente, Andreas, si innamora di lui ma viene minacciato da un’ex detenuta politica, Susanne, che viene a scoprire da alcuni dossier della Stasi, ovvero i Servizi Segreti della Germania dell’Est, di essere stata spiata da lui. Una morte violenta costringerà Francesco a fuggire in Italia insieme a Susanne.
Ottime interpretazioni (memorabile Arnoldo Foà nel ruolo cameo del padre di Susanne) per una pellicola inusuale che mescola temi e tracce molto diversi tra loro – il travestitismo, il thriller plot, i rapporti familiari – ideale per chi ama il genere poliziesco ‘contaminato’ da urgenze melò alla Tom Tykwer.
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