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Wikileaks svela nomi di cittadini LGBT sauditi e altri dati sensibili

Un tentativo di destabilizzare l’Arabia Saudita? Svelate storie molto private, di violenze su minori, stupri e malattie.

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La mission di Wikileaks, come ha sempre ripetuto il suo leader Julian Assange, è di rivelare al pubblico qualsiasi materiale tenuto segreto da paesi che sono coinvolti in traffici illeciti, relazioni internazionali opache e guerre (dunque praticamente tutti). A costo di procurare danni a singoli individui, Wikileaks va dritta per la sua strada e pubblica informazioni, dati e notizie che governi, organizzazioni internazionali, diplomazie, ong e persino mafie preferirebbero tenere segreti.

Non senza procurare imbarazzo agli Stati Uniti, grandi amici dell’Arabia Saudita, l’organizzazione di Assan ha pubblicato un resoconto piuttosto aggressivo in termini di violazione della privacy e dei diritti umani, relativo a dati sensibili di cittadini sauditi.

Senza troppi scrupoli, è stata infatti svelata una lista di cittadini LGBT sauditi che, lo ricordiamo, nel loro paese vengono condannati a morte a causa del proprio orientamento sessuale.

(leggi ISLAM e OMOSESSUALITA’ > )

Insieme alla lista di nomi, sono state condivise pubblicamente anche centinaia di informazioni sanitarie, finanziarie e personali. Inoltre, sottratti dai server del Ministero degli Affari Esteri Saudita, sono stati rivelati i nomi di alcune vittime di stupri (lavoratori stuprati dai propri datori di lavoro) e persone che hanno malattie sessualmente trasmissibili.

In un fascicolo è contenuta la storia di un adolescente saudita che fu violentato da un uomo straniero (non saudita), mentre un altro fascicolo parla di un altro adolescente a cui durante una violenza sessuale furono spezzate le gambe.

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Un terzo fascicolo rivela che un uomo saudita poiché notoriamente omosessuale sarà costretto a fuggire dal paese oppure affrontare la prigione e quindi la condanna a morte. Si tratta dunque di storie molto private, che se rivelate pubblicamente possono facilmente cambiare la vita e le relazioni sociali di una persona. Tanto più in un paese in cui regna un regime dittatoriale di stampo religioso integralista.

Una donna ha dichiarato che ora la sua vita è sconvolta perché nessuno delle persone che frequenta e conosce era al corrente di quanto rivelato su di lei da Wikileaks.

Dunque queste rivelazioni potrebbero essere l’inizio di un cinico gioco nel quale notizie come queste destabilizzano l’ordine della sottomessa società saudita, che vive sotto la repressione di una feroce dittatura da sempre tacitamente accettata da USA e alleati occidentali, per il semplice e ormai intollerabile gioco di equilibri in Medio Oriente e petrolio.

Pur non dichiarandolo, Wikileaks manda un messaggio chiaro: basta accettare di essere amici dell’Arabia Saudita. Naturalmente, per portare a termine questa strategia della destabilizzazione, i primi a rimetterci saranno i cittadini più deboli sauditi, tra cui quelli LGBT.

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