Arturo Brachetti è tra gli attori e trasformisti più famosi del nostro paese.
In oltre 43 anni di vita artistica, ha statue di cera dedicate a lui in ben quattro musei al mondo (o meglio, oggi solo tre – quello a Montréal ha chiuso, specifica nell’ultima intervista con il Corriere della Sera).
All’alba dei suoi 66 anni, questo 13 Ottobre va in scena al Teatro Alfieri di Torino, con Cabaret – The Musical, tratto dal romanzo di Christopher Isherwood – e ben noto al grande pubblico anche grazie all’omonimo film con Liza Minelli vincitore di 8 premi Oscar – che stavolta lo vedrà condividere il palco insieme a Diana Del Bufalo.
Un musical storico che si sente “addosso” sin da quando nel 1979 si trovò per due settimane in camerino insieme a Joel Grey, vincitore al premio Oscar come miglior attore non protagonista nel 1973 e per cui Brachetti faceva il playback – fino a quando nel 1989 incontrò anche il regista Bob Fosse, vivendo gli anni scintillanti del ‘vero cabaret, tra ballerine, politici, e tutù’.
Nell’intervista insieme a Elvira Serra, Brachetti fa luce anche sulla sua vita sentimentale, chiarendo che per i suoi spettatori lui non ha sesso. “Sono come un personaggio di un popup”.
Innamorato da ben tredici anni, l’attore non dichiara se di un uomo o una donna, ma fa riferimento ad un’epoca in cui la sessualità era molto più libera e meno ‘incasellata’ di oggi: “Negli anni ‘70-’80 la sessualità era molto più libera di adesso e tutti abbiamo sperimentato un po’ tutto, quindi anche io ho avuto delle relazioni sia di qua che di là”.
Brachetti parla di serate libertine a Parigi, fatte di sesso sfrenato proprio quando l’epidemia dell’AIDS era alle porte, dichiarando: “Non ho mai partecipato alle mega serate di orge: l’angelo custode mi ha evitato questo pegno”.
Oggi non ha un figlio, ma non gli dispiace per niente, dicendo che per oltre 30 anni non ne ha mai sentito il bisogno. Al contrario, dedica il suo affetto ai tanti figli ‘artistici’ in giro per il mondo, a cui riserva consigli e incoraggia nella carriera: “Penso a Gaetano Triggiano, Luca Bono, Filiberto Servi. Sono i figli che ho scelto“.
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