E’ finita su tutti i giornali la storia di Don Giuliano, curato di campagna in un paesino di mille abitanti che ha fatto coming out ed è volato in Spagna per sposare l’amato compagno.
Accusato dal vescovo di Verona Giuseppe Zenti di non aver chiesto la riduzione allo stato laicale, Giuliano Costalunga si è così difeso dalle pagine de LaRepubblica, intervistato da Enrico Ferro, spiegando tutt’altra storia.
‘E’ falso quel che dice. Io ho lasciato i voti l’8 febbraio scorso. Mi sono sposato il 28 aprile. Sono solo menzogne per colpirmi. Dieci anni fa ho avuto il cancro. Durante il periodo di ricovero ho conosciuto Paolo. Un’amicizia subito molto forte. Tre anni fa, quando ho capito che c’era qualcosa di più profondo me ne sono andato dalla parrocchia e ho trascorso un periodo in un istituto della Diocesi. Ciò che sentivo per Paolo era amore. Ho lasciato la Chiesa e mi sono sposato. Non ci vedo nulla di triste, anzi. Siamo andati in Spagna perché non ci bastava un’unione civile. Io e Paolo volevamo un matrimonio vero. A mio marito dico sempre: io ti amo, ma Dio lo adoro perché va oltre i sentimenti umani. Mi sento finalmente libero di vivere la mia normalità, anche se la Chiesa con la ‘C’ maiuscola vorrebbe farlo sembrare un abominio’.
Giuliano parla di ‘dittatura morale’ da parte della Chiesa cattolica, che ‘schiaccia, opprime, denigra’, tanto da conoscere non poche altre situazioni come la sua: ‘Le conoscono anche i superiori, ma le tollerano, purché non diventi una cosa nota. E’ questa l’ipocrisia che ora voglio combattere. Voglio essere di aiuto ai tanti, troppi che ancora vivono nascosta la propria sessualità’.
Paolo e Giuliano in questi giorni tornato a Selva di Progno per ritrovare la sua comunità e spiegar loro la sua verità, vivono sull’Isola di Gran Canaria.
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