Teresa Forcades, monaca di clausura benedettina nel monastero di Montserrat, in Catalogna, nonché teologa femminista, è sbarcata a Roma per partecipare all’incontro “Cos’è la teologia queer” nell’ambito del ciclo “Ripensare la Comunità” promosso presso il Macro Asilo dall’editore Castelvecchi. Intervistata da Askanews, la Forcades ha sottolineato i passi in avanti fatti dalla Chiesa cattolica in ambito LGBT.
Credo che sul tema dell’accettazione dell’omosessualità o delle minoranze sessuali in generale nella Chiesa, Papa Francesco non abbia promosso cambiamenti dottrinali, però l’atmosfera nella Chiesa sì che è cambiata. Io posso parlare per me e per altre compagne che lavorano per un’inclusione piena dell’omosessualità nella Chiesa, che hanno smesso di essere perseguitate e di subire pressioni, quindi in questo senso il cambio è stato notevole. Invece credo che il Papa attuale abbia meno comprensione per le rivendicazioni delle donne, crede che non ci sia bisogno che le donne abbiano accesso ai luoghi in cui si prendono le decisioni. Su questo non vedo un atteggiamento così attivo. Credo abbia avuto una volontà chiara nel Sinodo della Famiglia di fare passi avanti sul tema dell’omosessualità, anche se i risultati sono stati pochi. Io non vedo questa volontà sul tema delle donne.
Monaca, teologa e medico, la Focades ha insegnato teologia alla Università Humboldt di Berlino, dove ha approfondito il tema della “teologia queer”, da lei così definita.
Uso la parola ‘queer’ per indicare questa caratteristica di unicità di ogni essere umano: ci sono stereotipi di femminilità e di virilità e molti altri stereotipi, ma ogni persona è cosciente di essere originale e unica. Questo è ciò che la parola queer indica nel mondo delle minoranze sessuali, ma è una parola che supera l’ambito sessuale e può essere applicata alla soggettività umana in generale. Io la applico alla teologia ispirandomi al capitolo III del Vangelo di Giovanni dove Gesù dice che bisogna nascere di nuovo, rinascere significa rinascere dallo spirito e dallo spirito possiamo rinascere solo in modo soggettivo, personale, originale. La relazione con la teologia femminista è chiara, perché la teologia femminista si fonda sulla base che come donne ci è stato imposto un modo di essere, delle caratteristiche che sembra che dobbiamo avere per essere ‘davvero’ donne. La teologia femminista dice no: ogni donna deve trovare il suo modo di esserlo. Questa libertà individuale, che da sempre il femminismo rivendica, trovo che dialoghi molto bene con le idee ‘queer’.
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