E’ stata una buona notizia il riconoscimento dell’unione tra due uomini, registrato all’anagrafe in Tunisia. Si tratta di un matrimonio celebrato in Francia tra un cittadino francese di 31 anni e un 26enne tunisino. Ma qualcuno parla di errore amministrativo. Andiamo con ordine.
L’associazione “Shams – per la depenalizzazione dell’omosessualità in Tunisia” ha diffuso la notizia condividendo anche la documentazione ufficiale, rispondendo a tono a chi aveva polemizzato contro la decisione di riconoscere la coppia anche in Tunisia, nonostante l’omosessualità sia reato.
A pubblicare le carte, è stato un personaggio molto conosciuto nel paese arabo: Mounir Baatour. Avvocato pubblicamente omosessuale, lo scorso anno si era candidato alle presidenziali, per essere poi escluso dalla campagna per delle cause mai chiarite. Ormai da tempo vive a Marsiglia, dopo aver ricevuto diverse minacce di morte.
Ma nonostante la lontananza dal suo Paese di origine, Baatour continua sempre il suo lavoro di attivista LGBT, spiegando all’ANSA che nonostante l’omosessualità non sia riconosciuta, la Tunisia non può fare nulla contro il riconoscimento del matrimonio gay, poiché scaduti i termini per ricorrere in appello.
L’errore amministrativo dietro il matrimonio gay in Tunisia
A parlare di errore amministrativo come modo per eliminare il riconoscimento del matrimonio gay in Tunisia è ministro degli Affari locali, Lofti Zitoun. Assicurando che il governo non ha assolutamente la volontà di legalizzare l’omosessualità e le coppie dello stesso sesso, ha già annunciato che richiederà un controllo per verificare se non è davvero possibile eliminare la trascrizione dall’anagrafe. Sottolinea inoltre che questo non è il primo matrimonio gay in Tunisia, bensì il secondo.
L’ANSA ha interpellato l’avvocato Giorgio Bianco dello studio Giambrone Law, al quale ha chiesto chi ne uscirà vincitore da questa controversia causata dalla burocrazia. Parla di un “errore amministrativo che risulta essere contrario ai valori costituzionali tunisini“, poiché non si può definire come un primo passo alla legalizzazione delle unioni LGBT.
In sostanza, dovrà essere la politica a fare il primo passo, prima di tutto eliminando l’omosessualità dal codice penale. Un percorso che appare molto difficile. Nonostante questo, i neo sposi potranno vivere, legalmente riconosciuti.
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