Apre a Roma il Canapa Caffè che promuove la cannabis terapeutica

I proprietari sfidano le contraddizioni legislative del nostro Paese che, pur riconoscendo il valore terapeutico della Cannabis, vieta di fare le terapie fuori casa.

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Luca Mantuano e Carlo Monaco sono due dei fondatori del Canapa Caffè, il primo locale pubblico nel nostro Paese che intende essere un luogo di aggregazione per tutti i pazienti che utilizzano la cannabis a scopo terapeutico.

Negli spazi del locale, situato nel quartiere San Lorenzo, oltre ai prodotti a base di canapa alimentare (priva della sostanza psicoattiva THC) si trova una sala dove tutti coloro in possesso di prescrizione medica possono assumere medicinali a base di Cannabis utilizzando un vaporizzatore messo a disposizione dai gestori: “Sfidiamo così le contraddizioni legislative del nostro Paese che, pur riconoscendo il valore terapeutico della Cannabis, vieta di fare le terapie in luoghi diversi dalle proprie abitazioni“. “Uno spazio interamente dedicato alla cultura della canapa a 360 gradi” spiegano i gestori, “ma qui non si fuma a scopo ricreativo. È un’associazione culturale con tesseramento gratuito, dove poter scoprire tutti i benefici e i vantaggi che l’utilizzo di questa antica pianta può offrire”.

Riportiamo qua un’intervista rilasciata da gestori a luglio all’Huffington Post:

Perché avete voluto creare uno spazio di questo tipo? Da dove nasce questa idea?
“Carlo ed io siamo due pazienti che da tempo hanno deciso di curarsi senza dover ricorrere alle medicine convenzionali, sostituendole con un farmaco legale a base di cannabis. Lo producono in Olanda e si chiama Bedrocan. Il mio socio soffre di anoressia nervosa, io di attacchi di panico, sono intollerante alle benzodiazepine e avevo bisogno di trovare farmaci che non mi dessero effetti collaterali.

Con l’apertura del Canapa Caffè, vogliamo dare la possibilità a chi si cura come noi, di avere un luogo dove socializzare e fare terapia anche quando non si è tra le pareti di casa. Inoltre, siamo due attivisti e da anni portiamo vanti battaglie antiproibizioniste. Canapa Caffè nasce infatti da Canapa Info Point, un’associazione nazionale che mira a informare e a sensibilizzare sulle molte qualità di questa pianta, che fino a tanti anni fa aveva una grande diffusione in Italia”.

Che cosa si potrà fare dentro il Canapa Caffè?
“Intanto sentirsi a proprio agio e passare del tempo di qualità. Saremo aperti dalle 10 del mattino fino a mezzanotte no stop, proprio per poter dare ai nostri associati la possibilità di vivere i nostri spazi durante tutta la giornata. Si potrà sorseggiare una tisana in tranquillità, mangiare uno spuntino, soffermarsi a leggere una rivista o controllare le mail grazie al servizio internet wi-fi. Chi vuole potrà acquistare prodotti alimentari, cosmetici, tessili e artigianali, conoscendo così le cooperative italiane che operano in questo settore. In programma ci sono tanti corsi formativi e informativi, e la sera si fa festa a suon di concerti reggae”.

Partiamo dall’offerta food…
“Si inizia la mattina con la colazione, durante la quale serviremo caffè, cappuccini, cornetti integrali, crostatine e infusi a base di canapa. Anche a pranzo e a cena, tutto il menù sarà declinato con questi ingredienti naturali. La canapa è un alimento nutraceutico, cioè che nutre e cura allo stesso tempo, non dà allergie ed è ricca di Omega 3 e Omega 6. Fa benissimo e tutti possono assaggiare i nostri piatti, perché i prodotti che usiamo non hanno il THC o se lo hanno, è sotto il livello consentito dalla legge, quindi non danno nessun effetto psicotropo.

Stiamo creando una nostra linea con il nostro marchio “Canapa Caffè”, ma intanto abbiamo voluto avviare delle collaborazioni con delle piccole cooperative italiane, sparse per tutto il territorio.
Nella nostra associazione ci sarà una bacheca con una cartina del nostro Paese, dove in ogni regione saranno segnalati i prodotti che andremo a trattare. Molte aziende già le conosciamo, abbiamo visto i loro campi, sappiamo come adoperano, i materiali e i laboratori che utilizzano”.

E sul fronte degli eventi?

Oltre ai concerti live, essendo un’associazione a iscrizione gratuita, ai nostri tesserati offriremo anche workshop e incontri, senza dover pagare nulla. Proporremo corsi di cucina per gli associati che avranno la curiosità di conoscere i metodi di preparazione dei cibi presenti nel nostro menù, come ad esempio preparare la pasta fresca alla canapa. Vogliamo proporre anche degli incontri di aggregazione sociale per poter informare sugli aspetti legislativi, medici, ma anche sulle novità nazionali e internazionali.

Puntiamo soprattutto a chi ha dei pregiudizi: la canapa è una pianta come tutte le altre, che cresceva in Italia sessant’anni fa dove ora vediamo l’ortica. Ha più di 120 principi attivi, ma quelli che si conoscono attualmente sono solo 7-8 e l’unico principio E’ un prodotto in via di sviluppo e può essere utilizzato in tantissimi settori, dalla salute alla bellezza, fino alla costruzione di edifici o di automobili”.

La vostra unicità è la sala terapeutica, dove i pazienti possono vaporizzare la loro medicina senza equivoci. Chi è che ne può usufruire?
“Tutti i pazienti che dimostrano di avere i documenti in regola per farlo. Ovviamente saranno solo maggiorenni. Chiederemo un documento di identità, la tessera sanitaria, il certificato medico che prescrive il piano terapeutico, la ricetta del dottore, che può essere quella di importazione diretta, attraverso le aziende sanitarie locali e le farmacia a loro convenzionate”.

Qual è la prassi da fare per curarsi con la cannabis?
“Il medico compila un modulo che va al Ministero della Salute, sezione stupefacenti. Qui prendono in visione la richiesta e una volta data l’autorizzazione, la mandano alla Bedrocan, in Olanda. E’ l’unica azienda europea autorizzata alla produzione e alla distribuzione di farmaci a base di marijuana in diversi Paesi. Una volta inviate al paziente le coordinate del bonifico per effettuare l’ordine, spediscono le inflorescenze in barattolo alla ASL, loro ti chiamano e tu le vai a ritirare. Questa è la prassi per l’importazione diretta.

Altrimenti il dottore fa una ricetta bianca e con quella si va in una delle pochissime farmacie galeniche autorizzate e si paga dai 25 euro ai 38 euro al grammo. Dei costi altissimi dunque. Chi in Italia non vuole usare la medicina convenzionale, è obbligato a spendere cifre esose. Nel Lazio non abbiamo ancora la legge sulla cannabis terapeutica, ma nelle regioni in cui c’è, si può prenderla da un medico convenzionato o da un ospedale, senza pagarla. Purtroppo chi non ha questo privilegio, molte volte la compra dallo spaccio locale o l’autoproduce”.

Perché un paziente terapeutico dovrebbe venire a vaporizzare da voi?
“Per dare assieme a noi un segnale di cambiamento. Lo Stato Italiano prevede che si può consumare solo a casa, non si può trasportarla. Il Canapa Caffè nasce come risposta a questa forma di limitazione. Come fa una persona che lavora tutto il giorno a Roma e abita fuori dal raccordo a curarsi? E chi viaggia di continuo? Negli spazi pubblici per ora è vietato.
Non esiste una legge che lo permette, ma stiamo lavorando con un team di avvocati, due dei quali sono quelli che hanno fatto cadere la legge Fini-Giovanardi, per cercare un vuoto legislativo, trovare l’anticostituzionalità e far cadere l’articolo 79 del Dpr 309/90.

Anche il mio socio ed io siamo dei pazienti terapeutici e circa 20 giorni fa abbiamo toccato con mano questa mancanza di diritti e di informazione. Siamo stati fermati dalle forze dell’ordine e quando hanno visto che avevo un barattolo di Betrocan, ma anche tutti i relativi documenti che attestavano che quell’erba era solo curativa, ci hanno trattato come criminali e spacciatori. Abbiamo aperto un’interrogazione parlamentare, se ne discuterà il 20 luglio”.

Qual è il vostro desiderio?
“Di essere delle persone libere di curarci anche con metodi non convenzionali. Ci piacerebbe che il nostro progetto pilota sia seguito da altri in Italia, per dimostrare che chi utilizza questa pianta per motivi di salute non deve più nascondersi o sentirsi discriminato come se fosse un tossico. Associare il discorso droghe alle malattie è pregiudizievole ed errato. E noi vogliamo abbattere questo muro d’ignoranza”.

 

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