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Carta di soggiorno al marito gay. Serracchiani: “L’Italia è ferma”

La questura di Pordenone ha riconosciuto il legame di un matrimonio contratto all’estero.

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Niente di più che un atto che rispetta la legge vigente. Ma un risultato importante che ancora una volta riconosce, grazie per altro alle norme vigenti, un matrimonio tra persone dello stesso sesso contratto all’estero. E’ successo a Pordenone dove la Questura ha rilasciato la Carta di Soggiorno al coniuge sudafricano di un cittadino pordenonese. L’avvocato Francesco Furlan, infatti, aveva sposato lo scorso anno a Città del Capo il compagno Derek Wright e ad un anno dal loro matrimonio, l’unione ha ricevuto un riconoscimento ufficiale anche in Italia.
“Nessuna forzatura – ha spiegato Giacomo Deperu, presidente di Arcigay Friuli “Nuovi Passi”-: la decisione è stata presa in linea con le direttive del Ministero dell’Interno che già nel 2012, con la circolare Cancellieri, prevedeva questa possibilità”. “Oggi ci sentiamo più europei – ha commentato lo stesso Furlan, che è il responsabile legale di Arcigay Friuli – potendo godere di un diritto già riconosciuto da tempo in altri Paesi Ue. Non capiamo come la Questura possa riconoscerci un diritto e lo Stato fingere che il nostro matrimonio non esista. Ringraziamo il dirigente dell’Ufficio Immigrazione Giovanni Sparagna e la professionalità del team della Questura di Pordenone”.

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“Oggi in Italia ho tutti i diritti di un coniuge – ha aggiunto il marito, Derek – eppure sui documenti, dove mi riconoscono ‘coniugato’, mi definiscono ‘familiare di cittadino Ue’ secondo un incomprensibile pudore istituzionale che non vuole pronunciare la parola matrimonio”. Un provvedimento che si aggiunge a tutti gli altri che da tempo ormai riconoscono ufficialmente le coppie omosessuali che si sposano all’estero, non ultime le trascrizioni nei registri di Stato Civile di molti comuni.
“Appare ogni giorno più evidente la necessità che una legge dello Stato regoli, in modo chiaro e a prescindere dal sesso, diritti e doveri dei cittadini uniti da legami affettivi – ha commentato a margine Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli ed esponente di primo piano del Pd -. Ho sempre sostenuto che l’amore non dovrebbe essere munito di carta d’identità sessuale e quindi comprendo la soddisfazione della coppia pordenonese. Purtroppo questo episodio non risolve un problema con cui il nostro Paese si trova a fare i conti sempre più spesso: ogni volta che la nostra legislazione incontra quella di altri Paesi che contempla le unioni tra persone dello stesso sesso. Dovrebbe farci riflettere il dato che questi Paesi sono sempre di più, e che noi siamo fermi”.

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