#CinemaSTop, da The Dressmaker a Lo Stato contro Fritz Bauer la scelta è varia

Escono anche il controverso La Foresta Dei Sogni di Gus Van Sant e la rivelazione autoriale Sole Alto

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Arriva il ciclone camp The Dressmaker – il diavolo è tornato, con Kate Winslet e Hugo Weaving

Vorticosa commedia supercamp che vira in grottesco con Kate Winslet nei griffatissimi panni di Tilly, spavalda stilista di ritorno nell’annoiato paesino perduto nel deserto australiano per accudire la mamma abbandonata (Judy Davis). L’arrivo della Signora Fashion in rosso sconvolge uomini e donne anche perché c’è un segreto nell’infanzia di Tilly che l’aveva fatta addirittura accusare di omicidio. Ritroviamo Hugo Weaving di Priscilla nel ruolo di un sergente stregato dalla passione segreta per il travestimento. Al timone Jocelyn Moorhouse che aveva già diretto Weaving nel film gay Istantanee.

Occhio al bellissimo Liam Hemsworth in una scena di strip già cult.

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Cast top per il ritorno di Gus Van Sant, il controverso La Foresta Dei Sogni

È il film più controverso di Gus Van Sant, una strana via di mezzo tra Lost e il naturalismo spiritual-animista di Naomi Kawase. Ma va comunque visto per farsene un’idea e, comunque, il cast è di tutto rispetto: Matthew McConaughey, Naomi Watts e Ken Watanabe.

La fitta e misteriosa foresta di Aokigahara, alle pendici del Monte Fuji, è nota come luogo di elezione per aspiranti suicidi. Lì si reca l’americano Arthur Brennan (Matthew McConaughey) dopo una tragedia personale con l’intenzione di togliersi la vita. Fra l’intricata vegetazione incontra un giapponese, Takumi Nakamura (Ken Watanabe), anche lui convinto di porre fine ai propri giorni. Ma insieme a lui imparerà a vedere la vita sotto un’ottica diversa rimettendo in discussione i suoi propositi.

“Se fai a qualcuno il pitch del film in una frase – sostiene Matthew McConaugheyla reazione potrebbe essere: ‘Oh, è un film sul suicidio’. E invece no: è un film che celebra la vita. E, per quanto mi riguarda, è perfettamente in linea con la mia filosofia personale del ‘Just Keep Living’. La foresta dei sogni è una storia che celebra la vita e che dovrebbe far riflettere sulla propria esistenza, in senso buono. Lasciando la sala, gli spettatori dovrebbero riflettere a cosa si sono dedicati da quando sono nati, a cosa dovrebbero dedicarsi per il resto della loro vita, a cos’hanno da farsi perdonare”.

La foresta dei sogni

Lo Stato Contro Fritz Bauer, emoziona la storia del pubblico ministero gay che fece catturare Eichmann

Serrata e appassionante storia vera di Fritz Bauer, il pubblico ministero tedesco gay che riuscì a braccare Adolf Eichmann, criminale nazista responsabile della soluzione finale nascosto in Argentina, facendolo processare a Gerusalemme dove fu impiccato nel 1962. Fritz Bauer collaborò segretamente col Mossad, il servizio segreto israeliano, rischiando così il processo per alto tradimento. Ma grazie a un collaboratore anch’egli omosessuale, innamorato di un travestito che canta in un locale gay (lo interpreta l’attrice Lilith Stangenberg), riuscirà a non farsi incastrare – in passato Fritz Bauer ebbe problemi con la polizia danese per aver frequentato prostituti maschi. Il suo ruolo nella cattura di Adolf Eichmann fu reso noto solo dieci anni dopo la sua morte avvenuta nel 1968.

Strepitosa interpretazione di Burghart Klaussner, in grado di infondere la giusta caparbietà ma anche una profonda malinconia nel personaggio a tutto tondo di Fritz Bauer. Ricostruzione d’alta scuola che rende perfettamente il clima di soffocata omofobia nella Germania post-nazista e pure un tocco di ironia (quel paio di calzini che Bauer adora e ritrova indossati dal suo socio). Dirige con necessaria classicità tradizionale Lars Kraume, nato a Chieti ma cresciuto a Francoforte sul Meno.

Premio del pubblico all’ultimo Festival di Locarno.

Da vedere.

Lo Stato contro Fritz Bauer

Rivelazione Sole Alto, trittico serbo-croato-slovacco per chi ama il cinema d’autore

Non perdetevi questo intenso trittico serbo-croato-slovacco diretto da Dalibor Matanič, autentica rivelazione della sezione Un Certain Regard  l’anno scorso a Cannes, dove ha vinto il premio della giuria. Tre storie di passione contrastata dai conflitti interetnici e ciò che ne resta in tre decenni diversi, 1991, 2001 e 2011, interpretate dagli stessi attori – Tihana Lazovič e Goran Markovič – in ruoli differenti. Regia asciutta e bella fotografia che esalta i colori caldi in contrapposizione al gelo nell’animo dei protagonisti. Resta impresso soprattutto l’ultimo episodio, scabro e incisivo, in cui una madre con figlia si rinsediano nella loro casa abbandonata da tempo. Fra la giovane e l’uomo ingaggiato per fare dei lavori in casa si crea una tensione erotica sempre più palpabile.

Sole Alto

“Ho deciso di raccontare questa storia – spiega il regista – perché l’odio interetnico non cesserà mai di essere un’emergenza. Cinque o sei anni fa, quando ho iniziato a progettare Sole Alto, le acque sociali erano forse un po’ più calme. Ora, sfortunatamente per noi e fortunatamente per l’attualità del film, il male è tornato ad essere un elemento quotidiano: non solo nella regione dei Balcani, ovviamente, ma in tutto il mondo. Se non siamo ostili a un’altra nazione, allora siamo ostili a un’altra religione, a un’idea politica o a una scelta sessuale diverse dalle nostre, a un vicino di casa con una macchina più bella, e così via. Mi piacerebbe che tutti gli intolleranti si specchiassero nel mio film e si chiedessero: «Sono proprio sicuro di vivere una vita felice, odiando sempre qualcosa o qualcuno?»”.

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