Omofobia e superstizione, si sa, sono imparentate. A una donna il cui cognome è Gay un noto sito americano di ‘social networking’ ha rifiutato l’accesso, mentre una scuola cattolica australiana ha rifiutato di iscrivere un ragazzino per via del suo cognome, Hell (inferno in inglese).
La prima denuncia arriva dall’Inghilterra e riguarda Facebook.com, noto sito con oltre 25 milioni di utenti utilizzato da chi vuole costruirsi una comunità di amici on line con i quali mantenersi in contatto tramite i servizi offerti. Purtroppo quando Rowena Gay, una 30enne neozelandese che vive a Londra, ha cercato di registrarsi al sito il sistema ha declinato la sua registrazione invitandola a “inserire un nome appropriato”. La signora Gay è, giustamente, alquanto infastidita dall’essersi dovuta infine registrare col proprio secondo nome, Janette, omettendo del tutto il proprio cognome: «Mi sono abituata nel corso degli anni – ha detto – a qualche battuta, ma un sito internet che giudica inappropriato il mio cognome? Dove stiamo arrivando?» Non si tratta per la verità della prima di segnalazioni di questo tipo emerse nel corso degli anni: ad esempio quando la signora Gay Hamilton, abitante a Nelson, cercò di contattare via email l’assistenza clienti della Telecom ricevette in risposta una email nella quale la compagnia telefonica la informava che la sua comunicazione conteneva del linguaggio (il suo nome) che non era “appropriato” per comunicazioni di tipo commerciale.
Ancora più avvilente, ma con certe connessioni ‘ideologiche’, il caso di un bambino di 5 anni al quale una scuola privata cattolica australiana ha rifiutato l’iscrizione perché la sua famiglia si chiama Hell. È accaduto a Melborune e il pio ma evidentemente un po’ superstizioso istituto è la scuola ‘San Pietro l’Apostolo’. Per accettare ai corsi il piccolo Max Hell la direzione scolastica ha chiesto che egli venisse iscritto col cognome della madre, Wembridge, evidentemente considerato meno…demoniaco. Alex Hell, 45enne, cattolico e padre del ragazzino, ha espresso a un quotidiano australiano tutta la sua frustrazione, lamentando assurde discriminazioni per via del suo cognome. Oltretutto la famiglia è di origine austriache e in tedesco il significato della parola è del tutto opposto, significa infatti ‘brillante’. Stephen Helder, direttore di Catholic Education, ha cercato di giustificare l’atteggiamento della scuola dicendo che la proposta del cambio di cognome era stata fatta per “aiutare il bambino nella fase di adattamento a scuola”. Dopo l’ondata di critiche che l’hanno investita la San Pietro l’Apostolo ha fatto marcia indietro e si è dichiarata disponibile ad accogliere il bambino. I genitori però nel frattempo avevano deciso di cercare per il loro figlio un’altra scuola. Figurarsi che cosa gli avrebbero detto se il loro cognome fosse stato Gay… (Roberto Taddeucci)
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