In una dura interpretazione, Brooke Shields veste i panni dell’infermiera Janine Nielssen, una donna insicura e titubante, che a un certo punto della sua vita s’innamora di Sandy Cataldi (interpretata da Cherry Jones) e si ritrova a dover combattere con la famiglia che disapprova il suo lesbismo. Nonostante le difficoltà incontrate, Sandy le esprime il desiderio di avere un figlio e la convince ad accettare di allevarlo come una vera famiglia. Grazie
all’inseminazione artificiale, nasce una bella bambina che chiamano Heather, e fin qui tutto sembra andare come dovrebbe, ma poco tempo dopo il parto la tragedia cade su di loro: Sandy si ammala di Lupus, una terribile affezione dermatologica di natura autoimmunitaria, caratterizzata da degenerazione o ipertrofia dei tessuti cutanei, che colpisce più frequentemente le donne. Qui comincia il punto focale del dramma, per 5 anni Janine assiste la sua compagna durante il progressivo aggravarsi della malattia e cresce al meglio la loro figlia Heather (Jordy Benattar, in un’interpretazione molto espressiva), fino a quando Sandy, ormai stremata, cede le sue ultime forze alla morte.
A questo punto la domanda che viene naturale è: cosa succederà ora di Heather? Sandy non ha lasciato scritte le sue volontà e i suoi genitori scatenano una battaglia legale per ottenere la custodia della nipotina. Il primo round lo vincono proprio loro e, in una scena davvero straziante, Janine consegna ai nonni l’adoratissima figlia poi cade a terra colpita da un collasso. Quando si riprende decide di non mollare e nomina sua legale Terry Harrison (Whoopi Goldberg) per
costruire un nuovo argomento di difesa e cioè che la famiglia non è definita solo da relazioni di sangue.
Il film prende spunto da una storia vera accaduta negli anni ’80 in Florida, un’anomalia nel panorama legislativo di quello Stato dove gay e lesbiche sono banditi dall’adozione. E’ una storia che fa da contrappunto al recente, toccante e più famoso caso della Virginia, diventato anch’esso un film tv interpretato da Vanessa Radgrave e Valerie Bertinelli, nel quale la nonna vince la causa sulla sua stessa figlia lesbica. Secondo la rivista Variety, l’uso di queste storie al limite della tragedia da parte dei Network televisivi serve a mantenere vivo l’interesse per certe realizzazioni strappalacrime da inserire fra una storia di crimine e l’altra, fra una miniserie con effetti speciali e l’adattamento di un best-seller, a nulla di più. Il film "Cosa definisce una famiglia", non rompe i modelli e non usa particolari sfumature nelle argomentazioni legali ma – sempre secondo Variety – è ben interpretato da tutti e tocca con grande efficacia le emozioni. L’insieme delle situazioni non da risposte ad alcuna domanda. Ciò che si conosceva prima di vederlo
resterà tale e quale. La produzione di Barbra Streisand (insieme ad altri), la fluida regia di Maggie Greenwald e la sorprendente Brooke Shields restano, ahimé, politicamente corretti o almeno non toccano le corde intellettuali tanto quanto quelle sentimentali. Che ne parlino bene o ne parlino male, l’importante è che se ne parli…lo crediamo davvero?
di jaguar
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.