Ancora non ha una pagina Wikipedia in italiano, è nata due mesi fa e vale già oltre un miliardo di dollari. Clubhouse, app di social networking con chat audio solo su invito, è ufficialmente esplosa anche in Italia. Da giorni non si parla d’altro, per quanto al momento non sia ancora del tutto chiaro la sua apparente utilità.
Di fatto, Clubhouse è una sorta di MIRC vocale. Ci sono delle stanze dove chiunque può entrare, ascoltare i presenti e interagire, alzando la manina per poter parlare. Non si può scrivere. Non si possono inviare foto, video e/o altro. Si può solo comunicare tramite la propria voce. E soprattutto, ci si può arrivare unicamente grazie ad un invito e al momento solo se avete un dispositivo Apple.
Non basta scaricare l’app. Una volta scaricata dovrete essere invitati da un amico già ‘clubhousizzato’. Una volta invitati, potrete anche voi invitare due persone. Ma cosa fare, una volta dentro Clubhouse? Creare una stanza o spulciare quelle già attive, che hanno solitamente l’argomento trattato come ‘titolo d’ingresso’, dare un’occhiata ai partecipanti alla conversazione, ascoltare e perché no intervenire. In questi primi giorni la confusione regna sovrana, anche perché sono piovuti professionisti della comunicazione e dei social, spostando l’interazione su aspetti legati alle proprie professioni, al marketing, alle prospettive di sviluppo. L’autoreferenzialità è spesso dietro l’angolo, e appare difficile resistere per più di qualche minuto. Poi tendenzialmente si parla di Clubhouse in quasi tutte le stanze di Clubhouse. La noia, dopo un po’, la fa da padrona e si tende a fuggire. Si discute di televisione, di politica, di cinema, di serialità tv, di Sanremo, di diritti LGBT, di sesso, di revenge porn, di sport, di tutto e di più. Questa mattina persino Fiorello è intervenuto all’interno di una stanza. Autori tv, giornalisti e conduttori ieri sera disquisivano di televisione in prima serata. Ogni audio non viene registrato, non rimane in archivio. Scompare con la chiusura della stanza. Ogni utente deve essere maggiorenne e non sono consentiti “abusi, bullismo e molestie nei confronti di nessuna persona o gruppo”.
Ogni stanza ha uno o più moderatori (che possono cacciare un utente e decidere a chi dare parola), uno o più speaker e ascoltatori. È impossibile presenziare in più stanze. Si può entrare e uscire da una stanza all’altra, ma mai essere in due stanze contemporaneamente. Appena nato, Clubhouse potrebbe presto tramutarsi in una nuova fonte di profitto. C’è già chi parla di possibilit stanze ‘a pagamento’, in futuro, dove ascoltare conversazioni, interviste, persino podcast (perchè no) dietro compenso. Perché questo è, al momento. Una chat radio podcast in via di definizione. Per ora siamo al social work in progress che ha ammaliato e al tempo stesso suscitato non pochi dubbi tra i partecipanti. Durerà nel tempo? Nel momento in cui riavremo la possibilità di uscire la sera, di tornare al cinema, al ristorante, in discoteca, chi andrà a rinchiudersi in stanze virtuali per parlare insieme a tot persone? Perché il tempo è tutto e se vuoi partecipare a ClubHouse devi averlo, e neanche poco. Ma le potenzialità sono enormi. Tutto sta nel centrarle.
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