Qualche settimana fa ho parlato di una mia avventura erotica con un maschione bendato e intento a soddisfare i miei desideri più fatui. Sapevo di incontrare i favori di parte dei lettori ma anche i biasimi di altri. Da tempo mi viene rimproverato un eccessivo autocompiacimento nelle narrazioni più personali, anche da parte degli amici più cari, il cui giudizio tengo sempre in considerazione. Occorre distacco quando si parla di certi argomenti, dicono.
Sento però – non la si scambi per cieca ostinazione – di dover sostenere la tesi contraria. Trattandosi di uno degli argomenti più intimi che possano esistere, è necessaria una conoscenza approfondita della materia, per ottenere la quale, se non si è medici o comunque studiosi con anni di esperienza – e io non lo sono – l’unica arma a nostra disposizione è la pratica. In poche parole, usando una metafora che troppo metafora non è, per parlare di certe cose bisogna sporcarsi le mani.
È anche per questo che tengo fede, con un po’ di ritardo, alla promessa di raccontare un’altra avventura curiosa in cui mi trovai all’epoca in cui avevo a disposizione luoghi improvvisati per i miei incontri clandestini e mi imbattevo nelle sconce proposte di alcuni ragazzoni. Chissà perché, le fantasie più estreme ci vengono spesso proposte da persone con cui ci limiteremmo tranquillamente a rapporto molto banali…
Per andare al sodo, uno di questi ragazzoni mi chiese di raggiungerlo di notte ad un autolavaggio (ovviamente chiuso) e di fargli un pochino di pipì addosso. Io non sapevo se la cosa mi sarebbe piaciuta ma ero convinto che non sarebbe stata troppo rischiosa, almeno dal punto di vista sanitario. Pare infatti che il severo Dio dei cattolici estremisti non abbia previsto alcun flagello per gli omosessuali sporcaccioni che giocano con la pipì.
Visto che non mi era mai capitato prima, non fosse altro che per dire a me stesso: "Abbiamo fatto pure questa", considerato che il luogo dell’appuntamento non era lontano e soprattutto che si trovava esattamente di fianco al fast food dove lavorava un mio carissimo amico al quale non vedevo l’ora di raccontarlo, decisi di accettare e seguii scrupolosamente le indicazioni del baldo giovanotto.
Quando questi si slacciò la camicia e si fece impassibile marmo, mi attivai per accontentarlo con la minzione richiesta. Minzione che, selvaggia quanto si vuole, sorprese anche me per un aspetto che non avevo preso in considerazione: ossia che la cosa potesse eccitarmi visibilmente. Una sorpresa piacevole che avrebbe reso difficile uno scroscio costante, se il mio genuflesso interlocutore non avesse terminato anzitempo la seduta.
Sì, perché se io mi ritrovai eccitato, lui era molto più avanti. Al punto che, dopo pochi secondi, senza nemmeno lasciarmi il tempo di commentare assieme la nuova (per me solo, presumo) esperienza, subito si rivestì – ho dimenticato come fece – e si allontanò, per timore di essere scoperto da suo fratello.
Già, avete letto bene: fratello. Un fantomatico fratello che faceva il poliziotto di pattuglia e che lui era letteralmente terrorizzato potesse passare proprio in quel momento, trovandolo bagnato come quando erano bambini, ma senza genitori pronti ad ovviare alle perdite in eccesso.
A chi crede mi sia inventato tutto rispondo che non ha senso sorprendersi: non si contano gli uomini, perfino attraenti e virili, dai desideri un po’ schifosi e relativamente a rischio (almeno quello di essere colti in flagrante), capaci di fuggire un secondo dopo l’orgasmo, prigionieri di paranoie che rinnoverebbero i repertori stantii di certi comici nostrani.
Tra le pratiche sessuali meno consuete, il pissing in questione gode di un numero cospicuo di (insospettabili) estimatori, forse perché si tratta di una perversione tutto sommato innocua e scanzonata. Al punto che mi piace chiudere segnalando il retro di copertina di un film porno scovato su internet e interamente dedicato alla cosiddetta pioggia dorata: 7 of the hottest and wettest scenes since Noah built the ark!. Ossia: "Sette tra le scene più audaci e bagnate da quando Noè costruì l’arca". Se anche il film si rivelasse deludente, lo slogan da solo meriterebbe l’acquisto.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.Per scrivere a Flavio Mazzini clicca qui
di Flavio Mazzini
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