Per chi pensa che non esista omofobia e discriminazione in Italia, potrebbe essere utile un nuovo studio realizzato dall’università di Firenze, condotto da Giorgia Bulli e Stella Milani. Le due dottoresse hanno intervistato un campione di 700 studenti e studentesse di quarta e quinta superiore, all’interno della regione Toscana. Uno studio quindi da considerare solo a livello locale, ma che potrebbe dare una visione sulla discriminazione e clima d’odio che aleggia in Italia.
Giorgia Bulli e Stella Milani sono due ricercatrici del dipartimento di scienze politiche e sociali dell’università di Firenze. Prendendo come campione dei ragazzi tra i 17 e i 18 anni, hanno chiesto loro di rispondere alle domande di un questionario, in cui si analizza il livello di razzismo e intolleranza. Il risultato, mostra quando la discriminazione abbia colpito anche i più giovani, in particolare verso le persone omosessuali, rom, ebrei e cinesi.
I dati sula discriminazione nel dettaglio, con qualche sorpresa
Come conferma Il Tirreno, il primo dato interessante rilevato dalla due ricercatrici è che l’intolleranza e il razzismo è avvertita più nei maschi, rispetto alle femmine. I ragazzi che hanno risposto al questionario difatti mostrano quanto non considerino la relazione tra persone dello stesso sesso come uguale a quella tra due eterosessuali. Stessa discriminazione per quanto riguarda il concetto di diversità. Che si estende non solo all’orientamento sessuale, bensì anche alla fede religiosa, cultura e paese di provenienza.
Lo studio dice che sono i tre quarti degli studenti a non vede alcuna differenza tra amore etero e omosessuale. Ma nel dettaglio, si nota come il 70% di questi intervistati siano di sesso femminile. Una percentuale che, negli intervistati di sesso maschile, arriva al 38%.
Cosa indica questo? E’ presto per dirlo, sostengono le ricercatrici. Ora, dovranno analizzare le risposte che i ragazzi hanno dato, per comprendere il motivo di tale discriminazione. E di differenza rispetto alle coetanee. L’unica considerazione è come sia ancora doveroso, nel 2020, avviare una seria e continuativa istruzione nei confronti dell’accettazione e dell’inclusione, in modo da non alimentare una incondizionata e inutile “paura del diverso“.
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Peccato, volevo andare a leggere i dati dello studio ma non ho trovato il link alla fonte.