Visti i risultati ottenuti alle elezioni di domenica Mario Adinolfi deve essere un inguaribile ottimista, o forse un discreto paraculo.
Nelle elezioni appena concluse, dove rischiamo tuttora di avere alla guida del Paese il blocco omofobo del centrodestra guidato da Matteo Salvini, quantomeno ci siamo risparmiati l’ingresso in Parlamento del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi. Magra consolazione.
Il Caudillo degli integralisti però, forte del suo risibile 0,66% conquistato, festeggia su Facebook per il risultato numerico superiore a liste quali Civica Popolare di Beatrice Lorenzin e Insieme sostenuta da Romano Prodi. Tanto da lanciarsi poi in spericolati paragoni con la Lega, di cui dice “Nel 1987 alle politiche prese lo 0.49%, oggi ha preso il 17% ed esprime il potenziale premier. Trentuno anni dopo”.
Speculare al suo delirio, anche l’altra frangia degli ultraintegralisti, quella inserita nelle liste del centrodestra, non è da meno: accusa il PdF, con i suoi 220mila voti, di aver regalato seggi al PD e al Movimento 5 Stelle. Con alcuni collegi ancora poco chiari, solo nelle prossime ore capiremo quanti di loro siano riusciti ad entrare nelle due Camere.
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La religione cristiana può essere paragonata a una botte. Tutti sappiamo come essa, la botte, sia formata: ci sono le doghe curvate e smussate nei lati più stretti e ci sono i cerchioni di metallo che li tengono insieme e senza i quali quella si sfascerebbe miseramente. Ora, una volta costruita, una botte ha bisogno di essere periodicamente controllata, specie ad ogni cambio di stagione, in cui il caldo e il freddo gonfiano e restringono il metallo dei cerchioni che, quindi, in tal modo si spostano dal punto in cui sona stati sistemati. Quindi, ogni tanto, il bottaio con colpi precisi di un martelletto li riporta nel punto originario in cui furono posti, affinché la loro pressione tenga unite le doghe e la botte non si sfasci. Orbene, questa è l’operazione che la chiesa compie da duemila anni con la sua religione. Ogni tanto ribadisce, precisandolo, un dogma ne affina un altro, completandolo con precisazioni ancora più assurde e più incomprensibili.