Ecco arrivare a Sanremo Eminem, ovvero la patacca. Eh sí! Questo giovane americano nato il 17 ottobre 1974 a Kansas City, Missouri, e che sta portando scompiglio sulle due sponde dell’Atlantico con le sue deliranti canzoncine è il prodotto di laboratorio di una delle piú grandi e potenti industrie americane, l’industria discografica.
Ora questa stessa industria (marketing, cosa non si fa per te!) lo sta celebrando, ma dei quattro Grammy per il suo album del 2000, "The Marshall Mathers LP", ne ha vinti solo tre. Poi arrivano Madonna ed Elton John a difenderlo: Elton ci ha anche cantato insieme a Los Angeles, per i Grammy Awards. Abbiamo bisogno di aggiungere altro sulla potenza e la forza manipolativa dell’industria discografica e dell’entertainment made in USA?
Il rap nasce negli anni Ottanta nei ghetti neri e latini delle grandi metropoli americane, a partire da New York. Generalmente è un monologo che canta la rabbia, la strada, il ghetto appunto. Nel rap ci sono le tensioni proprie della grande metropoli americana, a cominciare dalle tensioni razziali. Fenomeno spontaneo, si caratterizza (ma non sempre) per i forti messaggi di violenza, omofobia (ma ci sono anche rapper gay), machismo. Quando l’industria discografica se ne appropria (questa è l’America), il rap inizia a perdere di genuinità, divenendo molto spesso fenomeno commerciale. In altre parole, il grande ingranaggio s’impadronisce proprio di quelle voci ed espressioni che erano nate come protesta e/o patologia dell’ingranaggio stesso. Il sistema funziona sempre!
Eminem-la-patacca doveva dimostrare di essere un rapper vero, al di fuori del mercato (ma via!), lui, bianco, piú nero dei neri. (A proposito, gli avrebbero dato lo stesso quattro Grammy nomination se fosse stato nero?). Ecco allora le sue "brillanti" canzoni.
"Le mie parole sono come un pugnale con un bordo dentellato, che ti accoltellerà alla testa se sei un frocio o una lesbica", compiacendosi poi, con un gioco di parole raccapricciante, dell’assasinio di Versace. (da Criminal)
"Voi froci continuate a istigarmi, finché io vi avrò sotto la minaccia di un coltello, allora voi mi supplicherete di fermarmi?" (da Kill You)
(Per un piú esaustivo repertorio di canzoni omofobe di Eminem e altri, e per la risposta di un rapper gay all’omofobo Eminem, raccomandiamo di visitare il sito https://www.fuckeminem.com)
In tutti i suoi pezzi ci sono parole di odio nei confronti di omosessuali e donne (oltre che omofobo la brillante patacca è anche misogino), insomma un caso da psichiatria piú che da discografia. Ma tant’è. Credete che l’ipocrita industria discografica e dell’intrattenimento abbia scrupoli? Rimorsi? Tanto perché lo si sappia: il target dell’industria discografica USA sono i giovanissimi tra gli 11 e i 16 anni (per il cinema si va dai 14 ai 17).
Come reagire di fronte a un veleno come questo! Ignorarlo? Saremmo tentati, ma non si può. Questa patacca è pericolosa.
Mentre l’omosessualità è stata da pochi anni cancellata dall’elenco ufficiale delle malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, purtroppo al suo posto non è stata inserita, come avrebbe dovuto, l’Omofobia. E questa malattia è devastante.
Qui negli Stati Uniti le proteste contro Eminem e l’industria discografica che lo ha creato e lo acclama, è condotta da una delle piú importanti e rispettate organizzazioni a difesa dei diritti degli omosessuali, The Gay & Lesbian Alliance Against Defamation (GLAAD)
di Gabriele Zamparini
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