Quando qualcuno evidenzia i ritardi dell’Italia rispetto ad altre nazioni viene spesso tacciato di esterofilia, e in alcuni casi viene anche accusato di scambiare per "ritardo" una scelta dettata dal buon senso (o dal buon gusto). Di certo è innegabile che – con la scusa del buon senso e del buon gusto – la libertà di espressione ultimamente non è stata esattamente il fiore all’occhiello del nostro paese.
Ne sanno qualcosa le persone che avrebbero voluto vedere la mostra su arte è omosessualità "Vade Retro", e più in generale quelli che organizzano attività che danno visibilità alla realtà omosessuale. Complotto mediatico? Omofobia generalizzata? Vicinanza vaticana? Fatto sta da noi è bastato vedere una scultura che "omaggiava" l’attuale pontefice (Miss Kitty) per annullare una mostra volutamente "soft", mentre nella pur vicina Ibiza 25 artisti olandesi sono stati lasciati liberi di allestire un’esposizione in cui comparivano anche scene di sesso gay aventi come protagonisti Giovanni Paolo II e Gesù.
L’arte, però, è una specie di zona franca per le provocazioni, in cui è concesso quasi tutto e il contrario di tutto, e non è il solo punto di riferimento valido per stabilire quanto una realtà sia culturalmente "libera". Diverso è il discorso se si prende in considerazione quello che succede per le strade. A Roma solo quest’anno si è iniziato a parlare di una gay-street (peraltro in prova), mentre nelle maggiori capitali i quartieri gay sono una realtà consolidata e fruibile da decenni. Anche qui, però, si tratta di circoscrivere la libertà di espressione nei limiti del "comune sentire" di ciascuna nazione.
Cosa succederebbe, però, se la libertà di espressione fosse ancora più ampia? Prendiamo il caso, ad esempio, alla San Francisco Folsom Street Fair, la fiera annuale della comunità leather internazionale. Qui essere leather (cioè abbracciare l’estetica del cuoio, con eventuali annessi sadomaso, di sottomissione e altro ancora), non è più solo una questione di "sesso", ma una vera e propria espressione di sè, con tanto di riferimenti, valori e persino espressioni artistiche e culturali.
Durante la Folsom Street Fair, l’ultimo week-end di settembre, un intero quartiere della città diventa un incredibile (e molto festoso) mondo a parte, libero da molte delle convenzioni e dei tabù della società perbenista e moralista di oggi. Se qualcuno è particolarmente esibizionista può anche fare sesso in pubblico, sotto gli occhi dei numerosi visitatori (centinaia di migliaia, e ovviamente solo maggiorenni). Proprio da quest’anno, per ribadire la loro linea, gli organizzatori hanno deciso di realizzare manifesti ispirati a famose opere d’arte e la prima scelta è caduta su una parodia gay dell’ultima cena di Leonardo Da Vinci (con tanto di Gesù di colore e Maria Maddalena in versione "suora della perpetua indulgenza").
A scanso si equivoci buona parte di questa imponente manifestazione (prettamente gay, ma tecnicamente pansessuale e aperta a tutti) è finalizzata a raccogliere fondi per associazioni benefiche e per la lotta all’AIDS. Il suo successo ha fatto nascere anche una Folsom Street East a New York (dal 1997) e una Folsom Europe a Berlino (dal 2003).
Ovviamente ogni anno le polemiche non mancano e la scelta del manifesto 2007 ha fatto inviperire come non mai i conservatori e i gruppi cristiani. Eppure a San Francisco nessuno si è permesso di rimuoverlo, o men che meno di annullare la manifestazione. A voi giudicare se laggiù hanno meno buon senso (e buon gusto) di noi o solo molta più libertà di espressione.
di Valeriano Elfodiluce
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