Freddy McConnell, giornalista del The Guardian, ha trascinato in tribunale il governo del Regno Unito, nel tentativo di essere registrato come padre sul certificato di nascita di suo figlio. Freddy, infatti, è nato donna.
Il Governo ha negato lui questa possibilità, sottolineando come debba essere registrato come madre del piccolo, nonostante sia stato sottoposto a un intervento chirurgico di conferma di genere. Avendo dato fisicamente alla luce il bambino, quest’ultimo, affermano dal Governo, ha il “diritto di conoscere l’identità della persona che lo portava in grembo”.
Ebbene nella giornata di ieri il presidente della divisione della famiglia della High Court, Sir Andrew McFarlane, si è schierato a favore del governo, ribadendo come Freddy debba apparire sul certificato di nascita del figlio come sua madre.
Laura Russell, direttrice di Stonewall, ha dichiarato: “È profondamente deludente sentire che la Corte si sia pronunciata contro Freddy McConnell. Riteniamo che questa sentenza sia un’occasione persa per inviare un messaggio positivo e riconoscere tutti i genitori, compresi i genitori LGBT, per quello che sono. Questa legislazione deve disperatamente essere aggiornata per garantire che le persone trans siano riconosciute per quello sono in tutte le aree della loro vita. È un altro esempio di come la legislazione attuale contraddica la fragile uguaglianza che le persone trans attualmente hanno raggiunto, creando una situazione in cui le persone trans possono avere pieno riconoscimento su alcuni documenti legali, ma non su altri. L’aggiornamento di questa legislazione andrà anche a beneficio degli altri membri della comunità LGBT, in particolare dei genitori dello stesso sesso, che affrontano una rappresentazione altrettanto inesatta e ineguale dei certificati di nascita dei loro figli. Stiamo al fianco di Freddy e il nostro lavoro continua, fino a quando una legislazione obsoleta riconoscerà lo stato legale corretto di tutti i genitori lesbici, gay, bi e trans”.
Freddy aveva pubblicamente denunciato la discriminazione subita, in quanto l’identificazione come ‘madre’ ha violato il suo diritto umano al rispetto della privacy e della vita familiare.
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