Il gay pride 2019 arriva finalmente a Trieste, dopo la fortunata parata del 2017 a Udine. Per il Friuli Venezia Giulia, questa è la seconda marcia dell’orgoglio. E anche in questa occasione non mancano le critiche, in particolare dall’amministrazione, sia comunale che regionale. Difatti, le due giunte sono passate alla destra, le quali hanno giudicato negativamente il gay pride. Nonostante la negazione del patrocinio da parte del comune di Trieste (che gli organizzatori non avevamo nemmeno richiesto), la manifestazione è stata autorizzata dalla questura, e c’è anche la data ufficiale: 8 giugno 2019.
Il Friuli Venezia Giulia per 5 anni è stata una delle regioni più attive nel campo dei diritti e delle pari opportunità. Proprio per questo motivo, gli organizzatori del gay pride di Udine avevo pensato a una parata non solo per la comunità LGBT, ma anche per lottare contro la violenza sulle donne e ogni forma di discriminazione in base alla razza, religione ed etnia. Ad oggi, però, la parata non ritroverà lo stesso entusiasmo da parte delle istituzioni.
Friuli Venezia Giulia contro ogni provvedimento anti discriminazione
Per primo è arrivato appunto il no del sindaco di Trieste Dipiazza, il quale ha negato ogni appoggio, anche se nessuno glielo aveva chiesto. Il governatore Fedriga aveva già annunciato al momento dell’insediamento di voler mettere al primo posto la famiglia tradizionale, cancellando anche i soldi messi a disposizione per la rete READY, dalla quale si sono tolti a maggio.
Con loro, anche Forza Nuova di Trieste, che hanno annunciato una contro manifestazione lo stesso giorno del gay pride. Il loro annuncio sui social: “Appresa la notizia dell’intenzione da parte di alcune associazioni di organizzare un Gay pride a Trieste per la primavera ventura, annunciamo da subito la nostra intenzione a contro-manifestare. Esibizioni del genere non devono trovare accettazione sociale, e faremo il possibile per impedirle. All’imbellettata confusione si opporranno le camicie bianche forzanoviste!” Nel 2017, due persone avevano affermato di sperare in un lanciafiamme contro la parata.
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