L’appello è esteso a tutte le case di distribuzione italiane, in particolare quelle gayfriendly quali Lucky Red e Teodora: comprate Fronteras e portatelo in Italia. Sì, per ora nessuno nel Belpaese si è accorto di questo piccolo caso internazionale, l’opera seconda di Mikel Rueda che ha vinto il Festival di Cinema Spagnolo di Nantes e ha avuto una menzione a quello di Marsiglia.
Si esce con il cuore più leggero e lo sguardo più lucido dalla sala di proiezione (l’abbiamo visto a Nizza dove è uscito da poco) perché è davvero onesto e toccante, nonostante i limiti tecnici imposti dal low budget, grazie anche alla spontanea cinegenia dei protagonisti, i giovanissimi German Alkarazu e Adil Koukouh ossia Rafa e Ibra. Due ragazzi a loro modo ‘nascosti’: il primo si sta scoprendo omosessuale dopo che con una ragazza non è andata tanto bene ma ovviamente non può rivelarlo ai compagni di giochi già avvezzi a battutacce omofobe e a uno spirito di gruppo che fa già macho nonostante l’età; il secondo è un marocchino che vive in un centro di accoglienza ma non è regolare per cui rischia l’espulsione da un giorno all’altro. Si conosceranno piano piano, diventeranno amici, poi qualcosa di più: non sarà facile per entrambi venire a patti con le proprie emozioni. C’è qualcosa del primo Téchiné nella sensibilità di sguardo, nella tenera delicatezza con cui la macchina da presa pedina amorevolmente i due ragazzi: che sia nato un vero talento?
“Avevo voglia di riunire in un medesimo film questi due temi che m’interessavano: l’immigrazione e l’omosessualità – ha dichiarato il regista a Nantes durante il Festival di Cinema Spagnolo -. Costoro nascono da due realtà molto diverse per me, ma che sono parallele, che vivono ai margini, nascosti. Nel mondo contemporaneo ci si persuade che tutto vada bene mentre esistono delle realtà che si preferisce ignorare per evitare che intacchino le nostre vite […] Fronteras non è né una storia vera né un film autobiografico, ma è vero che questo film è nato da momenti che ho vissuto, da sentimenti che ho potuto provare, di periodi della mia vita in cui mi sentivo perso, fino a non sapere esattamente chi fossi, a cercare di essere qualcuno che volevano io fossi”.
Nel ruolo di un addetto alla sorveglianza del centro di accoglienza troviamo l’attore feticcio di Alex de la Iglesia, il veterano Alex Angulo, scomparso tragicamente in un incidente d’auto dopo aver girato il film: a lui è dedicato Fronteras, la cui realizzazione ha richiesto ben sette anni. “Alex Angulo era molto importante per me – spiega Rueda -. Ha amato molto il mio progetto. Mi ha aperto le porte di casa sua a Bilbao, ha scommesso su questo progetto che mi ha aiutato a sviluppare. Ho scritto un personaggio per lui, è un mio attore di riferimento”.
Speriamo davvero che Fronteras riesca a superare il confine nazionale francese per approdare in Italia. Lo merita.
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