72 piazze: questo il numero, incredibile, delle manifestazioni previste in Italia (ma anche all’estero, a Londra) il 23 gennaio prossimo (clicca qui per la mappa e l’elenco aggiornato ad oggi). “Svegliatiitalia” è il riuscitissimo slogan sotto il quale si sono mobilitati associazioni LGBT e non, tanti cittadini eterosessuali, partiti politici e il mondo del volontariato favorevole al riconoscimento delle coppie dello stesso sesso. E, cosa assai preziosa, sia i favorevoli al ddl Cirinnà sulle unioni civili che coloro che ritengono che questo sia comunque un poco accettabile compromesso. Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, ci racconta qualcosa di più di questa mobilitazione, a distanza di una settimana esatta dal 23 gennaio.
Gabriele, ci fai il punto della situazione per quanto riguarda la manifestazione del 23 gennaio?
La mobilitazione “Svegliatitalia” si sta strutturando in tutto il paese e ad oggi siamo alle 60 città capoluogo coinvolte con iniziative di piazza, cortei o presidi. La volontà delle persone di manifestare e partecipare alla grande mobilitazione per la civiltà del nostro paese è evidente ovunque e la cosa che ci fa maggiormente piacere è che al nostro fianco si stanno schierando decine e decine di realtà associative, di organizzazioni e di singole persone, che pur non essendo omosessuali o transessuali ritengono fondamentale sostenere la battaglia per i diritti civili in Italia.
Questa mobilitazione non appartiene più solo alla comunità LGBT ma appartiene a tutti gli Italiani che vogliono far fare al nostro paese i passi necessari verso l’uguaglianza di tutti i cittadini.
Vi aspettavate una adesione così ampia? E credi che cresceranno?
L’adesione è andata oltre ogni nostra aspettativa, andando oltre la rete delle associazioni proponenti, e in molti territori stiamo assistendo alla nascita di gruppi auto organizzati in occasione proprio di questa mobilitazione. Tutto lascia supporre che crescerà ancora il numero delle città coinvolte mano a mano che ci avviciniamo al 23 gennaio.
Sulla piattaforma della manifestazione, quale è la vostra posizione? Siete a favore del ddl Cirinnà stepchild compresa, pur chiedendo eguaglianza senza ma è senza se e quindi il matrimonio?
La piattaforma della manifestazione è chiara, chiediamo a Governo e Parlamento di portare l’Italia tra i paesi civili facendo le leggi necessarie per tutelare le persone LGBT che nel nostro Paese, ormai unico in Europa, non godono di alcuna tutela. Il ddl Cirinnà non sana il tema della disuguaglianza, ma può essere un primo passo verso il pieno riconoscimento dei diritti che è il nostro obbiettivo di ieri, di oggi e di domani.
Che ne pensi della situazione attuale, con un PD nel quale un terzo dei senatori ha difficoltà sulla stepchild e paura di mettere in crisi la maggioranza di governo?
Questa legge ha i numeri per passare con una maggioranza trasversale, il Partito Democratico non credo si possa permettere di sacrificare i diritti di milioni di persone per paura di affrontare qualche dissidio interno al partito o alla maggioranza di governo. Negare i diritti, ricordava ieri Lina Palmerini sul Sole 24 ore, è un danno che non si giustifica soprattutto se dietro c’è un calcolo cinico di consenso popolare e sondaggi di gradimento. Quella dei diritti è una partita che segnerà la storia del nostro Paese, e chi se ne sottrarrà ne risponderà di fronte all’opinione pubblica nazionale ed internazionale.
In alcuni non si fidano del Movimento Cinque Stelle? Non avete paura che alla fine, nel segreto dell’urna, pur di mettere in difficoltà il PD qualcuno possa votare contro la stepchild cassando quindi l’articolo 5?
Il Movimento Cinque Stelle ha finora lealmente sostenuto il percorso della legge presentata dal Partito Democratico e con responsabilità e nervi saldi ha sostenuto tutti i passaggi finora affrontati dal testo di legge. Il Movimento cinque stelle ha avuto un mandato chiaro dai propri elettori e sa che in gioco c’è lo status di paese civile dell’Italia e i diritti di tantissimi italiani e italiane. I voti dei senatori grillini sono decisivi per l’approvazione delle Unioni Civili e per quello mi sono rivolto loro affinché restino saldi nel loro proposito di sostenere la legge. Il Movimento sa che la responsabilità politica ricadrebbe sull’intero Parlamento se la legge venisse affossata.
Se passasse il ddl senza stepchild o con l’affido rinforzato – pur nella versione riformulata proposta ieri – quale sarebbe la vostra valutazione finale?
La legge è già frutto di un compromesso, deve passare con le tutele previste finora. Un indebolimento del testo con soluzioni pasticciate sarebbe incomprensibile. Non solo: la via della stepchild è già stata indicata dalle Alte Corti e dai tribunali, che con precisione hanno spiegato come essa discenda dalla lettura simultanea della nostra Costituzione e dei pronunciamenti della Corte europea per i diritti umani. La stepchild adoption, in altre parole, è già la via che i tribunali hanno scelto nei casi concreti di famiglie omogenitoriali che si sono trovate ad affrontare. Il legislatore può mettere a regime questo strumento o in alternativa dovrà smantellare completamente la legge sulle adozioni: ogni soluzione diversa porterà inevitabilmente all’intervento degli organi costituzionali, che ancora una volta dovranno metter mano a una legge mal scritta.
La Stepchild adoption è un riconoscimento minimo, mirante a garantire tutele ai bambini che vivono in famiglie omogenitoriali.
Nessun passo indietro deve essere fatto dalle tutele previste nel testo attuale.
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