Godiva, la Drag Queen calabrese con origini mafiose

Intervista ad una bravissima drag queen la cui famiglia ha avuto un passato burrascoso

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Vincitrice di diversi concorsi per drag queen e rappresentante regionale nel 2013, Godiva Drag Queen, calabrese, ha in realtà alle spalle una storia fatta non solo di lustrini. Godiva, al secolo Rocco Ficara, appartiene infatti ad una famiglia con un passato burrascoso ed una nomea pesante, macchiata anche da un omicidio familiare. Ecco perché abbiamo deciso di intervistarla.

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Ciao Rocco, ci conosciamo da tempo e di te mi ha sempre colpito la solarità e l’estrema gentilezza. Solo recentemente ho scoperto questo tuo passato. Quanto questa difficile situazione familiare ha influito sul tuo carattere?
In realtà queste situazioni non hanno influito più di tanto sul mio carattere, non ero neppure nato all’epoca dei fatti né la mia famiglia mi ha mai reso partecipe di tali accadimenti: mi è capitato di sentir ogni tanto parlare di queste vicende i “grandi” ma non sono mai stato realmente coinvolto in queste storie, vista la mia tenera età. Dei miei parenti non ho che dei bellissimi ricordi: ho dedicato gran parte della mia adolescenza ai miei nonni sacrificando a volte la mia libertà ma non ho nessun rimpianto….dalla mia famiglia ho appreso i valori che ogni nucleo familiare dovrebbe impartire e dai miei nonni stessi il prezioso valore della famiglia e del lavoro onesto. Ho sacrificato spesso il divertimento cui ha diritto un normale ragazzo, questo è vero, ma questo mi ha introdotto nel mondo con maggiore entusiasmo.

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Mostrare con nonchalance la propria omosessualità ed intraprendere la professione della drag queen sono elementi che dimostrano anche una forza di carattere non indifferente in un ambiente come quello calabrese. Quasi una sfida lanciata al tuo contesto?
Non ho mai cercato di nascondere la mia normalità,il mio modo di essere e per mio carattere non ho mai ostentato la mia omosessualità. Ho sempre cercato di inserirmi in ogni contesto con la mia simpatia e la mia naturalezza, mai forzandomi di essere qualcosa che non sono. Anche la famiglia ha accettato le mie scelte e se qualcuno ha storto il naso ho sempre avuto il sostegno e l’appoggio di mia madre che fin dall’inizio mi ha saputo ascoltare, capire e sostenere in ogni mia scelta, difendendomi a spada tratta da ogni critica o pettegolezzo. Quello della drag queen è iniziato come un gioco e si è tramutato in seguito in una vera professione. Artisticamente mi ha inserito e mi ha seguito la mia madrina Doretta drag queen con la quale mi sono spesso avventurato tra i paesi della Calabria riscontrando sempre grande successo, insieme al mio gruppo ”Le Portinaie” e avvicinandoci non solo ad un pubblico lgbt ma anche a quello eterosessuale, facendo capire sempre attraverso il sorriso e la simpatia che dietro una maschera di cerone ci sono persone normalissime che vivono serenamente la loro realtà. Anche in questa scelta ho avuto la fortuna di trovarmi spalleggiato dai miei familiari, quelli più stretti: mia madre e i miei fratelli che spesso ci vengono anche a vedere durante gli show. Non ho mai voluto lanciare una sfida nei confronti di nessuno se non di me stesso prefissandomi dei traguardi che fino ad ora sono riuscito a conseguire.

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Sei mai stato vittima di episodi omofobi durante la tua vita e soprattutto durante la tua carriera di drag queen?
Per quanto strano possa apparire, non ho mai subito veri e propri attacchi omofobi ne’ da Rocco ne’ da Lady Godiva. Ho sempre goduto di grande stima da parte di chi mi segue e di indifferenza da parte di chi invece non la pensa come me: non ho insomma mai dato modo a nessuno di interferire negativamente con le mie scelte. Ho ricevuto più discriminazioni sul mio aspetto fisico che sul modo di vivere la mia sessualità.

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Ti hanno mai fatto pesare il cognome che porti? Lo usi con indifferenza o te ne sei vergognato in alcune circostanze?
So che il mio cognome spesso viene associato ad accaduti storici poco felici, ma non mi è mai pesato portarlo in giro, perchè come ho detto prima mi sono trovato circondato da un nucleo familiare che ha saputo tenere lontano il passato dalla nuova generazione. Credo che una persona non sia il cognome che porta, ma ognuno è responsabile delle proprie azioni e vada giudicato per quello che è. La vergogna è un sentimento che ormai provano in pochi anche di fronte a colpe reali, figuriamoci laddove dove non esiste colpa alcuna. Mi sono sempre saputo comportare con umiltà, facendomi conoscere non per il mio cognome ma per la persona solare e gentile che anche tu hai conosciuto senza sapere nulla del passato della mia famiglia.

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La gente per strada ti riconosce grazie alla tua carriera artistica? Vivi la tua popolarità come un riscatto per quanto subito in passato?
Reggio non è una città molto grande e spesso si collega la persona al lavoro che svolge. Io ormai vengo associato al mio personaggio come anche i miei colleghi, ma sempre con stima e rispetto: la mia stazza inoltre mi permette di essere facilmente riconduciblie a Lady Godiva. Godo della mia popolarità come un riscatto personale ai miei sacrifici e alla mia determinazione, come una risposta a chi non ha mai creduto in me e non mi ha mai sostenuto e questo va ben oltre il mio cerchio familiare. Sono riuscito a far capire ai maligni che anche qualche chilo di troppo si può trasformare in coinvolgente favolosità!

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Cosa diresti ad un ragazzo tuo conterraneo che non vive bene la propria omosessualità?
Non indirizzerei la mia risposta solo ad un mio conterraneo ma ad ogni ragazzo nel mondo che vive male la propria sessualità: direi che nel momento in cui si diventa consapevoli del proprio essere ci si sente soli ed unici al mondo, piano piano si comincia ad accettarsi e quindi a farsi accettare dai familiari prima e dall’esterno dopo, senza mai sentirsi inferiori o diversi a nessuno. Nel peggiore dei casi esistono associazioni che aiutano i ragazzi ad affrontare serenamente ogni ostacolo con sportelli di ascolto pronti a tendere una mano. Aldilà della sessualità, penso che ognuno debba essere se stesso e anche se alcune volte ci si può trovare soli, bisogna andare avanti con la speranza e la consapevolezza che si è soli solo fisicamente ma che nella nostra stessa situazione siamo tanti e che insieme si può SEMPRE!

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Come ti vedi tra dieci anni?
Mi piacerebbe riuscire a realizzare i miei progetti, i miei sogni: mettere su una vera e propria accademia per artisti che insegni non solo la padronanza scenica, il makeup e la sartoria ma soprattutto ad avere fiducia in se stessi. Diventare make up artist e trasmettere ad altri il mio concetto di bellezza. Riuscire a vivere una vita di coppia serena con una persona che sia importante per me, che mi sostenga e mi appoggi in ogni scelta della mia vita. Per il resto mi ritengo già abbastanza fortunato ad avere intorno a me una solida famiglia e un meravigliosissimo gruppo di lavoro!

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