Tutti i bimbi nati all’estero in Paesi in cui la Gestazione per Altri è consentita, dovranno essere riconosciuti anche in quei Paesi in cui la GPA è illegale. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), con sede a Strasburgo, lasciando ai singoli Stati il compito di scegliere come effettuare il riconoscimento, ovvero se tramite trascrizione nei registri dell’anagrafe o tramite adozione da parte della mamma non biologica.
Tutto è nato dalla denuncia di una coppia francese, Sylvie e Dominique Mennesson, che aveva chiesto alla Corte di Cassazione di intervenire, nel 2014, dopo aver avuto due gemelli in California tramite surrogazione. “Il diritto al rispetto della vita privata del bambino richiede che la legge offra una possibilità di un legame di filiazione tra il bambino e la ‘madre d’intenzione’“, scrive la Cedu nel suo parere consultivo, che è valido per i 47 Paesi del Consiglio d’Europa. Italia compresa.
Il bimbo nato all’estero tramite GPA, hanno sentenziato dalla Corte europea, deve essere riconosciuto come figlio di entrambi i genitori in base al suo diritto al rispetto della vita privata ai sensi dell’art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
In festa, ovviamente, Marilena Grassadonia, presidente Famiglie Arcobaleno.
© Riproduzione RiservataLa pronuncia della Cedu a favore del riconoscimento dei genitori dei bambini nati da Gestazione Per Altri e Altre conferma la bontà della strada intrapresa da alcuni tribunali e comuni italiani a favore delle trascrizioni di certificati esteri e squalifica invece chi, anche in queste ore in Emilia Romagna dove è in discussione una legge contro l’omofobia, utilizza la GPA per ostacolare il riconoscimento di nuovi diritti e tutele a favore della comunità Lgbtqi. Ci aspettiamo adesso che le istituzioni italiane recepiscano le indicazioni di Strasburgo rendendo più semplice per ogni famiglia, sia con genitori eterosessuali che omosessuali e sia con un figlio nato da gestazione per altri, il pieno riconoscimento della propria genitorialità. Il diritto dei bambini e delle bambine alla propria identità familiare viene prima di qualsiasi considerazione politica: noi lo diciamo da anni e siamo fieri che oggi la Cedu lo confermi con questa pronuncia.