Gli scoop degli outing, tra privacy e omofobia

Politici omofobi ricattati da marchette gay sarebbe una notizia bomba. Almeno così è negli USA. Qua da noi, invece, i giornalisti tenderebbero ad insabbiare la storia se ne venissero in possesso.

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L’estate è la stagione del gossip, tuttavia la stampa italiana – scandalistica e non – vede ancora gli scoop gay come un tabù, e forse anche questo spinge chi ha informazioni di prima mano a starsene zitto. Negli USA la situazione è molto diversa: proprio in questi giorni l’ennesimo politico conservatore è stato smascherato da un giovane escort. Phillip D. Hinkle, repubblicano e deputato dello stato dell’Iowa, era un rispettabile padre di famiglia fra i promotori di una campagna per la modifica della Costituzione dell’Iowa, finalizzata alla proibizione delle unioni gay.

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Tanta devozione, però, non gli impediva di frequentare un sito di annunci. Così il politico ha contattato Kameryn Gibson, un diciottenne di colore in cerca di un generoso "papi". Così il politico ha finito per pagare 80 dollari per i servizi sessuali che Kameryn gli ha offerto, più una mancia perché la cosa gli era piaciuta molto. Il politico, però, non sapeva che le email per Kameryn – spedite dal proprio indirizzo personale – arrivavano sul BlackBerry della sorella che, d’accordo con il giovane, ha venduto la storia al giornale The Indianapolis Star (nonostante la moglie del politico avesse tentato di comprare il silenzio dell’escort per 10.000 $).

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Questo non è certo il primo caso del genere: poco tempo fa un giovane escort portoricano, Giovanni Roman in arte Lucien, aveva smascherato pubblicamente George Alan Rekers, uno psicologo esponente di spicco di gruppi religiosi e associazioni che si propongono di guarire l’omosessualità. Perchè tutto questo negli USA accade senza problemi, mentre in Italia sembra fantascienza? Forse in Italia non ci sono omofobi di spicco che hanno una doppia vita? Analizziamo quello che hanno fatto gli escort americani coinvolti negli scandali sopracitati: hanno scoperto che dei loro clienti erano degli omofobi che creavano problemi alla comunità gay e al tempo stesso sapevano che non avrebbero avuto problemi a vendere l’esclusiva della loro storia alla stampa, di conseguenza hanno unito l’utile al dilettevole, alleggerendosi la coscienza, dando un contributo alla comunità gay – che ne ha fatto degli eroi – e guadagnandoci anche qualcosa. Inoltre si sono fatti tantissima pubblicità gratuita.

Analizziamo ora quello che accadrebbe in Italia se un ipotetico escort si ritrovasse in una posizione simile e avesse abbastanza "coscienza gay" per voler smascherare un personaggio pubblico omofobo. Prima di tutto farebbe molta fatica a trovare un rotocalco o un quotidiano disposto a parlarne, visto che da noi buona parte della stampa – anche scandalistica – viene influenzata, se non gestita, dai poteri forti del nostro paese. Inoltre c’è sempre lo spauracchio della legge sulla privacy. Anche negli USA ci sono leggi sulla privacy molto severe, tuttavia vengono meno quando la stampa pubblica notizie di pubblico interesse, e tali vengono considerate quelle relative alle condotte incoerenti dei personaggi pubblici. La legge italiana sulla privacy, invece, è più intepretabile. C’è poi un ultimo dettaglio: una volta che un escort si esponesse e finisse al centro del ciclone avrebbe il supporto concreto della comunità gay italiana o verrebbe lasciato a se stesso?

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Inoltre, considerando la particolare situazione italiana, non è detto che si tratti di un escort gay dichiarato e forse la paura del coming out pubblico sarebbe più grande della volontà di smascherare il politico o il religioso di turno. Tutto questo potrebbe anche spiegare perché il caso di Beppe Convertini non ha avuto seguito. Il noto modello e attore – sedicente etero – denunciò proprio questo sito al Garante per la Privacy, poiché aveva riportato le dichiarazioni del suo ex ragazzo storico, che erano già comparse su altri siti internet. Le diffide dei suoi avvocati spinserò gli altri siti a rimuovere tutti gli articoli, ma non Gay.it, che si appellò e a cui alla fine il Garante diede ragione: Beppe Convertini non si era mai fatto problemi con il gossip etero e quindi non aveva senso che il Garante intervenisse su quello gay. Giudizio esemplare che, in teoria, avrebbe potuto portare allo smascheramento di una quantità imprecisata di finti etero che animano le riviste di gossip e i troni televisivi, ma così non è stato e la notizia è stata insabbiata. Forse varrebbe la pena di rifletterci sopra come si deve.

di Valeriano Elfodiluce

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