Dopo aver ripreso Lorella Cuccarini, che via social ha messo un ‘like’ ad un tweet contrario al DDL Zan, Heather Parisi è tornata a parlare di omotransfobia dalle pagine del proprio blog.
La showgirl è partita dal commento di un utente, tale Lizzeri Massimina. Questo commento: “Per quanto mi sforzi non riesco a capire il percorso di Lorella Cuccarini, come può essere arrivata a condividere questo pensiero? (quello di Marco Gervasoni del Il Giornale.it sulla legge sulla omotransfobia). Eppure ai gay deve molto l’hanno osannata, sono stati i suoi fans più fedeli. Lavora in un ambiente dove ce ne sono tantissimi, …. ha avuto partner lavorativi dichiaratamente gay …. non riesco proprio a capire …. forse è sempre stata omofoba e lo nascondeva.”
Ed è qui che Heather ha provato a dare una prima riposta, colpendo duro sulla nemica amatissima Lorella.
Perché la contrarietà al ddl Zan contro la omotransofobia te la puoi aspettare dai partiti di destra, dal mondo cattolico e da quel movimento del Family Day che vuole riportare indietro le lancette dell’orologio ai tempi dell’oscurantismo e dell’inquisizione. Ma da un personaggio che con il mondo gay ha “flirtato”, “ha campato”, ci ha lavorato e ci lavora, e al quale deve una parte importante del proprio successo, proprio no.
A questo punto la Parisi è tornata indietro nel tempo, alla metà degli anni ’70, quando fu vittima di omofobia.
Una volta, a 16 anni, sono tornata a Sacramento da San Francisco dove studiavo al San Francisco Ballet Company e dove frequentavo la comunità gay di Polk Street. Una sera, con alcuni amici gay, uscivo da un locale e passeggiavo sull’argine dell’American River. Un gruppo di vecchi compagni di scuola si è avvicinato a noi e ha iniziato a insultare pesantemente i miei amici per loro omosessualità urlando “Faggots” (froci) e a me “Dyke” (lesbica). Mi sono girata e ho risposto: “And if I were?” (e se lo fossi?). È stato in quel momento che senza nemmeno che riuscissi a rendermene conto sono stata scaraventata a terra da un pugno diretto al viso. Ho avuto lividi ovunque per giorni e un labbro spaccato.
Una storia tante, troppe volte ascoltata negli ultimi anni, per quanto troppe persone provino a sgonfiare i casi di omotransfobia all’italiana, come fatto proprio da Marco Gervasoni, autore dell’articolo de Il Giornale che ha calamitato il ‘mi piace’ di Lorella Cuccarini.
“Sul piano dell’aggressione ai gay, l’Italia registra cifre assai più basse che altri paesi, in cui le comunità islamiche sono ben diffuse”, scrive Gervasoni. “Questo lo tengano a mente le associazioni Lgbt, sempre in prima linea per l’accoglienza. Per i vescovi, per i partiti della destra per il movimento del Family Day il ddl Zan colpisce “l’espressione di una legittima opinione …. e (crea) un clima intimidatorio nei confronti di chi ritiene che l’umanità sia divisa in maschi e femmine”.
“Ed è qui che sta l’errore”, ha risposto Heather Parisi. “Continuare a pensare che la condizione umana debba essere necessariamente fatta di “divisioni” e “differenze”. Sogno un mondo che includa invece di escludere. Mi vengono in mente le parole di Imagine: “Imagine all the people sharing all the world, You may say I’m a dreamer, But I’m not the only one. I hope some day you’ll join us. And the world will be as one” . Ah, dimenticavo! Gli stessi che criticano il ddl Zan sono anche quelli che definiscono il brano di John Lennon un “inno marxista all’omologazione mondialista” (copyright Susanna Ceccardi & Giorgia Meloni)”.
Colpiti e affondati. Tutti.
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