HOBBY: SESSO

Perché, quando non sappiamo come occupare il tempo, pensiamo subito a occuparlo col sesso?

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3 min. di lettura

Venerdì 23 marzo 2007
Ore 15.30
Casa di Flavio Mazzini
Interno giorno.
Flavio Mazzini, un uomo di 35 anni – tutti ampiamente visibili già alla prima occhiata – si è alzato da circa un’ora. Nel momento in cui facciamo la sua conoscenza, egli è affaccendato a controllare la posta sul suo computer, in particolare la mail di un amico che gli chiede da giorni un appuntamento. Digita sulla tastiera la risposta.
Dettaglio dello schermo:
Adesso faccio colazione (giuro, è tutto vero!). Quindi non credo che ce la farei prima delle 18. Non per tirarmela, ti garantisco, è solo colpa del tempo di questi giorni e della mia vita fastidiosamente bohemien“.
Clikkato il tasto “invio” e licenziata la mail, Flavio Mazzini passa in rassegna i numerosi profili che ha abbandonato come esca sul web. Dopo un controllo accurato – della durata di non meno di dieci minuti – di tutti messaggi giuntigli, il trillo delle casse lo avverte di una nuova mail in entrata: si tratta della risposta dell’amico di cui sopra.
Dettaglio dello schermo:
Non sai quanto ti capisco. Anch’io faccio una vita da sfaccendato, e mi rendo conto benissimo che infilare impegni in una giornata piena di cazzate spesso è un’impresa. A volte mi prende il desiderio di tornare a fare un lavoro da stipendiato, ma poi mi dico: sta arrivando l’estate, quando non saprò che puttanate inventarmi per riempire la giornata me ne andrò a battere al mare. Sono saggio, vero?“.
Flavio Mazzini, da persona non troppo arguta quale è, annuisce da solo scuotendo la testa e sorridendo al suo stesso monitor, poi continua la lettura: “Anzi, perché non scrivi un articolo a tal proposito? Il titolo: Perché, quando non sappiamo come occupare il tempo, pensiamo subito a occuparlo col sesso? Potrebbe essere interessante, nevvero?
Nevvero, Flavio Mazzini trova interessante questo argomento e comincia a sprofondare in una serie di elucubrazioni che renderebbero impossibile trarre un film da questa sceneggiatura, tanto sciocca e impopolare sarebbe la sua opinione. Pertanto si trova costretto ad annoiare i suoi ventidue fedelissimi con la seguente storia.
Quando, all’approssimarsi di ogni estate, cade nelle sue tipiche forme…
Continua in seconda pagina^d
Quando, all’approssimarsi di ogni estate, cade nelle sue tipiche forme – degeneri e un po’ fanée – di depressione, trascorre le sue giornate alla Oblomov, in maniera ancora più scioperata del consueto. In attesa che giunga sera, quando il caldo becco si quieta un pochino e la vita in città si anima. Tralasciando discoteche sudaticce e inconcludenti, si getta alla conquista di giovani maschi e non, schierati in parata nei locali all’aperto o direttamente in luoghi deputati ad incontri intimi.
In genere fa centro, un po’ perché ci sa fare, un po’ perché chiunque si trovi nei medesimi luoghi non vi è per caso – ognuno sceglie con che corda impiccarsi. Flavio Mazzini si diverte così, semplice come la signorina Felicita di Gozzano: asciuga i piatti, rammenda, canticchia sul suo scooter e ripensa con piacevolezza all’incontro avvenuto. Lo ha scritto due settimane fa: il sesso fine a se stesso gli piace tanto. Però…
Però, per quanto non si consideri un sex-addicted, ritenendo tale definizione aspramente censoria, si rende tuttavia conto che qualcosa in lui non va, perché le dinamiche si ripetono in misura troppo simile. Sa bene, infatti, che il giorno che verrà sarà identico a questo appena trascorso e a quello che lo ha preceduto, che lui trascorrerà le ore del giorno abbacchiato e immobile, per poi infilarsi la notte nei cunicoli del piacere come un furetto alle sue prime sortite senza la mamma.
A questo punto, più che domandare agli amici lettori quale psicoanalista consigliargli o quali vie lo spirito abbia a disposizione per affrancarsi dai piaceri della carne, il Mazzini tornerebbe alla domanda dell’amico, ossia: perché il sesso diventa un riempitivo?
Forse perché, a certi livelli, è facile da ottenere? O perché è immediatamente gratificante? O, ancora, perché consente un contatto particolare con i propri simili, anche quando tutto il mondo ci appare fatuo o maligno, insomma complotta contro di noi? O tutte queste cose insieme?
Un sesso vissuto in questa maniera – indipendentemente da depressioni gravi o un po’ fanée – finisce per uccidere, oltre gli aspetti romanticosentimentali, anche qualunque valore non puramente corporale? E questi ultimi, ossia le percezioni fisiche, finiscono anche esse per ridursi a un semplice struscio e scambio di fluidi? Beh, fatemi sapere qualcosa, prima che giunga il caldo.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista “dall’interno”, e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.

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di Flavio Mazzini

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