Il magico universo di Tim Burton, eccentrico cantore della diversità, malinconico e visionario spalleggiatore di outsiders incompresi (da Pee Wee Herman a Ed Wood, da Beetlejuice a Edward mani di forbice) si arricchisce di una colorata creatura finalmente in arrivo sui nostri schermi: ‘Big Fish‘. Una fiaba solare e ottimista, un fantasioso racconto incentrato sul rapporto tra Ed, un padre gran narratore di storie incredibili e Will, un figlio che rivede dopo anni il genitore malato di cancro e cerca di scoprire la verità sulla sua esistenza “bigger than life”. Le fantastiche memorie di Edward sono popolate da streghe-pirata con benda sull’occhio, giganti emarginati, maiali in tutù, un circo con nani obesi e ballerine siamesi, un’antologia di freaks alla Tod Browning da immaginario favolistico.
Inevitabile, poi, citare Fellini: lo stesso regista ha dichiarato: “è un complimento per me essere paragonato al grande Federico. Da piccolo trovavo che ci fosse più realtà nei suoi film o in quelli di Mario Bava, nelle favole che leggevo e nei miti e racconti popolari di cui mi nutrivo piuttosto che nella vita vera. Lo stile onirico che legava tutte queste storie è la cosa che più mi è rimasta impressa”.
Particolarmente rilevante in Big Fish è il big cast: Ewan Mc Gregor nei panni di Edward da giovane (da anziano lo interpreta un dolente Albert Finney), Jessica Lange e l’emergente Alison Lohman di ‘Oleandro bianco’ in quelli della moglie e poi camei doc di Danny DeVito come padrone del circo e Helena Bonham Carter nel doppio ruolo di Jenny e della strega (nel frattempo si è fidanzata col regista che ha lasciato Lisa Marie e gli ha dato un pargolo).
A influenzare Burton nella realizzazione del film, tratto da un romanzo di successo di Daniel Wallace, la scomparsa del padre: “Quando ho cominciato a pensare a Big Fish mio papà era morto da poco e questo ha suscitato in me una serie di emozioni, di sentimenti e di riflessioni molto difficili da verbalizzare. Non so se questo progetto due o tre anni fa mi avrebbe interessato: è stata per me un’occasione per esplorare e indagare il rapporto esclusivo e conflittuale che si instaura tra un padre e un figlio”.
A dare al titolo al film il più grande pesce mai pescato in Alabama ovviamente da Edward Bloom in una delle sue mirabolanti imprese durante una giornata speciale che non si può rivelare ma che dà un senso alla sua frase: “L’amore è la mia salvezza”.
Sicuramente un Burton meno gotico e più ‘mainstream’ che potrebbe spiazzare un po’ i suoi fans abituali. L’anima più dark del regista viene però fuori nella descrizione della cittadina inesistente di Spectre, apparentemente linda e perfetta ma che nasconde un’anima inquieta e misteriosa. ‘Big Fish’ è stato ignorato dagli Oscar che verranno assegnati domenica prossima e per cui concorre solo la migliore colonna sonora originale firmata da Danny Elfman.
Pur avendo incassi in crescendo, non è comunque riuscito a convincere la critica americana (Scott l’ha stroncato sul ‘New York Times’). Noi però confidiamo nella bislacca immaginazione di Tim Burton e non abbocchiamo.
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