IL GAY CHE SCATENÒ I NAZISTI

Nel 1938, Herschel Grynszpan, ebreo 17enne dalla efebica bellezza, diede orgine alla Kristallnacht uccidendo un diplomatico tedesco. Delitto d'odio o legato al loro amore omosessuale?

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Parigi, 7 novembre 1938. Il 17enne ebreo Herschel Grynszpan si introdusse nell’ambasciata tedesca in rue de Lille 78 e sparò cinque colpi al diplomatico 29enne Ernst vom Rath (foto sotto). L’uomo morì due giorni dopo. Si era sempre ritenuto che l’assassino volesse invece colpire l’ambasciatore in persona, il conte Johannes Welczek, in segno di protesta per l’espulsione dei propri genitori in Polonia. La propaganda nazista subito orchestrata etichettò l’attentato come un esempio della rivoluzione mondiale ebraica ab ovo. Ebbe così inizio il pogrom, la famosa Kristallnacht del 9 novembre.

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La Notte dei Cristalli, definizione ironica riferentesi alle schegge di vetro che ricoprivano i marciapiedi dinanzi i 7500 negozi ebraici presi di mira, si concluse con la morte di 91 israeliti, l’arresto di altri 26 mila, la distruzione di 177 sinagoghe (di cui 101 date alle fiamme) e la profanazione di cimiteri. Venne infine imposta alla comunità ebraica tedesca la multa collettiva di un miliardo di Reichsmark.
Il prof. Döscher, docente di storia moderna all’università di Osnabrück, è invece convinto che Grynszpan si volesse vendicare delle false promesse d’amore fattegli dal giovane diplomatico, chiamato nell’ambiente gay parigino ‘signorina Ambasciatrice’ o anche ‘Notre Dame de Paris’, per la sua nota inclinazione sessuale verso i ragazzi. E verso Herschel, conosciuto in un bar popolare tra i gay della capitale francese. Come si nota da alcune rare immagini di Herschel all’epoca dei fatti, doveva essere un bel ragazzo, dallo sguardo accattivante.

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Herschel Grynszpan nacque il 28-03-1921 a Hannover da famiglia ebreo-polacca. Hannover era ritenuta un centro gay della Germania d’allora. Negli schedari polizieschi c’erano circa 500 prostituti e il capo della polizia stimava che nella città ci fossero ben 40 mila gay su una popolazione totale di 450 mila. Herschel intraprese studi religiosi rabbinici a Francoforte ma la famiglia decise di mandarlo in salvo in Palestina quando si fecero chiare le intenzioni del partito nazionalsocialista. Non ci riuscirono, per cui nel 1936 lo fecero entrare in Francia via Bruxelles senza permesso per rifugiarsi dagli zii che già vivevano a Parigi.
Nell’agosto 1938 le autorità francesi gli intimarono di lasciare il paese, ma egli non si mosse. Dove sarebbe potuto andare? Sapeva che i genitori erano stati mandati sul confine tedesco-polacco senza saper cosa fare: i due paesi non volevano loro e migliaia di altri ebrei.

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Herschel Grynszpan quindi risiedeva in Francia illegalmente e probabilmente sperava nell’aiuto di vom Rath per ottenere dei documenti in regola. Il mancato ottenimento dei documenti fu forse il reale motivo per cui il ragazzo si vendicò sparando all’amante. Appena arrestato, avrebbe detto ai poliziotti: “Essere ebreo non è un reato. Non sono un cane. Ho il diritto di vivere e il popolo ebraico ha il diritto di esistere su questa Terra. Dovunque sono stato, mi hanno cacciato come un animale“.
Dai documenti del processo si legge però che Grynszpan dapprima si avvicinò all’ambasciatore subito fuori del palazzo senza sapere che fosse proprio lui. Chiese dove potesse incontrare il conte Welczek ed egli, fiutando il pericolo, indirizzò il ragazzo al segretariato, dove egli tirò fuori l’arma e sparò a caso. È una prova che demolirebbe la teoria che i due si conoscessero.
Venne condotto nella prigione minorile di Fresnes dove rimase fino al 1940 quando le autorità francesi ebbero necessità di spostare i carcerati; Grynszpan venne trasferito a Bourges. Lì si trovava quando giunsero gli invasori nazisti a Parigi. Il ragazzo ebreo venne consegnato alla Gestapo e sottoposto a processo.
Il governo del Fronte Popolare guidato dall’ebreo Léon Blum era incerto sul da farsi: si trattava di un minorenne, di un clandestino, non aveva la cittadinanza tedesca e nessun governo socialista avrebbe consegnato un ebreo ai tedeschi. Furono donati 30 mila dollari per assistere il ragazzo e la difesa fu approntata dalla LICA, organizzazione ebraica. In un rapporto del ministero degli esteri, della giustizia e della propaganda tedeschi si dichiarò nel gennaio 1942 che “lo scopo del processo era di chiarire al popolo tedesco e al mondo che la comunità ebraica internazionale è responsabile dello scoppio della guerra“.
Döscher afferma, dopo aver intervistato diplomatici e ministri dell’epoca, che Grynszpan rivelò ai giudici i reali motivi per cui aveva ucciso vom Rath. Quindi i gerarchi nazisti ebbero timore che le implicazioni omosessuali divenissero di pubblico dominio e rinunciarono al piano di addossare agli ebrei ogni colpa per aver scatenato il conflitto. Vennero fatti goffi tentativi di smentire l’omosessualità di vom Rath. Agenti della propaganda sequestrarono ad alcuni detenuti delle lettere d’amore ed erotiche e le spacciarono come scritte da donne francesi a vom Rath, presentandolo così come un don Giovanni tedesco dalla facile conquista. Forse fu lo stesso Hitler a decidere di interrompere il processo e di deportare Grynszpan, come si legge dai diari di Goebbels. Occorreva mettere a tacere l’ebreo; vom Rath era stato insignito di un funerale di stato e Hitler s’era presentato alla cerimonia con commossa partecipazione personale.
S’è affermato poi che la storia d’amore o di prostituzione venne in seguito inventata da Grynszpan o dai suoi avvocati, che sapevano dell’omosessualità della vittima, per attenuare le conseguenze sugli altri ebrei nei paesi occupati dai nazisti.
Ne parla lo stesso Goebbels: “Ho molto lavoro per preparare il processo Grynszpan. Il ministero della giustizia ha deciso di accusare l’ebreo Grynszpan in base all’articolo 175 (la legge tedesca contro l’omosessualità). Finora Grynszpan ha sempre affermato, a ragione, di non aver mai conosciuto il consigliere della legazione che ha ucciso. Adesso esiste una sorta di lettera anonima di un profugo ebreo che lascia aperta la possibilità che ci fosse stato un rapporto sessuale tra Grynszpan e vom Rath. È un’accusa assurda, tipicamente ebraica. Il ministero della giustizia comunque non ha esitato a includere questa accusa e girarla all’accusato“.
Sembra infine che i nazisti avessero deportato Grynszpan a Sachsenhausen, e da allora scomparve. Forse venne giustiziato subito o mori più tardi. Altre voci invece sussurravano che egli sopravvisse, tornò a Parigi sotto falso nome e venne visto in luoghi di battuage. Ma non c’è ancora alcuna certezza. Probabilmente non si saprà mai.
Un investigatore invece è convinto che non solo Grynszpan sopravvisse ma fu presente al processo contro Leopold Gutterer (segretario di Goebbels) tenutosi ad Amburgo, o almeno fuori l’aula delle udienze.
Nel 1960 venne dichiarato ufficialmente morto dalla Germania Federale. Ironia del destino, i genitori di Herschel lo avevano mandato in Francia per salvarlo dalla montante campagna antisemita ma fu lui a soccombere, mentre essi si salvarono: dalla Polonia dove furono respinti, riuscirono a fuggire in URSS.
Lo scrittore André Gide, ben informato sui pettegolezzi dell’ambiente gay parigino, scrisse che vom Rath “aveva avuto una straordinaria relazione d’amore con quel piccolo ebreo, il suo assassino“. Annotava infine che un rappresentante del Terzo Reich aveva commesso un duplice reato secondo le leggi tedesche: essere gay e aver avuto rapporti con un ebreo. È quindi un’altra prova di come il nazismo non fosse monoliticamente fedele all’ideologia hitleriana.

di Fulvio Diego Papouchado

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