Una piccola digressione sulle trasgressioni più ardite, sugli argomenti più scottanti, sui tabù più frequenti. Un ritorno alla normalità, si potrebbe paradossalmente definire. Sto parlando dell’inculata, brutto termine utilizzato spesso in senso spregiativo ma che tanto male non è, direi.
La sodomia semplice rappresenta un po’ il classico rapporto a due tra uomini, la base di una relazione, di un incontro sessuale. Eppure questo semplice, “naturale” atto ha una sua dignità e delle regole che si apprendono solo con l’esperienza, comunque ci si senta e ci si dichiari, attivi, passivi, versatili.
In questo noi gay siamo insolitamente vicini agli eterosessuali, che magari non sbandierano la loro passione per l’atto, ma sotto sotto lo considerano il top. Non a caso questa banale ma fondamentale intuizione di ritornare al principio della nostra sessualità mi è stato suggerito dalla lettura di un singolare libretto, Calisutra, sboccato e intrigante, opera proprio di un eterosessuale incallito, il “Maestro” Franco Califano.
Maestro è il sottotitolo e non si capisce bene se riferito alla sua carriera artistica o a quella parallela di scopatore di femmine.
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Maestro è il sottotitolo e non si capisce bene se riferito alla sua carriera artistica o a quella parallela di scopatore di femmine. I racconti scorrono paralleli, talvolta un po’ sgradevoli ma sempre molto diretti. I resoconti sul sesso, consigli per i giovani sui generis, forse suggeriscono anche qualche sbadiglio. La mancata condivisione della passione per la fica è perfino meno forte della separazione manichea che gli etero vivono: da un lato ci sono gli uomini, dall’altro le donne.
Per noi gay è tutto diverso, più difficile ma anche più ricco. Nell’amore come nel sesso non ci verrebbe mai da usare il “noi” e il “voi”. E ci fa anche un po’ sorridere questa barriera tra i sessi, specialmente quando diviene, come nel caso di cui sopra, un simildecalogo di ricette.
Poi però l’attenzione viene catturata da un paragrafetto: l’inculata paradisiaca. Dedicato sempre alle donne e profondamente sentito da un maschio, però assume un significato universale. Forse pure noi finocchi potremmo avere da imparare qualcosa da un etero, quando l’atto sessuale viene svelato come ricerca del piacere del partner, sopra ogni altra cosa.
Il culo bisogna conquistarselo, questo è il precetto. Magari per noi gay non sempre funziona il termine conquista (ma nemmeno mai), però la tecnica va appresa ugualmente. Non tutti sono altrettanto svezzati, non tutti sono portati allo stesso modo e soprattutto non tutti si riescono a rilassare da soli.
Un aiuto giunge al partner passivo quando l’attivo riesce a trasmettergli sicurezza. Un altro grande alleato è il sex appeal. Ma più di tutti può la buona volontà. E come il Maestro ci si può dedicare a giochi orali di vario genere, delicati e insinuanti, aspettando che sia proprio l’altro a darci il segnale di via libera. Un po’ alla volta, senza fretta.
Aiutandosi con il resto del corpo al termine della preparazione, per far aderire le due parti in causa, il glande appoggiato delicatamente, in attesa. Attesa, perché, parafrasando Califano, “è il culo a prendere voi e non viceversa”. Il passivo diventa attivo, partecipe e dominante, prende la decisione e lascia entrare. Non c’è fatica, non c’è dolore.
E quando non si riesce ad arrivare fino in fondo, non è il caso di scoraggiarsi. Perché il sesso è come un segnalibro, pare. Dove si è riusciti ad arrivare l’ultima volta, da lì si riparte, verso una meta, vicina o lontana che sia, comunque raggiungibile, se ci si impegna sul serio. E a nulla varranno tabù o presunte incompatibilità, perché se forse è vero che non tutti siamo potenzialmente attivi, credo che tutti possiamo riuscire ad essere passivi. Magari col partner adatto.
Peccato che a darci questi consigli sia un etero, per quanto non sgradevole verso il nostro mondo. Sarebbe bello poter avere in futuro un manuale di sesso dedicato esclusivamente agli omosessuali, le cui conquiste erotiche non siano viste come degradanti dagli etero. E nemmeno dai gay.
Flavio Mazzini, trentenne, giornalista, ha deciso di prostituirsi con uomini per raccontare le proprie esperienze nel libro Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005). Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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