ROMA – Al nostro beneamato direttore di Rai Uno Fabrizio del Noce deve essere preso un mezzo colpo quando la scorsa settimana uno dei fiori all’occhiello in termini di ascolti del suo ingessato canale sollazza-famiglie, Il Ristorante, ha proposto uno dei più avvilenti spettacoli di beceraggine televisiva che si ricordino: un’abbondante mezz’ora di insulti sguaiati, urla d’ira e metaforici strappi di ciocche di capelli tra tre…ehm… “signore” della prima serata.
Al centro della rissa l’inossidabile e stridula Marina Ripa di Meana, la show girl in via di disfattura Pamela Prati e la contessa aspirante popolana Patrizia de Blanck. Tutte quante si sono reciprocamente insultate in vario modo, accusandosi l’una con l’altra di essere delle straccione, delle poveracce, donne senza un briciolo di classe. Impossibile non pensare che avessero tutte in qualche modo ragione.
La vaporosa e un po’ graziosamente svaporata conduttrice del programma, l’inerte Antonella Clerici, è stata totalmente travolta da tale e tanta sovrabbondanza di decibel che non è riuscita ad arginare in alcun modo la fiumana di fango (per non dire di peggio) che le tre ladies si sono scagliate addosso. Lo spettacolo è stato oggettivamente talmente avvilente che nei giorni successivi i vertici della rete ammiraglia della Rai hanno forzatamente recitato un pubblico mea culpa, avendo forse un barlume di consapevolezza che in molti avrebbero pensato che non è questo il modo ideale di spendere il denaro pubblico che i cittadini versano obbligatoriamente ogni anno alla TV di Stato. Dopo la bagarre a farne le spese è stata tardivamente sacrificata sull’altare del buon gusto televisivo Marina Ripa di Meana, esclusa da ora in poi dall’essere tra le opinioniste invitate al programma.
I “morti di fama” che ci piace veder tribolare
Un reality show dopo l’altro (e ultimamente sono tanti…), i meccanismi sui quali si basa questo genere di intrattenimento televisivo diventano sempre più evidenti. Un manipolo di personalità più o meno sulla cresta dell’onda (c’è chi li ha perfidamente definiti dei “morti di fama”) confinati in uno spazio circoscritto, con problemi vari da risolvere e costretti a sopportarsi. Nel caso specifico, tutto questo viene combinato a suo modo genialmente con il cibo, altra grande passione degli italiani.
Dunque abilità culinaria abbinata alla personale capacità di fare squadra, risolvendo sfide comuni nella vita lavorativa di tutti i giorni (lavoro che pare del tutto estraneo dall’esistenza di alcuni di questi VIP da osteria). A dire il vero nel cast scelto per Il Ristorante le signore sono quelle che, nel bene e nel male, offrono allo spettatore ben disposto qualche motivo per rimanere sintonizzato, con le loro rivalità, bizze e interferenze.
Visto che tutto l’impianto spettacolare si regge sullo scontro tra le varie personalità dei gareggianti, i maschietti sono per lo più relegati al ruolo di belle statuine, in particolare i diversi giovani bei faccini chiamati ad affiancare le dominatrici dell’arena; tant’è che forse l’unico che in qualche modo riesce a farsi notare è l’ex ipnotizzatore d’invertebrati Giucas Casella, il che è tutto dire.
Lo spettacolo deve continuareA volte la vita reale ci mette lo zampino: Vanessa Kelly a causa di un lutto in famiglia non se l’è sentita di continuare ed ha giustamente fatto i bagagli per recarsi a casa propria. Gli autori non si sono trattenuti e hanno avuto gioco facile nello spremere all’australiana qualche lacrima di fronte alle telecamere, con tanto di musica triste di sottofondo e addii in slow motion. Piccolo esempio di manipolazione sentimentale ad opera della TV del dolore, peraltro neanche tra i più insistiti (la vera regina nel campo dello sciacallaggio in questo campo è, si sa, Alda D’Eusanio).
Partita la Kelly lo show ha ripreso il suo percorso sui binari consueti degli scontri interpersonali: le tensioni e i conflitti fanno spettacolo, i ristoratori alternano momenti di apparente grande amicizia ad altri nei quali si danno dei morti di fame, si accusano reciprocamente di essere invidiosi.
Naike Rivelli dice a Tina Cipollari di stare alla larga dalla “sua” cucina, Serena Grandi si lamenta nella dispensa del comportamento di un compagno d’avventura. La contessa Patrizia de Blanck nel frattempo è stata defenestrata dal democratico voto pubblico (democrazia a pagamento: vuoi votare? sborsa un euro), ritrovando in studio ad aspettarla la figlia Giada, presenzialista televisiva senza talento né charme che infatti non ha trovato di meglio da fare se non strillare nel microfono rivolta alla madre “Sei una gran signora!!!”. Eh sì, queste contesse: si vede proprio che la classe non è acqua…
Verissimo!
Tra un rantolo imbarazzato ed un sospiro di stanchezza, il barcone del Ristorante procede con grandi ascolti. Ma l’appeal sta tutto nell’attesa della prossima lite furiosa e non certo della prossima sbucciata di patate. Funziona un po’ come per le furibonde accapigliate tra Linda Evans e Joan Collins in Dynasty: erano quelle che facevano registrare i picchi d’ascolti, erano quelle che regalavano agli spettatori qualche straccio d’emozione. Lì era tutta finzione, qui invece è tutto “verissimo”. Per chi sta al comando del Ristorante c’è la difficoltà di dosare i vari ingredienti senza ricadere nell’indegno spettacolo offerto nella puntata dell’11 gennaio, anche perché i dirigenti Rai hanno detto chiaro e tondo che non avrebbero tollerato altre scenate simili. Il problema è che la trasmissione riesce ad essere divertente solo quando tracima sgraziatamente nel trash. Davvero si pensa che gli spettatori vogliano sorbirsi altrimenti noiose serate a base di Vip e pseudoVip che si esibiscono ai fornelli? Ne dubitiamo. Le prossime settimane lo diranno.
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