Da una settimana vittima di odio social, stampa e politico, Imane Khelif è arrivata fino alle semifinali di Parigi 2024, conquistando una più che meritata medaglia. Se sarà di bronzo, argento o oro lo scopriremo il 6 agosto, quando l’atleta algerina incontrerà la pugile thailandese Janjaem Suwannapheng. Al termine dei quarti di finale contro l’ungherese Anna Luca Hamori, che poche ore prima l’aveva insultata sui propri canali social dandole dell’uomo e del mostro, Imane è scoppiata in lacrime, tra gli applausi scroscianti del pubblico presente. Assediata dai cronisti e dai fotografi, a fine match Khelif ha così commentato il proprio trionfo:
“Combatto per l’onore e la dignità di tutte le donne. Ho lavorato duramente per essere qui, e sono orgogliosa di portare una medaglia al mio paese. Il popolo arabo mi conosce da tempo, per anni ho combattuto in tutte le competizioni internazionali. Tanta ingiustizia nei miei confronti, ma io dalla mia parte ho Allah”.
#ImaneKhelif vince ai punti l’incontro contro la pugile ungherese che poco prima l’aveva definita un mostro su IG e scoppia a piangere. Perché non c’è da combattere solo sul ring, c’è pure da lottare contro un mondo fatto di omofobi fascisti e schifosi. Forza ragazza, non mollare pic.twitter.com/RlNemg2qYB
— MR MOJO RISIN’ (Gimmoriso’) (@fawollo13) August 3, 2024
Nel frattempo suo padre, Omar, si è quasi trovato costretto a dover mostrare i documenti anagrafici di Imane, che attestano il suo essere nata donna come più e più volte precisato dal CIO. A voler smontare ancora una volta le bufale nate in Russia e presto rimbalzate in tutto il mondo, con il governo Meloni a darne risalto e slancio ulteriore. “Mia figlia è una ragazza ed è un’eroina. Se Dio vuole, vincerà l’oro e innalzerà alle Olimpiadi di Parigi 2024 la bandiera dell’Algeria. Khelif Imane è una donna. È scritto qui potete leggerlo“, ha insistito l’uomo mostrando i documenti alle telecamere.
Parole tutt’altro che ascoltate da chi incredibilmente continua ad alimentare la fake news transfobica, per la gioia della Russia di Vladimir Putin che vuole abbattere le Olimpiadi di Parigi per attaccare la Francia di Macron che da due anni è dichiaratamente al fianco dellUcraina. Tra i seminatori di odio spicca, come sempre, Donald Trump.
Il presidente USA ha definito Khelif “una persona che ha fatto la transizione, un bravo pugile uomo”. “Con me gli uomini non parteciperanno agli sport femminili“, ha continuato il candidato repubblicano alla Casa Bianca, ribadendo tutto il suo odio transfobico a cavallo di una bugia infamante. “Quello che sta succedendo alle Olimpiadi di Parigi accadrà anche qui con Kamala Harris“, ha insistito Trump da Atlanta, che ha così provato a spostare la questione sulla politica interna in vista delle elezioni di novembre.
Dall’Italia, nel frattempo, sono arrivate ulteriori precisazioni sul “caso” Imane Khelif.
Dopo il comunicato congiunto delle assiociazioni intersex è arrivato quello netto e inattaccabile della SIE – Società Italiana di Endocrinologia.
“La commissione malattie rare della Società Italiana di Endocrinologia ricorda che fra le numerose malattie rare endocrino-metaboliche ve n’è una (la sindrome da resistenza agli androgeni) in cui si nasce donna, e come tale si cresce fisicamente e psicologicamente, pur possedendo un corredo cromosomico maschile (46XY)“, hanno sottolineato.
“Tale condizione, che nulla ha a che vedere con le disforie di genere o altre rare patologie che possono determinare intersessualità o uno stato transgender, è dovuta ad una anomalia genetica che impedisce al testosterone, l’ormone sessuale maschile, di interagire con il suo recettore in tutti i tessuti del corpo. A seguito di tale anomalia genetica, queste donne hanno livelli di testosterone pari agli uomini, ma, essendo il suo recettore inattivo, senza alcun effetto biologico, compreso verosimilmente quello sulle performance sportive. Infatti, non vi sono dati scientifici che dimostrino vantaggi sul potenziamento o sulla contrazione muscolare, sulla resistenza fisica o su altri parametri attinenti all’attività motoria. A riprova di ciò, queste donne presentano una ridotta o assente crescita della peluria persino nelle tipiche sedi femminili e nessun effetto mascolinizzante sui genitali o su altri apparati. Essendo la resistenza al testosterone presente geneticamente sin dal concepimento, lo sviluppo in senso femminile inizia già nel periodo embrionale; per questo motivo, alla nascita, il genere attribuito è quello femminile. Solo alcune di esse, con resistenza parziale al testosterone, presentano genitali ambigui alla nascita, e richiedono interventi chirurgici correttivi. Tale patologia genetica determina anche fragilità fisiche e psicologiche, derivanti dalla privazione degli effetti fisiologici esercitati dal testosterone in tutti gli esseri viventi, indipendentemente del genere cui appartengono.
In mancanza di adeguate informazioni cliniche non è possibile essere certi che sia questo il caso di Imane Khelif, l’atleta algerina che si sarebbe dovuta confrontare con la pugile italiana Angela Carini alle Olimpiadi in corso a Parigi, anche se è assai probabile. Non dovrebbe essere necessario ricordare che questioni di tale delicatezza dovrebbero essere affrontate solo su basi scientifiche e culturali adeguate, rinunciando a pregiudizi e posizioni ideologiche e non rendendole oggetto di speculazioni politiche. Ogni individuo con problemi di salute ha diritto al rispetto; tale considerazione è ancora più forte se si considerano patologie genetiche e croniche“.
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