Da qualche mese sono (anche) su Instagram e mi sono subito reso conto che, a differenza di Facebook e Twitter, questo ha l’impareggiabile vantaggio di poter evitare di arrovellarsi il cervello per trovare l’aforisma più arguto per raccogliere consensi. Basta una bella foto e via. E se sei anche mediamente un bel tipo, vai di autoscatto in bagno e stai sicuro che prendi più voti di Bersani alle primarie del PD.
Ufficialmente mi sono iscritto perché se voglio lavorare nel mondo della comunicazione devo tenermi aggiornato su tutti i nuovi media ed essere iscritto ai social più di tendenza. Ufficiosamente, l’ho fatto per appagare il mio impulso voyeuristico di affacciarmi sulle vite degli altri. Soprattutto se questi sono attori porno. Ecco che in poche settimane sono arrivato a collezionare la mia squadra di fanta-porno.
Proprio spulciando tra le foto di un attore della "Insy Productions" (così ho chiamato mia scuderia) è cominciata la storia tra me e Jay Roberts (lo so che quando si inizia a parlare di "noi" nel riferirsi a qualcuno mai visto di persona il passaggio per diventare Annie, l’infermiera pazza di Misery non deve morire, è davvero breve, ma lasciatemi questa illusione). Si era scambiato un commento con uno dei miei "porno-amici" e nonostante la miniatura davvero ridotta della sua foto che sembrava uno di quei dipinti che fanno i cinesi sui chicchi di riso che riesci a vedere solo se usi le lenti dell’Hubble, avevo comunque intravisto della bellezza. Immediatamente sono andato ad aprire il suo profilo. E non mi sbagliavo.
Un piccolo giro d’indagine in rete e scopro così che Jay è una star britannica del porno system mondiale ma quello che mi ha colpito più di
lui è il sorriso innocente che si allunga su due file sterminate di denti immacolati e uno sguardo lapislazzulo dolce e rassicurante (sulla sua dotazione invece, visto il suo lavoro, non avevo neppure bisogno di indagare). Ovviamente sono pazzo di ogni singola foto pubblicata. In una è con la madre mentre prepara un equivalente inglese del nostro ciambellone, in un’altra abbraccia il nipotino e in un’altra ancora è lì a giocare con un golden retriver, insomma, come non innamorarsene? Certo, scendendo, lo trovi anche nudo con indosso solo delle imbracature da leather in pelle e anelli d’acciaio, ma su di lui calza come la corazza scintillante del principe azzurro delle favole.
Sono anche diventato un assiduo lettore del suo blog (a riprova del potere virale che hanno i nuovi media nell’espandere il nostro interesse). Forse non è esattamente come il mio, ma è sempre interessante conoscere le schede tecniche dei suoi film in uscita, vederne i trailer e conoscere il nome delle co-star (da lì ho anche scoperto che ha recentemente lavorato con un ragazzo che veniva nella mia palestra, così per dire l’effetto villaggio globale). Ovviamente lui non ha la più pallida idea di chi io sia eppure sento di aver stabilito una certa companionship (che possiamo descrivere anche come quel sentimento illusorio che ci fa credere di poter condividere qualcosa con persone sconosciute).
Certo, se volessi farmi davvero notare, potrei bombardare le sue foto di "cuoricini", e vedendosi una scarica di notifiche sul suo telefono provenire
tutte dalla stessa persona ci sarebbe una buona probabilità di essere notato, ma non voglio dargli l’idea di essere uno di quegli sfigati che vive nella speranza che prima o poi si accorga di me tra gli 8000 apprezzamenti che riceve mediamente ogni volta che pubblica anche la foto di un’unghia incarnita. Io non ho bisogno di questi mezzi perché io lo so, un giorno, vedendo una mia foto particolarmente ispirata, anche lui mi inizierà a seguire. È per questo che ultimamente scatto e pubblico più foto di un autovelox di sera sulla Roma-L’Aquila. Del resto si sa, l’amore non pretende ed è paziente, e poi io questo fine settimana sono a Londra e, non per allarmarvi, ma, ovviamente, so anche dove abita.
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti