IO E MARGHERITA

Parla Stefano Pais, scartato a Sanremo con la canzone scritta per lui dalla gay-friendly Margherita Hack. Le doti necessarie per affermarsi in campo musicale? «Forse se avessi le tette…»

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Stefano Pais ci accoglie nella sua casa, arredata con molta cura dei particolari, alle quattro e mezza del pomeriggio, portando in tavola un piattino fumante.
«Dispiace se mangio mentre facciamo l’intervista? Solo due uova al tegamino. Anche perché di più non so fare… Ho una cucina nuova e il frigo perennemente vuoto, me lo rimproverano tutti. Ma secondo me la cucina serve più per arredare che… Ma stai già registrando? Guarda che ti faccio causa, così andiamo pure a Forum…».
Ti mancherebbe solo questo, dopo tante polemiche tra Baudo, Hack, Merini e gli altri grandi esclusi da Sanremo. Immagino che la prima domanda che ti avranno fatto in molti è come vi siete conosciuti tu e Margherita Hack.
Me lo chiedono tutti e rimangono delusi, perché si aspettano che debba esserle perlomeno parente, cosa che naturalmente non è. L’ho conosciuta anni fa grazie a un amico comune e ci siamo trovati subito uniti dal grande amore per i gatti. Nulla a che vedere con le stelle, di cui davvero non capisco niente. Ma le amicizie non si programmano: vengono da sole. Una volta, per esempio, ho visto la Montalcini alla fermata dell’autobus, ma non è che mi sono fermato a parlare con lei per cercare di farmi scrivere una canzone.

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Ci hanno pensato i Jalisse, che pure non sono stati invitati al Festival.
I Jalisse forse prendono lo stesso autobus. Mi pare fosse il 38 barrato…
Siamo noi a sbagliare, pensando che una scienziata di fama mondiale debba esserlo 24 ore al giorno?
Margherita è un essere umano, come tutti. Ogni tanto vado a trovarla a Trieste e, quando viene a Roma per le conferenze, io vado in giro con suo marito Aldo. Poi la sera ordino le pizze e mangiamo tutti insieme. Anche se, adesso che ho la cucina nuova e ogni tanto provo a fare qualcosa, mi sembra che preferiscano andare fuori. Non so se è una coincidenza…
Di cosa parlate?
Di tutto. Lei e Aldo sono persone fuori dal comune. Margherita è istintiva ma anche molto tollerante. Per fare un esempio, lei è vegetariana ma a tavola non dice nulla a chi mangia carne. Non sale mai in cattedra per dire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Cosa pensa lei dei gay?
Che tutti devono avere la possibilità di vivere come meglio credono, di scegliere da soli il proprio destino. Se le fosse chiesto di impegnarsi nella battaglia per i diritti civili sono certo che non avrebbe alcun timore di farlo. È una persona curiosa di tutto e se vede qualcuno pestare i piedi a un altro non sa stare zitta.
Perché sbandiera di continuo il suo ateismo?
Questo è falso…
Continua in seconda pagina^d
Perché sbandiera di continuo il suo ateismo?
Questo è falso. Lei non sbandiera nulla, è una persona molto discreta. Ma è anche onesta. Se le chiedono di continuo se crede in Dio, cosa dovrebbe rispondere? Per questo la citano sempre come atea e mai, per esempio, per il suo matrimonio, riuscitissimo e celebrato in chiesa, dato che Aldo è molto cattolico e a lei in fondo non costava nulla farlo contento.
Nessun figlio, però.
Non ne hanno voluti. Lei dice che non era portata per il ruolo di genitore. Ma non è vero, perché è sempre stata una mamma per tantissimi cani e gatti.

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Qualcuno ha insinuato un interesse segreto in questa incursione nella musica. Lo stesso Baudo l’ha accusata di voler spingere a tutti i costi “il suo pupillo”.
Una cosa all’opposto del suo modo di pensare. È stato detto di tutto, che era stata lei a propormi la canzone, che è la nonna che non ho mai conosciuto. Quando l’ha saputo la mia vera nonna era indecisa se querelarli o prenderli a borsettate. Ma a Margherita non interessa nulla, e non lo dice per darsi un tono. È abituata ad essere bersagliata, perché è atea, perché non è razzista. Quando mi è venuto in mente di chiederle questa cortesia, visto che erano anni che ci provavo, mi ha solo chiesto se così mi illudevo di farcela. Figuriamoci, le ho detto, ma stavolta potrebbe darsi che almeno mi ascolteranno, che comincerò ad esistere. Ed è vero, no? È scoppiato un putiferio oltre ogni immaginazione. Mi sono perfino ritrovato al fast food dove lavoro dei fotografi che cercavano di cogliermi in flagrante dietro la cassa.
Credi che senza certi escamotage molti giovani nemmeno verrebbero ascoltati?
Una volta al telefono dei discografici mi dissero di non mandare nulla, perché avevano le scrivanie strapiene e cestinavano tutto quello che arrivava. Io li ho ringraziati e ho mandato il cd dentro un cestino per la spazzatura. Visto che viviamo nell’epoca dei cibi precotti, ho proposto la musica precestinata”.
Di quel cd cosa ne è stato?
Credo sia sotto la gamba di un tavolino. Era instabile e aveva bisogno di un sostegno. Però mi chiamarono, perché la cosa li divertì molto, e credo abbiano conservato il cestino, sempre comodo per chi lavora nella musica. D’altronde oggi c’è più gente che vuole cantare rispetto a quanta ce ne sia disposta a comprare i dischi.
Sei andato via di casa a 18 anni. Per il sogno della musica?
Più che altro per il sogno dei miei di liberarsi di me.
Hai esordito giovanissimo con “Il centro delle cose”
Ho cominciato e finito direttamente, perché non ha fatto in tempo a uscire nei negozi. Ma ho pensato di raccogliere le miei migliori canzoni escluse e rifiutate e di inciderle in un cd, dal titolo “Flop – I miei grandi insuccessi”.

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Oltre ai flop, hai però inciso con molti artisti affermati e con la grande Carla Boni, un disco tributo a Rettore, “Clonazioni”. A proposito, siete rimasti amici?
Con Rettore e Rego ci sentiamo ogni tanto ma non posso dire che siamo amici. Con Carla molto di più ma non sono uno che si fa bello con le conoscenze “importanti”.
Per cui, tra un rifiuto e un’eliminazione, ti ritrovi a lavorare in un fast food.
Come se chi fa musica non dovesse pagare l’affitto. A chi dovrei chiedere i soldi? A Margherita? O a Baudo?
Hai fatto anche altri lavori al di fuori dell’ambito musicale?
Li volete sapere tutti? Diciamo solo che mi sono occupato perfino di amministrazione, altra cosa di cui non ho la minima competenza, ancora meno delle stelle. Adesso, oltre al fast food, tengo i cani di chi deve partire e lavoro con i bambini al carcere di Rebibbia.
Hai incontrato altri giovani artisti nelle tue stesse condizioni?
Tantissimi. Alcuni sono riusciti pure ad arrivare a Sanremo, a salire su grandi palchi, ma poi sono spariti, dimenticati…”
Perché?
Limitandomi al mio caso, credo di non essere stato abbastanza bravo, abbastanza fortunato, abbastanza furbo…
Bravura, fortuna, furbizia: le tre doti che servono per affermarsi nella musica?
Forse se avessi le tette…
Beh, molte ragazze dalla grande voce non riescono ad emergere…
In molti casi se non hai la testa nemmeno le tette bastano.

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In questi giorni possiamo finalmente ascoltare in radio “Questo è il mondo”, che hai scritto con la grande scienziata e che Baudo ha promesso che farà ascoltare al Dopofestival. Dal punto di vista musicale sembri in controtendenza.
Cerco di rifarmi agli autori che mi emozionano e che non sono esattamente miei coetanei. I primi dischi che comprai furono: “La voce del padrone”, “Da da da” e “Ballo Ballo”.
Perché?
Perché ero matto già da piccolo e perché il mio universo musicale è racchiuso lì: introspezione, ricerca e baracconaggine, la dimensione più scanzonata. E poi noi bambini andavamo pazzi per la Carrà, questa donna bionda che ballava e sbatteva i capelli a destra e manca.
Fabio Canino ha scritto un bel libro sulla Carrà…
Lo adoro, ho visto anche Fiesta. Anzi, se potesse citarmi…
…e sembra che Raffa abbia comprato tante copie del libro da regalare agli amici per Natale. Anche la Hack finirà per comprare tante copie del tuo disco?
Neanche una. Come direbbe lei: ‘Un mi frega nulla!”
Se stavolta ti andasse bene, come pensi di ringraziarla?
Intanto le ho preso una sessantina di scatolette di cibo per gatti della marca che preferisce. Mi sono presentato a Trieste con un trolley pieno. Era imbarazzata, mi diceva che non avrei dovuto. Quando ho tirato fuori il cd col brano appena inciso, Aldo mi ha detto: «Ma che è sta zozzeria? Non è che dobbiamo pure ascoltarlo?».
Baudo ha detto a Domenica in che farà ascoltare le canzoni dei grandi esclusi al Dopofestival, cominciando proprio dalla vostra.
E io ci andrò senza fiatare. A tutto’oggi comunque non mi ha chiamato nessuno. Sono però sicuro che Baudo, se l’ha detto, lo farà. Non sono però sicuro che Margherita resterà in piedi per vedermi. Spero però che un giorno lei e Baudo si stringano la mano e vengano insieme a cena a casa mia.
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di Flavio Mazzini

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